Con sentenza del 21 febbraio 2023, la Corte di Cassazione sezione penale, nella sent. n. 20943 ha statuito che:
Risponde di omicidio colposo il medico specialista che, rilasciando il certificato di idoneità sportiva agonistica con validità annuale, attesti con superficiale diagnosi l'idoneità alla pratica sportiva agonistica di un atleta, in seguito deceduto nel corso di un allenamento a causa di una patologia cardiologica, ciò sia per l'automatica ammissione del soggetto all'attività sportiva, incompatibile con la sua situazione clinica, sia per essere razionalmente altamente credibile che la sua morte sarebbe stata evitata, se non avesse svolto l'allenamento.
Si tratta di un principio che è stato ribadito anche in precedenza ed ha a che fare con la specializzazione medica che si esercita. Anche le sentenze della Cass. pen. sez. IV, 05/06/2009, n. 38154 e Cass. pen. sez. IV, 09/03/2009, n. 18981 erano state molto attente nel ribadire il principio di omicidio colposo ex art. 589 c.p. che, in ambito sanitario, può essere ascrivibile alla colpa medica.
Il cardiologo come specialista sportivo
Nel caso che stiamo esaminando, il medico con specializzazione in cardiologia diventa uno specialista medico sportivo, in grado di certificare se il paziente è idoneo a praticare attività sportiva a livello agonistico.
Quali sono le responsabilità del medico sportivo?
Il medico sportivo è un medico responsabile dei controlli sanitari legati allo sport praticato. Ogni sport, infatti, prevede determinati standard sanitari minimi che devono essere valutati e seguiti. La valutazione del medico deve quindi avvenire caso per caso, in base alla disciplina che prevede l’emissione o meno del certificato. Nel 2013 il Ministero della Salute ha regolamentato il delicato settore della medicina dello sport, abolendo l'obbligo di presentazione del certificato di buona salute per chi desidera praticare sport motoristici e attività ricreative.
Devono invece essere muniti di certificazione medica, redatta e sottoscritta da uno specialista, coloro che, invece, svolgono attività caratteristiche dell’agonismo sportivo.
La responsabilità professionale dello specialista h3
La modifica legislativa ha richiamato l'attenzione sulla responsabilità professionale degli esperti e degli specialisti in medicina dello sport che, in base alla loro specialità (cardiologia, ortopedia, radiologia, ecc.), collaborano con istituti che forniscono servizi sportivi.
Dunque, se per chi frequenta la palestra assiduamente senza appartenere ad alcuna associazione sportiva, può essere necessario soltanto il certificato redatto dal medico di medicina generale o di famiglia; per coloro che svolgono attività sportiva a livello agonistico, invece, è fondamentale ottenere la certificazione dello specialista.
Cosa deve attestare lo specialista?
Unitamente al certificato di idoneità, il professionista dovrà essere in grado di valutare in maniera positiva le condizioni dell’atleta, certificando che non ha controindicazioni alla pratica sportiva. Il regolamento del Ministero della Salute del 2013definisce anche le attività che richiedono un'attività cardiovascolare speciale ed elevata e in tal caso sono necessari determinati controlli, dai quali si devono ottenere determinati parametri attestanti la buona salute dell’atleta. Sulla base dell'esame sanitario, il medico dovrà accertarsi che il soggetto non abbia controindicazioni per attività sportive o che comportino molta attività cardiovascolare, come precisato al punto 4 del regolamento del Ministero del 2013. Come per le attività non competitive, il certificato ha validità di un anno dalla data di rilascio.
Il regolamento del ministero, infine, definisce l'attività agonistica “con continuità, sistematicità ed esclusivamente nelle forme organizzate dalle federazioni sportive nazionali, dagli enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI e dal Ministero dell'Istruzione”. Lo scopo delle suddette attività è la prestazione atletica di alto livello.
È per questo motivo che il certificato è strettamente personale e deve contenere i dati dell'atleta e le informazioni relative alle visite medico sportive effettuate. Si tratta di un documento necessario rilasciato dai centri di medicina dello sport ASL o da soggetti riconosciuti in occasione della prima visita dal medico sportivo per l'attività agonistica e ogni atleta deve poterlo esibire alle visite di medicina dello sport. Per le attività agonistiche dove è richiesta l’iscrizione alla società sportiva da parte dell'atleta i certificati di idoneità possono essere rilasciati solo da specialisti di medicina dello sport presso centri nazionali o privati accreditati in base ai requisiti regionali.
Anche in questi casi, in capo allo specialista corre l’obbligo di informare il paziente sui rischi che corre praticando attività sportiva è, nell’esercizio di questa valutazione, è richiesta massima diligenza.
Lo specialista, infatti, in questi casi interviene come garante della protezione e del controllo della salute degli atleti e può rispondere ex artt. 2043 c.c. e 2236 c.c..
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La responsabilità del cardiologo secondo le ultime pronunce della Corte di Cassazione
Nel caso di specie, la Corte di Cassazione ha respinto la tesi difensiva, secondo la quale non era dimostrabile il nesso causale tra la condotta superficiale del cardiologo e la morte dell’atleta. Respingendola, i Giudici sono andati oltre. In particolare, hanno sottolineato che, alla luce degli elementi diagnostici e dell’autopsia che indicano definitivamente un'ischemia miocardica inducibile e aritmie ventricolari complesse, il medico avrebbe dovuto astenersi dal rilasciare un certificato di idoneità all'attività sportiva agonistica basato sui parametri dei protocolli, come tra l’altro sottolineato dai risultati dell'ECG. Lo specialista avrebbe dovuto consigliare l’esecuzione di esami strumentali più approfonditi rispetto ad un semplice ecocardiogramma.
La morte dell'atleta per arresto cardiaco improvviso durante l'attività sportiva è stata quindi dovuta alla scarsa ossigenazione da parte del tessuto muscolare cardiaco - conseguente ad un'ischemia miocardica non diagnosticata - aggravata dal superamento di un certo limite di sforzo fisico che ha innescato aritmie ventricolari maligne.
Il principio espresso la Suprema Corte ha riguardato, quindi, il ribadire il principio della massima diligenza richiesta allo specialista tramite l’affermazione che il cardiologo in questione avrebbe compiuto una valutazione sommaria dello stato di salute dell’atleta, non individuando la malattia coronarica.
La mancata richiesta di esami più esaustivi che avrebbero evitato l'elevata probabilità di morte, nono sono stati prescritti né consigliati e l’evento infausto avrebbe potuto e dovuto essere evitato dal diligente e ponderato comportamento professionale del medico specialista, il quale dovrà dunque rispondere di negligenza e imperizia alla base dell’omicidio colposo per gli eventi eziologicamente incisivi sul determinismo dell'evento mortale.
Come si tutela in tal caso lo specialista?
Da medico specialista, il professionista sanitario avrà certamente sottoscritto una polizza assicurativa adeguata, che egli consentirà di affrontare – per quanto possibile – in maniera più serena un evento di questo tipo; sarà in grado di farsi assistere da un avvocato specializzato. Ma questi possono indicarsi come tutele postume. In via preventiva, invece, il medico deve essere consapevole dei rischi che corre nell’esercizio della propria professione e utilizzare la massima diligenza richiesta, seguendo alla lettera le linee guida ministeriali.