Lettera di Diffida: cos'è e a cosa serve

Che cos’è la diffida e cosa è possibile ottenere con questa lettera? Quali sono i diversi obiettivi raggiungibili? Tutte le informazioni preliminari da sapere a riguardo.

Sommario
  1. Cos’è la diffida? 
  2. Come funziona la diffida e cosa comporta? 
  3. Se a ricevere la diffida sono io, devo obbligatoriamente rispondere? 
Il nostro ordinamento giuridico prevede una serie di atti preliminari al giudizio che possono dirimere una potenziale controversia sul nascere. Evitare di andare in giudizio o transigere in corso di procedimento è sempre un’opzione gradita dalle parti e dal nostro sistema giudiziario. È ovvio, però, che esistono dei margini entro i quali si può pensare e agire in tal senso e, di solito, a suggerirlo è l’avvocato stesso a cui ci si rivolgere.   Consulcesi, infatti, consiglia sempre di consultare i legali anche in fase preventiva, proprio perché il lavoro degli avvocati potrebbe tradursi nell’evitare il maggior danno o, ancora meglio, mettendo in condizioni le parti di tutelarsi a vicenda.  

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Cos’è la diffida? 

  Può succedere – e succede spesso – che una delle parti non adempia a una delle condizioni pattuite o non si astenga da un determinato comportamento lesivo nei nostri confronti. In questi casi, si può intervenire con la diffida.   La diffida è una lettera di avvertimento, “l’ultima possibilità” che una parte concede all’altra parte, del tempo per adempiere o per smettere di attuare comportamenti lesivi prima che chi scrive, decida di adire le vie legali. Si tratta di un atto privato tra le parti, redatto e inviato dall’avvocato e non ha alcun contatto con il Tribunale o le altre sedi giudicanti. È, appunto, un atto preliminare che si auspica possa essere il primo e l’ultimo.   Lo scopo principale è quello di sollecitare il destinatario a compiere o non compiere una determinata azione, prima di procedere con l’avvio di una causa o, ad esempio, la richiesta di un decreto ingiuntivo.   La lettera di diffida verrà inviata tramite raccomandata con ricevuta di ritorno o per mezzo p.e.c.   Nel caso in cui si voglia sollecitare il destinatario a compiere una determinata azione, allora si dovrà redigere una diffida ad adempiere; se, invece, si cerca di ribadire all’altra parte che sta assumendo un comportamento scorretto e/o lesivo nei nostri confronti, si redigerà una lettera di diffida per comportamento scorretto. In entrambi i casi, l’oggetto della diffida sarà un dare, un fare oppure un non-fare.   Redigendo la lettera, non solo si cerca di cessare la controversia sul nascere ma, qualora si arrivi in giudizio, si potrà dimostrare al giudice di aver esplicitato in maniera chiara le proprie richieste a controparte che, nonostante tutto, si è dimostrato inadempiente. In alcuni casi, la lettera di diffida può servire anche a interrompere la prescrizione di un diritto.  Alcuni diritti, dopo un certo periodo di tempo, scadono o semplicemente smettono di essere dei nostri diritti (il tipico esempio è il diritto di credito di una somma di denaro che si prescrive dopo 10 anni). Proprio in questi casi, diffidare l’altra parte significa bloccare il termine di prescrizione e farlo decorrere da capo, dal giorno successivo al ricevimento della diffida.   Ai sensi dell’art. 1454 c.c.:  

“Alla parte inadempiente l'altra può intimare per iscritto di adempiere in un congruo termine, con dichiarazione che, decorso inutilmente detto termine, il contratto s'intenderà senz'altro risoluto.

Il termine non può essere inferiore a quindici giorni, salvo diversa pattuizione delle parti o salvo che, per la natura del contratto o secondo gli usi, risulti congruo un termine minore”.


 

Come funziona la diffida e cosa comporta? 

  Nel redigere la lettera di diffida si concede al destinatario un termine entro cui agire. Come abbiamo visto, il codice parla di 15 giorni nel caso di diffida ad adempiere, ma non si è mai fiscali e si può attendere qualche giorno in più prima di adire le vie legali, tranne nel caso in cui il rapporto tra i due si erga in forza di un contratto. In questo caso, la diffida produce effetto immediato, in quanto uno dei due non ha eseguito la propria prestazione.   Il contenuto della diffida non ha parametri prestabiliti, ma è a discrezione di chi redige la lettera far capire in maniera chiara e inequivocabile il diritto preteso e il termine concesso al destinatario. Per scrivere una buona lettera di diffida, è consigliabile inserire all’interno di essa le proprie generalità, la data e il luogo, l’oggetto della lettera, i motivi per i quali si sta scrivendo questa lettera, le richieste avanzate al destinatario con l’intimazione ad adempiere e l’indicazione di un termine, specificando che in mancanza si procederà per vie legali e verrà avanzata richiesta di risarcimento danni subiti nel caso di ulteriore inadempimento.   La diffida può essere redatta da un privato, ma è sempre consigliabile affidarsi ad un avvocato perché qualora si arrivasse ad un contenzioso in Tribunale una diffida non correttamente impostata potrebbe costituire un ostacolo invece che un supporto per la tutela dei propri diritti.  

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Se a ricevere la diffida sono io, devo obbligatoriamente rispondere? 

  No, non è obbligatorio rispondere alla lettera di diffida. La legge, infatti, non collega alcun significato al silenzio e apre la possibilità di difendersi in un possibile giudizio. Tuttavia, è sempre consigliabile dare riscontro contestando quanto dedotto dal mittente in fatto e in diritto, con l’utilizzo di una formula generica che possa lasciar intendere al giudice che l’eventuale lite non è temeraria e non facendo trapelare nulla dell’eventuale difesa intrapresa. Per questi motivi, è consigliato vivamente far redigere la risposta da un avvocato esperto in materia.  
Di: Redazione Consulcesi Club

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