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Quota 100, cosa cambia in sanità

21/03/2019

Quota 100, cosa cambia in sanità

Quota 100 è un argomento che sta interessando molto il mondo medico e sanitario. Non solo perché il decreto prevede modifiche all’attuale assetto lavorativo dei singoli professionisti, ma anche perché sono diverse le voci allarmate che sostengono che un provvedimento come questo comporterà non poche difficoltà a tutto il Ssn, sia in termini di turnover che di turni massacranti.

Uno studio condotto dal sindacato Anaao-Assomed mette nero su bianco le criticità a cui potrebbe andare incontro il Sistema sanitario nazionale nei prossimi anni per effetto proprio di Quota 100 che permette di anticipare il pensionamento.

Dall’analisi si evince che la gran parte delle specialità analizzate andranno in deficit, rischiando di impoverire la qualità dei servizi offerti dal Ssn. In tutte le regioni italiane risulta evidente, secondo lo studio, una carenza di medici anestesisti e rianimatori, chirurghi generali, internisti e cardiologi, ma anche di ginecologi, psichiatri e ortopedici. Le specialità per la quali la programmazione risulta più deficitaria, rispetto alle necessità determinate dall’entrata in vigore delle nuove modalità previdenziali, sono tuttavia la medicina d’emergenza urgenza e la pediatria, carenti sostanzialmente in tutte le regioni considerate. Le carenze più elevate si osservano in Piemonte e Lombardia al Nord (rispettivamente 2004 e 1921), Toscana al Centro (1793 medici), Puglia, Calabria e Sicilia al Sud e Isole (rispettivamente 1686, 1410 e 2251). Nessuna regione, con l’eccezione del Lazio (ma non in tutte le discipline), sarà in grado di soddisfare il disavanzo netto determinato dalla fuoriuscita di specialisti, accelerata dall’entrata in vigore di Quota 100.

«Quota 100 rischia di mettere in ginocchio il servizio sanitario nazionale con ripercussioni gravissime sull’assistenza dei cittadini italiani», sostengono la vicepresidente della Commissione Affari sociali della Camera, Michela Rostan e il capogruppo alla Camera di Liberi e Uguali, Federico Fornaro. Secondo le stime sarebbero infatti 41mila i professionisti del Ssn attualmente in servizio pronte ad aderire. «Un esodo insostenibile per il nostro Paese – spiegano i due deputati di LeU – , in assenza di misure per l’immediata sostituzione di chi ha scelto di approfittare della possibilità di andare subito in pensione».

Il problema non riguarderebbe però soltanto medici, infermieri, tecnici e dirigenti, ma anche il settore veterinario: «La sanità pubblica veterinaria italiana, in assenza di interventi urgenti, rischia il collasso per mancanza di personale veterinario nei Dipartimenti di prevenzione delle ASL e negli IZS», ha spiegato il SIVeMP (Sindacato Italiano Veterinari Medicina Pubblica), in una nota stampa. «Secondo l’indagine – continua il comunicato –, a fine 2018 hanno raggiunto quota 100 1.224 medici veterinari, su 5.312 in organico nel Ssn (dato 2016, in calo costante considerato il blocco del turn over in atto da 10 anni). Ipotizzando che di questi il 25% aderisca all’opzione, ci troveremmo davanti alla perdita di un 5,76% di medici veterinari che uscirà dal sistema nel breve termine».

Meno pessimista il Segretario nazionale dell’Ugl Sanità, Gianluca Giuliano, soddisfatto di due emendamenti al decreto su Quota 100: «Il primo, l’emendamento 14-bis, permetterà alle aziende e agli enti di procedere all’assunzione di nuovo personale tenendo conto dei pensionamenti in corso d’anno. Il secondo emendamento, il 14-tris, che reputiamo parimenti positivo, ridurrà i tempi di accesso alla PA nel triennio 2019-2021 per le procedure concorsuali, con le assunzioni che ne conseguiranno che potranno essere effettuate senza lo svolgimento della procedura di mobilità. Dei segnali che accogliamo positivamente, che, se non risolvono del tutto i problemi atavici del nostro Ssn, quantomeno tracciano un sentiero che sembra procedere nella direzione giusta. Il prossimo passo, per quanto ci riguarda, sarà quello di continuare a batterci per ottenere l’ampliamento e il rafforzamento di tutte le strutture ospedaliere che oggi sono in sofferenza ed in carenza di personale, ben consci che troppi sacrifici sono già stati chiesti a tutte le lavoratrici e ai lavoratori della Sanità».

Tutto sotto controllo invece per Claudio Durigon, sottosegretario della Lega alle politiche del lavoro: «Noi siamo abituati ad un problema di esuberi, qui c’è la problematica contraria: trovare nuovi posti di lavoro nel più breve tempo possibile. Noi su questo stiamo già lavorando».