Scabbia, allarme in Italia: +750% di casi dal 2020

Un’infezione sottovalutata che torna a colpire, complici affollamento, turismo e farmaco-resistenza

Sommario

  1. Che cos'è la scabbia e come si trasmette
  2. Chi è più a rischio e come riconoscere i sintomi
  3. Cosa fare in caso di sospetto e come intervenire

Secondo i dati diffusi dalla SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse), in Italia i focolai di scabbia sono aumentati fino al 750% tra il 2020 e il 2023, in particolare in Emilia-Romagna e Lazio.

Il fenomeno è legato a diversi fattori: la fine delle restrizioni pandemiche ha riportato in auge il turismo di massa, con conseguente aumento delle occasioni di contatto ravvicinato. Inoltre, la crescente resistenza dell’acaro alla permetrina, farmaco standard per il trattamento, ne ha ridotto l’efficacia.

Un ulteriore problema è di natura economica: molti trattamenti non sono rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale e il costo può superare i 100 euro, scoraggiando la cura in alcune fasce della popolazione.

Che cos'è la scabbia e come si trasmette

La scabbia è una malattia infettiva della pelle causata dall’acaro Sarcoptes scabiei, un parassita microscopico che scava cunicoli nell’epidermide dove depone le uova. Il sintomo più caratteristico è un prurito molto intenso, soprattutto notturno, spesso accompagnato da piccole vescicole e papule localizzate tra le dita, ai polsi, sull’ombelico, ai genitali e sotto le ascelle.

La trasmissione avviene per contatto diretto, prolungato e pelle a pelle con persone infette oppure per via indiretta, tramite indumenti, lenzuola o oggetti contaminati. Luoghi affollati come scuole, carceri, RSA e centri di accoglienza rappresentano ambienti ad alto rischio, anche perché soggetti asintomatici possono comunque trasmettere l'infezione.

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Chi è più a rischio e come riconoscere i sintomi

La scabbia non è legata alla scarsa igiene personale, ma alle condizioni di affollamento e vulnerabilità. Le categorie più colpite sono gli adolescenti (soprattutto per la frequentazione di scuole, palestre e ambienti comuni), gli anziani in RSA e le persone immunocompromesse, che possono sviluppare complicanze infettive come piodermiti da streptococco o stafilococco. Il prurito notturno è il sintomo principale e può causare insonnia, stress e peggioramento della qualità della vita. Le lesioni cutanee spesso si presentano come piccoli brufoletti o pustole che possono essere confusi con altre malattie dermatologiche, rendendo fondamentale una diagnosi precoce da parte del medico.

Cosa fare in caso di sospetto e come intervenire

In presenza di prurito persistente, soprattutto se coinvolge più membri dello stesso nucleo familiare o non risponde alle cure comuni, è fondamentale consultare subito un dermatologo. È sconsigliato il fai-da-te, poiché un errore nella diagnosi può prolungare la malattia e favorire il contagio. Una volta accertata la diagnosi, è indispensabile trattare anche i contatti stretti, sintomatici o meno. Gli indumenti e la biancheria devono essere lavati ad alte temperature.

Alcuni ospedali iniziano a impiegare una nuova crema a base di zolfo, che sta mostrando buoni risultati. La prevenzione passa anche da una corretta informazione: non sottovalutare i sintomi e agire rapidamente può fare la differenza nel contenere la diffusione.

Di: Arnaldo Iodice, giornalista

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