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Il dolore “normale” del ciclo, ovvero cos’è l’endometriosi e perché è così difficile diagnosticarla

24/03/2021

Il dolore “normale” del ciclo, ovvero cos’è l’endometriosi e perché è così difficile diagnosticarla

Contributo scritto dal Dottor Alessandro Cavaliere, Medico di Chirurgia, Ginecologia ed Ostetricia all’Università di Roma Tor Vergata e responsabile scientifico del Corso ECM “Endometriosi: conoscerla per capirla. natura, caratteristiche, classificazione e impatto sulla donna“.


Esistono due diverse forme di paura. A prima vista, nella loro estrinsecazione più manifesta possono sembrare simili come fossero sorelle. Per fortuna però la diagnostica in campo genetico sull’accertamento della genitorialità ha basi ben più certe di quella dell’endometriosi e nonostante la sua proverbiale saggezza, il modus operandi di Re Salomone è oggi solo storia.
Pertanto, a una analisi più scientifica scopriamo che la prima è figlia della coscienza e della conoscenza e cammina in parallelo con il nostro istinto primordiale di conservazione. È la paura che dobbiamo avere, e imparare a gestire, perché è quella che ci salva la vita. In pratica, «dando per assodato che se non so volare avrò paura di lanciarmi nel vuoto».
La seconda forma di paura, invece, la scopriamo figlia di un’altra madre, vale a dire l’inesperienza che pericolosamente può sfociare in scarsa conoscenza e che questa volta può marciare in direzione opposta al nostro istinto primordiale di sopravvivenza, mettendoci in pericolo. In sostanza, «ho paura di ciò che non conosco o peggio, non ho paura perché non conosco».

Tra le due forme di paura risulta chiara la discriminante: la conoscenza. La conoscenza per impossessarsi della prima forma e non cadere nelle trappole generate dalla seconda. Questi semplici giochi di parole trovano in realtà un riscontro empirico nell’esperienza ambulatoriale che chi scrive ha maturato in questi anni.

Risulta sempre estremamente difficile trovare i termini e dare le motivazioni giuste a una paziente quando si è costretti a metterla di fronte a una diagnosi quantomeno inaspettata e del tutto ignota nel nome e nella sostanza.

Le domande confuse e addirittura bizzarre che talvolta vengono poste e che potrebbero addirittura scatenare ilarità, in realtà non fanno ridere affatto perché sono lo specchio di un fallimento della classe medica nell’educazione alla prevenzione e a non avere paura di un nuovo nemico che fino a poco tempo fa non sapeva neanche che esistesse. Semplicemente perché, in fondo, «è normale provare dolore durante il ciclo». Ecco, questo è quello che bisogna assolutamente evitare e che non dovrebbe più accadere negli ambulatori.

Ritornando al concetto di paura, assistere al passaggio repentino dalla mancanza di paura per qualcosa che non si conosceva ancora ma che sarebbe stato meglio conoscere, alla paura incondizionata per qualcosa che, si scopre all’improvviso, può aver arrecato danni, oggi non è più accettabile.

Sta a noi medici fornire le basi per capire, e sta ai pazienti compiere lo sforzo di conoscere.
Infatti, la situazione cambia completamente quando si valuta una paziente che sa già di cosa si parla o che magari, addirittura, è venuta in ambulatorio proprio per escludere l’endometriosi.
Ma quanto spesso avviene? Purtroppo ancora troppo di rado, generalmente solo quando in famiglia o tra amici e conoscenti si viene a diretto contatto con una persona che ha l’endometriosi. Di lì la conoscenza del problema, la consapevolezza, la paura «sana» di poter trascurare un qualcosa che può danneggiare la salute. In casi come questi, qualsiasi sarà la diagnosi sarà un dialogo affrontato con maggior chiarezza e serenità e con un miglior risultato finale, che spesso evita panico inutile o quella classica spasmodica richiesta di consulenza a Internet, al «Dott. Google».

Da quanto detto, dunque, la conoscenza e la consapevolezza del problema giocano un ruolo chiave nel primo approccio all’endometriosi. Ma se questo approccio consapevole è valido per il paziente, lo è ancor di più per tutti noi medici, in special modo per quelli che possono venire a contatto con la patologia endometriosica più di rado perché, come vedremo in seguito, l’endometriosi può interessare anche altri organi o apparati.

È notorio che se una paziente arriva in ambulatorio con dolore pelvico-addominale, il ginecologo penserà alla cisti ovarica, l’urologo al calcolo renale, il chirurgo al diverticolo il gastroenterologo alla calcolosi biliare, l’ortopedico alla displasia dell’anca. Si tratta in ognuno di questi casi di normale deformazione professionale. Tuttavia questo e-book, messo a punto da Consulcesi Club, in partnership con il Provider Sanità In-Formazione in occasione di marzo, il mese per la consapevolezza dell’endometriosi, è pensato proprio per ricordare a tutti i colleghi, anche di altre branche della medicina, di porre sempre in diagnosi differenziale l’endometriosi perché i numeri lo chiedono e perché si può cambiare la storia clinica di una paziente con una diagnosi precoce. È pertanto fondamentale fare, ora, qualcosa di concreto per accrescere questa conoscenza.