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Quali sono le categorie di medici a maggior rischio di contenzioso?

09/04/2018

Quali sono le categorie di medici a maggior rischio di contenzioso?

La Legge Gelli ha completamente cambiato il capitolo relativo alla responsabilità professionale del medico, permettendo, e promettendo, una distribuzione meno gravosa del rischio sulle spalle del singolo operatore sanitario. 

I decreti attuativi della Legge 24/2017 sono ancora in fase di elaborazione e chiuderanno finalmente il cerchio sulla materia assicurativa contenuta nell’intervento normativo. Intanto, i medici e le strutture si adeguano alla rinnovata disciplina del “risk management” puntando sulla formazione.

Abbiamo svolto un’indagine sulle categorie di medici che, per la natura della loro specializzazione, sono maggiormente esposte al rischio di contenzioso, analizzando anche come le tutele previste dalla Legge Gelli  mirino a limitare e scoraggiare tutte quelle pratiche ritenute ormai insostenibili e conosciute come “medicina difensiva”.

In particolare emerge che le categorie maggiormente toccate sono oncologi, ortopedici, chirurghi e ginecologi. Medici in prima linea per diagnosi e terapie spesso ad alto rischio, e che più di altri si trovano ad affrontare un potenziale contenzioso legale. Secondo le statistiche, infatti, le specializzazioni maggiormente soggette a denunce per prestazioni diagnostiche sono l’oncologia (19%), l’ortopedia (16,4%), la ginecologia e l’ostetricia (12,4%); per quanto riguarda le terapie spicca ancora l’ortopedia (20,3%), la chirurgia generale (13,4%) la ginecologia e l’ostetricia (12,1%).

A poco più di un anno dall’entrata in vigore della Legge Gelli sulla responsabilità medico-sanitaria, che prevede l’obbligo assicurativo per i medici e per le aziende sanitarie, l’identikit del medico “prudente” delineato a partire dai dati di AmTrust Europe, ci dice che i camici bianchi che più spesso hanno stipulato un’assicurazione sanitaria sono uomini (57%), del Nord d’Italia (43,4%), di età compresa tra i 50 e i 59 anni. La formazione si conferma elemento chiave della norma che regola la responsabilità professionale in ambito sanitario. Il professionista che è in regola con l’obbligo formativo, infatti, ha dalla sua una certificazione di aggiornamento che permette di ottenere anche un maggior credito da parte dell’assicurazione.

L’ambito assicurativo è centrale soprattutto per le specializzazioni mediche più a rischio contenzioso, ma la prevenzione dell’errore in Sanità passa senza dubbio per la formazione in materia di risk management. L’impennata nella fruizione di corsi in questo ambito, da parte di medici e strutture sanitarie, ne è la dimostrazione lampante.

«La formazione riveste un ruolo centrale nel dettato normativo della legge 24/2017 – sottolinea Paola Frati, professore ordinario di Medicina legale presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e responsabile scientifico del corso FAD “Il rischio clinico e l’attuazione delle Legge Gelli” del provider Ecm 2506 Sanità in-Formazione.

«È lo stesso articolo 3 – spiega la professoressa Frati – a prevedere l’individuazione di idonee misure per la prevenzione e la gestione dell’errore sanitario e il monitoraggio delle buone pratiche per la sicurezza delle cure, nonché per la formazione e l’aggiornamento del personale esercente le professioni sanitarie. Legare il momento fondamentale della prevenzione dell’errore sanitario – conclude – con quello di una adeguata e continua formazione dell’esercente la professione sanitaria è uno snodo centrale della nuova legge».