Acque reflue: la situazione italiana deve essere risolta

Il problema delle acque reflue in Italia sta aumentando la propria entità a causa del continuo peggioramento della crisi climatica. Un aggiornamento sullo stato attuale e il punto su quali sono effettivamente i problemi da affrontare.

Le acque reflue possono avere un enorme impatto sull’ambiente e molto negativo se non vengono gestite nel modo corretto. Tra l’altro, l’Italia è uno dei Paesi europei che non ha rispettato la direttiva in materia e dovrà rispondere della responsabilità per non aver ottemperato alle direttive europee. In più, si parla di inquinamento delle acque come di una “bomba a orologeria” che, secondo gli scienziati vedrà oltre 5,5 miliardi di persone a rischio di esposizione all’acqua contaminata entro il 2100. Di rimedi se n’è parlato e anche molto, ma attuarli sembra una chimera. Il recupero e la depurazione idrica sembrano essere delle strade plausibilmente percorribili e si stima che, in questo modo, si possa far fronte al 40% dei consumi degli italiani. Tra i dire e il fare, la situazione sembra essere molto più complicata per l’Italia e non si parla solo di un problema ambientale, ma molto probabilmente anche economico.

Quali attività producono acque reflue da smaltire?

Acque reflue domestiche, prodotte a seguito delle attività quotidiane relative all’igiene personale e della casa e alle attività culinarie; acque reflue industriali, causate dalle varie attività produttive e le acque reflue di altro tipo, derivanti da attività agricole, piscine, altre attività: sono tutte le acque che finiscono nello scarico fognario ad essere incriminate. Il problema centrale italiano pare che sia identificabile su diversi fronti:

  • Del trattamento;
  • Della siccità; 
  • Della depurazione e riciclo;
  • Dell’ostacolo all’economia circolare;
  • Dell non collaborazione al piano green europeo.

I problemi burocratici, gli iter autorizzativi, la pianificazione finanziaria, l’utilizzo consapevole dei fondi del PNRR e le direttive europee da rispettare: probabilmente non è solo un problema di sostenibilità, ma di economia.

In cosa consiste il trattamento delle acque reflue?

Prima di essere rilasciate nella rete fognaria, dovrebbe essere prassi “trattare le acque reflue”. Ciò significa che, attraverso diverse tecnologie come la sedimentazione, la filtrazione, la disinfezione e altri metodi, è possibile proteggere l’ambiente e ammortizzare gli effetti dell’inquinamento. A seconda della normativa ambientale da attuare e del tipo di acqua reflua da trattare, potrebbe essere importante procedere al pre-trattamento di queste acque, ossia ad una prima fase di pulizia delle acque reflue, durante la quale vengono rimossi i grossi detriti e gli oggetti solidi presenti nell’acqua, come ad esempio i fazzoletti di carta, le fette di pane o i capelli. Si potrebbe, quindi, continuare con una seconda fase di pulizia delle acque reflue che è la sedimentazione, grazie alla quale si rimuovono gli elementi in sospensione e quelli che si depositano facilmente per la loro densità. Per questo tipo di operazione sono necessari i decantatori per far, appunto, sedimentare gli elementi pesanti. Si passerà, dunque, alla filtrazione, durante la quale vengono rimossi i contaminanti organici presenti nell’acqua. Questa fase può avvenire attraverso diverse tecnologie, come ad esempio la filtrazione biologica, durante la quale l’acqua viene fatta passare attraverso un letto di materiale organico, come ad esempio il fango, dove vengono assorbiti i contaminanti.

Infine, vi è una quarta fase, durante la quale vengono rimossi i contaminanti chimici presenti nell’acqua, tramite la filtrazione chimica, durante la quale l’acqua verrà fatta passare attraverso appositi filtri che assorbono i contaminanti chimici. Durante la disinfezione verranno, quindi, eliminati i patogeni presenti nell’acqua. Ovviamente questa descritta non è l’unica tecnica utilizzata ma può aiutarci a renderci conto di quali sono gli strumenti e di quali possono essere le spese da affrontare per ciascun Comune, in ogni regione d’Italia. 

Quali sono le normative di riferimento per le acque reflue?

Oltre alle direttive europee per cui la Commissione Europea è intervenuta, in Italia le normative di riferimento per il trattamento delle acque reflue sono principalmente:

  • Il decreto legislativo 152/2006 e successive integrazioni ovvero il Testo Unico sull'Ambiente che disciplina vari aspetti ambientali, tra cui il trattamento delle acque reflue. La Parte V del decreto riguarda la tutela delle acque e include disposizioni specifiche per il trattamento delle acque reflue;
  • Il decreto legislativo 30/2007 che riguarda l'attuazione della Direttiva 2006/118/CE relativa alla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento. Essa contiene disposizioni specifiche per il monitoraggio e la protezione delle acque sotterranee, che possono essere influenzate dalle acque reflue;
  • la legge n. 36/1994 stabilisce il quadro normativo per il settore idrico, inclusi gli aspetti relativi al trattamento delle acque reflue;
  • le norme tecniche UNI e linee guida del Ministero dell'Ambiente: oltre alle leggi e ai decreti, ci sono anche norme tecniche e linee guida specifiche che forniscono dettagli sulle modalità di trattamento delle acque reflue, come ad esempio le norme UNI EN, cioè tutte quelle norme che sono state elaborate direttamente dalle Commissioni UNI o dagli Enti Federati.

Nessuna di queste norme, però, può essere attuabile se non in previsione di un investimento economico che tenga conto dell’attuazione di questa normativa. 

Perché il trattamento delle acque reflue è un problema per l’Italia?

Il trattamento delle acque reflue in Italia può essere considerato, quindi, un problema non indifferente per diversi motivi:

  • inquinamento ambientale: le acque reflue non trattate o trattate in modo inadeguato possono contenere una vasta gamma di inquinanti, tra cui sostanze chimiche, metalli pesanti, nutrienti come azoto e fosforo, batteri e virus. Lo scarico di acque reflue non trattate nei corsi d'acqua può causare inquinamento dell'ambiente acquatico, con effetti negativi sulla fauna e sulla flora e sulla salute umana;
  • impatto sulla salute pubblica: le acque reflue contengono spesso patogeni come batteri, virus e parassiti, che possono causare malattie se non vengono trattate correttamente. L'esposizione a queste acque contaminate può portare a malattie gastrointestinali, infezioni respiratorie e altre condizioni di salute;
  • normative europee: l'Italia, come membro dell'Unione Europea, è soggetta a normative rigide in materia di trattamento delle acque reflue emanate dall'UE. Il mancato rispetto di tali normative può portare a sanzioni e multe da parte delle istituzioni europee;
  • pressione ambientale: l'Italia è caratterizzata da una densità di popolazione elevata, con conseguente produzione di elevate quantità di acque reflue. La gestione efficiente e sostenibile delle acque reflue è quindi essenziale per mitigare l'impatto ambientale e proteggere le risorse idriche del paese;
  • infrastrutture obsolete: in alcune aree, le infrastrutture per il trattamento delle acque reflue possono essere obsolete o insufficienti per gestire il carico inquinante. Questo può essere dovuto a sottodimensionamento degli impianti, mancanza di manutenzione o carenza di investimenti nelle infrastrutture idriche.

Affrontare efficacemente il problema del trattamento delle acque reflue richiede un impegno significativo da parte delle autorità locali, regionali e nazionali, nonché degli attori del settore pubblico e privato, al fine di garantire che le acque reflue siano trattate in modo adeguato prima di essere rilasciate nell'ambiente. Prima di ogni cosa, però, ognuno di noi dovrebbe agire in maniera consapevole e attuare tutti gli strumenti per fare in modo di arginare l’impatto sull’ecologia del nostro Paese.

Di: Cristina Saja, avvocato e giornalista

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