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Medici specialisti, attesi altri 4.000 ricorsi

Medici specialisti, attesi altri 4.000 ricorsi

Consegnati 2 milioni di euro a 66 camici bianchi

L’ASL rischia di dover pagare altri risarcimenti

La prima parte di una lunga battaglia si è chiusa. In Liguria potenzialmente ci potranno essere fra i 3.500 e i 4.500 nuovi ricorsi. Sta per iniziare una seconda partita” spiega Enrico Bartolini, presidente dell’Ordine dei Medici di Genova. Nella giornata di ieri sono stati consegnati, come risarcimento, assegni per un totale di 2 milioni di euro a 66 medici liguri che hanno frequentato le scuole di specializzazione post-laurea, ma a cui lo Stato italiano non ha riconosciuto la borsa di studio prevista dalle direttive europee. Una cifra che fotografa un successo ottenuto dopo tre anni di battaglie legali in Liguria, più di dieci in tutta Italia, e che potrebbe creare un effetto domino, portando migliaia di medici a intraprendere la strada legale per vedere riconosciuto un loro diritto. Un nuovo fiume di ricorsi che si appresta a rompere gli argini.

I tribunali di tutta Italia, compreso quello di Genova, continuano a dar ragione ai camici bianchi a cui è stata negata la borsa di studio durante la scuola post laurea tra il 1982 e il 2006 – spiega Sara Saurini, avvocato responsabile dell’ area legale di Consulcesi – il caso ligure è arrivato a un punto di svolta. Su scala nazionale si prevede che lo Stato, nei prossimi anni, possa arrivare a risarcire oltre 4 miliardi dii euro“.

Il popolo degli ex specializzandi è uno spaccato umano e sociale fatto di sacrifici economici, di rinunce e di mancanza di tutele. E tutto questo nonostante orari di lavoro che potavano anche superare le dieci ore giornaliere. Un caso emblematico è quello di Italo Francesco Borini, chirurgo, 58 anni, che dopo due specializzazioni, una all’ospedale San Martino e l’altra all’ Istituto Gaslini, è emigrato all’estero, rendendosi subito conto della differenza di trattamento.

Dopo anni e anni di specializzazioni non retribuite in Italia, sono andato in Francia, in Belgio e anche in America – racconta con amarezza Borini – mi sono sentito un medico si serie b, constatando sin da subito il solco che ci differenzia dalle normativa degli altri Paesi. All’estero, per le specializzazioni, ci sono compensi, orari e mansioni precise, questo è uno dei motivi per cui tantissimi giovani si specializzano, ancora oggi, fuori dai confini italiani. Questo risarcimento è una piccola grande vittoria“.

Anche Emilia Cannata, pediatra, ricorda quegli anni di sacrifici e abnegazione. “Negli anni ’80 ho seguito due corsi di specializzazione, passando otto anni al Gaslini – racconta Cannata – per farlo mi sono trasferita da Savona a Genova, prendendo una casa in affitto. Lavoravamo senza ricevere compensi, turni anche da dodici ore al giorno, con le stesse mansioni e responsabilità di un assistente regolarmente pagato. Per provare a racimolare qualche soldo diventai guardia medica. Poi a 29 anni sono rimasta incinta, mi stavo specializzando presso il reparto di malattie infettive e dall’ospedale mi dissero: << non hai copertura assicurativa, per evitare infezioni è meglio se per un po’ resti a casa”>>. Ecco le condizioni in cui operavamo. Il risarcimento ottenuto, finalmente, mi fa pensare a quegli anni con meno amarezza.”