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Medici di famiglia: il TAR annulla l’obbligo sull’assistenza domiciliare ai malati Covid-19

01/12/2020

Medici di famiglia: il TAR annulla l’obbligo sull’assistenza domiciliare ai malati Covid-19

Le polemiche delle scorse settimane relative ai tamponi a carico dei medici di base ancora non accennano a placarsi, ma all’orizzonte già si prospettano nuove problematiche per le quali si è reso necessario l’intervento degli organi giudiziari.

 

Il TAR Lazio con la sentenza 11991/20 del 16/11 ha chiarito il perimetro delle attività di questi professionisti che nell’era del Covid-19 sembrano essere diventati la soluzione a tutte le esigenze del SSN. Il Tribunale infatti, si è espresso in relazione alla questione dell’obbligo dei medici di base di fornire assistenza domiciliare ai pazienti Covid.

 

Lo SMI impugna i provvedimenti sull’assistenza a domicilio

Lo SMI (sigla sindacale che peraltro non aveva aderito all’accordo relativo ai tamponi) ha impugnato una serie di provvedimenti regionali, sostenendo che, che per legge (art. 8 D.L. n. 14/2020 ed art. 4-bis D.L. n. 18/2020), il compito di assistere a domicilio i contagiati Covid dovrebbe spettare soltanto alle neocostituite Unità Speciali di Continuità Assistenziale. La motivazione è legata al fatto che i MMG verrebbero in questo modo investiti di un compito estraneo al loro ruolo, che è quello di prestare l’assistenza ordinaria. Molti pazienti non-Covid infatti hanno patologie anche molto gravi che necessitano di essere seguite e in questo momento più che mai il ruolo di prevenzione del medico di base è fondamentale per loro, visto che molto spesso le strutture sanitarie fanno fatica a curare anche queste tipologie di pazienti.

 

Il TAR Lazio accoglie il ricorso dello SMI

La motivazione con cui il Tar Lazio ha accolto il ricorso è assolutamente in linea con quanto sostenuto dallo SMI: «al fine di consentire al medico di medicina generale o al pediatra di libera scelta o al medico di continuità assistenziale di garantire l’attività assistenziale ordinaria, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano istituiscono, entro dieci giorni dall’entrata in vigore del presente decreto, presso una sede di continuità assistenziale già esistente una unità speciale ogni 50.000 abitanti per la gestione domiciliare dei pazienti affetti da COVID-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero (…)».

 

Avendo previsto che le Regioni devono costituire una unità speciale per la gestione domiciliare dei pazienti affetti da COVID-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero, di conseguenza è illegittima l’attribuzione di tale compito ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta che invece dovrebbero occuparsi soltanto dell’assistenza domiciliare ordinaria (non-Covid).

 

Prospettive future

È evidente che la situazione emergenziale in corso sta complicando delle dinamiche che già da tempo forse dovevano essere riviste. È necessario curare i pazienti Covid nel migliore dei modi, ma anche continuare a fornire le cure a tutti gli altri e continuare a portare avanti l’attività di prevenzione, che riduce il carico di lavoro per le strutture sanitarie già al collasso. Quando questo sarà finito, tutti potranno riprendere fiato e razionalizzare occorre un cambio di rotta che rivaluti il ruolo del medico di base economicamente, a partire dalla fase formativa, e professionalmente.

 

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