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Aborto spontaneo: molto sottovalutato, riguarda una donna su 4 e una gravidanza su 7

27/07/2021

Aborto spontaneo: molto sottovalutato, riguarda una donna su 4 e una gravidanza su 7

Editoriale di Virginia Rasi, medico, assistente ricercatore presso University College of London (UCL)


L’aborto spontaneo viene definito dalla legge italiana come l’interruzione della gravidanza entro il 180° giorno completo di amenorrea (equivalente a 25 settimane e 5 giorni).

 

Nella stragrande maggioranza dei casi, però, si verifica nel corso del primo trimestre, ovvero entro le prime 12 settimane dall’ultima mestruazione.

 

Etiologicamente circa il 60% degli aborti spontanei è causato da anomalie cromosomiche, pertanto l’età materna rappresenta un importante predittore del rischio di aborto e, secondo un recente studio Norvegese, il rischio cresce quasi linearmente dopo i 30 anni, raggiungendo il 54% in donne con età superiore a 45 anni. Altri fattori di rischio noti sono le anomalie a carico dell’utero (es. fibromi), disordini endocrini (es. ipotiroidismo subclinico) ed autoimmunitari (es. anticorpi anti-tiroide) e lo stile di vita (es. fumo, alcol).

 

Nell’immaginario collettivo l’aborto spontaneo è un evento raro “che può capitare”. In realtà si stima che 1 donna su 4 ed una gravidanza su sette, a livello globale, si concluderà con un aborto. In Italia, secondo l’Istat, sono almeno il 15 e fino al 30% delle gravidanze a terminare in aborto spontaneo.
Tuttavia queste sono delle sottostime dovute ad una serie di fattori che includono:  l’aborto silente, definito come un aborto privo di sintomi molto precoce, a volte scambiato per abbondante e ritardata mestruazione; l’alto numero di gravidanze non programmate, quindi la mancanza di contatto con strutture prenatali e quindi la mancata segnalazione dell’evento.

 

Pertanto l’aborto spontaneo è un problema ampiamente sottovalutato, con la conseguenza di una mancata o di una ritardata consultazione degli specialisti, il che preclude una tempestiva diagnosi e la possibilità di intraprendere un percorso terapeutico adeguato.

 

Solo negli ultimi anni, grazie a voci coraggiose di personaggi pubblici (Michelle Obama, Meghan Markle e Chrissy Teigen per citarne alcune) ed al crescere esponenziale dell’utilizzo di social come luoghi di condivisione, di fatto è emerso come perdere una gravidanza sia ancora un tabù, avvolto da miti e false credenze. Recentemente la rinomata rivista The Lancet ha infatti dedicato una serie di articoli all’aborto spontaneo intitolato “Miscarriage Matters” (L’Aborto Spontaneo è Importante), ponendo l’accento sull’importanza di offrire un adeguato supporto emotivo e psicologico, considerata la frequente concomitanza di sintomi depressivo-ansiosi e del Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) legati all’aborto spontaneo. Questi disturbi sono stati riscontrati complessivamente in oltre il 30% delle oltre 500 donne osservate in uno studio prospettico di coorte.

 

Raccogliere questi dati sarebbe quindi di fondamentale importanza per poter migliorare le cure, prevenire e/o trattare gli aborti dovuti a cause identificabili, e quindi modificabili, e consentire infine di sviluppare adeguate policy di gestione clinica e di supporto alla donna ed alla coppia.

 

Bibliografia

Magnus 2019  https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30894356
ISTAT 2018 https://www.istat.it/it/files/2018/03/La-salute-riproduttiva-della-donna.pdf
Lancet 2021 https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-67362100682-6/fulltext