Importante vittoria per i diritti degli infermieri: il Tribunale di Ancona ha condannato l’Azienda sanitaria territoriale (Ast) per aver negato i buoni pasto ai professionisti che, dal 2014 al 2023, avevano lavorato turni oltre le sei ore senza ricevere né un pasto né un’indennità sostitutiva. La causa vinta dai lavoratori rappresenta una svolta nella tutela delle condizioni lavorative del personale sanitario.
La sentenza sui buoni pasto: diritti violati per anni
La vicenda giudiziaria ha riguardato infermieri che, per ben nove anni, hanno garantito la propria presenza in corsia con turni massacranti, spesso ben oltre il limite delle sei ore consecutive previsto dal contratto nazionale. Eppure, nonostante l’impegno e l’assenza di un servizio mensa, i buoni pasto sanitari sono stati sistematicamente negati.
Il verdetto: risarcimento e spese legali
La sentenza sui buoni pasto è chiara: ogni infermiere ha diritto al buono se lavora più di sei ore consecutive, anche in assenza del servizio mensa. Il tribunale ha stabilito il pagamento delle somme arretrate a partire da giugno 2019, includendo interessi, rivalutazione monetaria e 2.259 euro di spese legali per ogni lavoratore coinvolto. Un verdetto che potrebbe fare giurisprudenza e aprire la strada ad altri ricorsi simili in tutta Italia.
Un messaggio forte alle aziende sanitarie
Questa causa vinta non rappresenta solo un rimborso economico, ma un segnale forte a tutte le aziende sanitarie: i diritti degli infermieri non sono un favore, ma norme contrattuali vincolanti. La decisione del giudice rafforza la consapevolezza che il personale sanitario non può essere lasciato solo ad affrontare turni estenuanti, carichi di lavoro insostenibili e condizioni operative inadeguate.
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Buoni pasto e rispetto del contratto
Il nodo centrale della vicenda è l’applicazione corretta del contratto collettivo nazionale, che prevede esplicitamente l’erogazione di buoni pasto o di un’indennità sostitutiva nei casi di turni superiori alle sei ore. Questa sentenza sui buoni pasto chiarisce che il mancato rispetto di tale clausola rappresenta una violazione grave dei diritti dei lavoratori. Con questa causa vinta dagli infermieri, si accende un faro sulle condizioni di lavoro nel settore sanitario. Il riconoscimento del diritto ai buoni pasto è un passo importante verso una maggiore tutela del personale, ma evidenzia anche la necessità di un impegno strutturale per garantire dignità e rispetto a chi opera quotidianamente per la salute pubblica.
Infermieri in prima linea: carichi di lavoro e diritti troppo spesso ignorati
Questa sentenza riporta al centro dell’attenzione pubblica una realtà troppo spesso sottovalutata: il peso crescente che grava sulle spalle degli infermieri, veri e propri pilastri del sistema sanitario nazionale. Oltre ai turni prolungati, molti di loro affrontano quotidianamente situazioni di emergenza, carenza di personale, riduzione dei servizi di supporto e ritmi insostenibili. La pandemia da Covid-19 ha ulteriormente amplificato queste criticità, mettendo in evidenza l’indispensabilità della figura infermieristica ma, allo stesso tempo, lasciando irrisolte numerose problematiche strutturali. Il mancato riconoscimento di diritti basilari, come quello ai buoni pasto sanitari, è il sintomo di una più ampia disattenzione verso la tutela della professione. La causa vinta ad Ancona rappresenta perciò non solo un risarcimento economico, ma anche una rivendicazione simbolica e collettiva di dignità, professionalità e rispetto.