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Specializzazioni. La lunga marcia dei 50mila medici in causa con lo Stato

Specializzazioni. La lunga marcia dei 50mila medici in causa con lo Stato

Ci sono voluti circa 15 anni, ma alla fine hanno avuto ragione loro: i 50mila medici che hanno deciso di fare causa allo Stato italiano per il mancato pagamento delle borse di studio per la specializzazione, tramite Consulcesi (realtà di tutela dei diritti medici), stanno finalmente vedendo valere le loro ragioni, ottenendo, con qualche anno di ritardo, il giusto riconoscimento economico.

Oggi a Milano sono stati consegnati 3 milioni di euro (fino a 70 mila euro a medico) a una cinquantina di medici come rimborso per gli anni di specializzazione universitaria in medicina. Una somma riconosciuta ai camici bianchi che durante la scuola post laurea non hanno ricevuto dallo Stato italiano il giusto compenso previsto dalle normative europee.

“Questa corsa a tappe sta finalmente arrivando alla fine – commenta Massimo Tortorella, presidente onorario di Consulcesi – Dopo la recente sentenza del Tribunale di Roma, che ha riconosciuto 14 milioni di euro già in primo grado, oggi siamo a Milano per restituire direttamente ai medici altri 3 milioni”. Ma visto che ormai “quasi ogni giorno stanno finalmente arrivando i pagamenti dalla Banca d’Italia e dai ministeri coinvolti”, a breve ci saranno altre consegne di assegni. Sono infatti già previste Palermo, Napoli e Roma.

A dare il via a questa lunga battaglia legale è stato il mancato rispetto delle regole comunitarie nei tempi previsti. Lo Stato italiano, infatti, ha recepito la direttiva europea 87/76 CEE del 1982, che imponeva un giusto compenso per gli specializzandi, solo nove anni dopo. Il che ha determinato la mancata erogazione delle borse di studio stabilite dalla norma ai medici che hanno frequentato le scuole di specializzazione tra il 1982 e il 1991, creando un imponente contenzioso nei vari tribunali italiani. Negli ultimi anni si è aperto anche un secondo fronte giudiziario: a chi si è iscritto tra il 1994 e il 2006 sono state erogate sì le borse di studio, ma senza il pagamento degli oneri previdenziali e della copertura assicurativa dei rischi professionali e degli infortuni.

In totale, secondo una stima che riguarda solo i medici Consulcesi, l’inadempienza alle normative europee rischia di comportare un esborso totale di 4 miliardi di euro per le casse dello Stato. Si calcola che soltanto in Lombardia questo diritto sia stato negato ad altri 6 mila camici bianchi. Soddisfatti i medici che hanno ricevuto oggi l’assegno. “Il mio assegno è di 38mila euro – racconta Ezio Corbellini, chirurgo vascolare della provincia di Sondrio – e anche se la mia causa è iniziata nel ’98, sono comunque soddisfatto che questo percorso sia arrivato alla fine. Sembrava una causa persa all’inizio, e anche se ora ho 56 anni e ricevo quasi alla pensione soldi che mi spettavano all’inizio della mia carriera, sono contento di avere ottenuto qualcosa. Era una questione di principio”.

L’iniziativa di Milano, continua Tortorella, “ha anche l’obiettivo di mantenere alta l’attenzione nei confronti del tema dei diritti di chi ha scelto una professione impegnativa, che richiede molto sacrificio, spesso sotto attacco. Consulcesi, forte dei risultati ottenuti soprattutto negli ultimi anni, che hanno permesso di recuperare oltre 327 milioni di euro in favore dei medici, va avanti. Solo nella prima metà del 2013 abbiamo promosso altre tre azioni legali collettive e stipulato accordi con gli ordini dei medici di varie province italiane per favorire l’adesione dei loro iscritti alle cause”.

Lo Stato comunque sta prendendo ormai coscienza del problema, tanto che alcuni senatori, tra cui Luigi D’Ambrosio Lettieri, lo scorso luglio, hanno presentato un disegno di legge che prevede un rimborso forfettario di 13 mila euro per ciascun anno di frequenza della scuola di specializzazione in medicina (a.a. 1982/1983-1990/1991), ai medici che avranno presentato domanda presso le sedi giudiziarie competenti.

Oltre a queste due vertenze, ce n’è anche un’altra, che riguarda invece la mancata applicazione della direttiva europea sulla libera circolazione dei professionisti in Europa. In questo caso la richiesta è recuperare gli interessi e avere un indennizzo al danno d’immagine ricevuto dalla professione sanitaria, visto che i medici italiani non potevano di fatto esercitare fuori dal loro Stato, contrariamente a quanto stabilito dalla direttiva, recepita in Italia. “Ma non ci fermiamo qui – conclude Tortorella – stiamo per far partire un’altra causa collettiva, con qualche centinaio di medici, questa volta sul numero chiuso per l’accesso alla facoltà di medicina. Il sistema va rivisto, sia sul fronte delle graduatorie che delle valutazioni, che devono essere più immediate. Molti ragazzi, poiché i risultati arrivano in ritardo, sono costretti a iscriversi nelle more in un’altra facoltà, pagando doppie iscrizioni. Diciamo che tutta la ‘filiera’ della medicina va riorganizzata, a partire dall’iscrizione all’università”.

Per conoscere la propria posizione e quantificare il reale rimborso potenziale nel caso specifico ogni medico può chiamare gratuitamente il numero verde e ricevere tutte le informazioni necessarie.