Inquinamento delle acque: qual è la situazione in Italia?  

Cosa ci dicono gli ultimi studi scientifici sull’inquinamento delle acque e qual è la situazione in Italia? Quali sono i ripari?

25 Gennaio 2024, 09:11

Inquinamento delle acque: qual è la situazione in Italia?  

L’inquinamento delle acque colpisce sia le acque superficiali che le acque sotterranee. Le principali fonti di inquinamento sono i reflui domestici, le attività industriali e agricole e il deposito illegale di rifiuti. 

Le acque superficiali, come i fiumi e i laghi, sono spesso contaminate da scarichi di sostanze inquinanti provenienti sia da attività industriali che da abitazioni private. Le acque reflue domestiche sono spesso trattate in modo inadeguato o scaricate direttamente nei corpi idrici senza alcun trattamento, causando un’elevata presenza di sostanze organiche e nutrienti che possono innescare la proliferazione di alghe e batteri nocivi. 

L’inquinamento delle acque sotterranee è spesso causato dallo smaltimento incontrollato di rifiuti tossici e pericolosi, che possono infiltrarsi nel terreno e contaminare le falde acquifere. Le attività agricole, come l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici, possono anche contaminare le acque sotterranee. Nel corso del tempo e con la crescente attenzione nei confronti dell’ambiente da parte dell’Europa, il governo italiano ha adottato diverse leggi e regolamenti per affrontare il problema dell’inquinamento delle acque. Ci sono norme rigide per il trattamento delle acque reflue domestiche e industriali e sono state istituite aree protette per la conservazione delle risorse idriche. Tuttavia, l’applicazione di queste norme spesso presenta delle lacune. 

Per affrontare in modo più efficace l’inquinamento delle acque, è richiesto un maggiore impegno nella prevenzione dell’inquinamento, nella promozione di pratiche agricole sostenibili e nel miglioramento dei sistemi di trattamento delle acque reflue. Inoltre, è importante sensibilizzare la popolazione sull’importanza della conservazione delle risorse idriche e adottare uno stile di vita più sostenibile. Solo così si potrà migliorare la situazione dell’inquinamento delle acque in Italia 

Qual è la situazione dell’inquinamento idrico attuale in Italia? 

Tra il 2001 e il 2020, le inondazioni hanno causato ogni anno in tutto il mondo una media di oltre 5.000 morti, 83 milioni di vite umane e 34,1 miliardi di dollari di perdite economiche. Nel 2021, l’impatto economico delle inondazioni è stato significativo, raggiungendo i 74,4 miliardi di dollari (quasi il doppio della media dei vent’anni precedenti). 

Nello stesso periodo, la siccità ha colpito in media quasi 70 milioni di persone e ha causato perdite economiche per oltre 6 miliardi di dollari all’anno. Come per le inondazioni, le perdite economiche dovute alla siccità nel 2021 sono state doppie (12 miliardi di dollari) rispetto alla media dei vent’anni precedenti.  

Questi sono i dati che vengono riportati all’interno del Report Istat fino al 2021. Conseguenze concrete dei cambiamenti climatici nel mondo sono state registrate anche tramite l’aumento della temperatura media annua (+0,3 °C fino a +0,6 °C rispetto all’inizio del XX secolo) e l’innalzamento del livello del mare (+20 cm dal 1900), il cui tasso di crescita è stato fino al 1971 di 1,1 mm/anno e accelerato di 3,7 mm/anno negli ultimi 15 anni. Sono inoltre aumentati i periodi di maggiore frequenza e intensità di inondazioni e siccità. Si stima che, circa 540-590 milioni di persone in più soffriranno di malnutrizione, se la temperatura globale aumenterà in media di soli 2°C. 

Preservare l’acqua è un “obbiettivo” di tutti

L’acqua della Terra e tutti i servizi ad essa correlati, elementi chiave della sostenibilità ambientale, del benessere dei cittadini e della crescita economica, sono inclusi negli obiettivi dell’Agenda 2030 ASVIS per lo sviluppo sostenibile. In particolare il Goal 6 mira a garantire a tutti “l’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari e la loro gestione sostenibile” e il 14 a “conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse naturali marine per promuovere lo sviluppo sostenibile”. Questi sono annoverati tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite che includono, dunque, un chiaro riferimento alla questione dell’acqua. A causa dell’unità e dell’indivisibilità degli obiettivi, l’acqua trova posto anche in altri goals, tra cui il 13 riguardante l’”attuazione di misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze”. 

La tutela delle risorse idriche e una gestione efficace, efficiente e sostenibile dei servizi idrici sono obiettivi anche del PNRR. Tutti i dati però volgono sempre più al negativo, anche se l’Italia resta ancora tra i primi Paesi UE a utilizzare le acque cosiddette del “rubinetto” per la maggior parte delle faccende domestiche, nonostante l’ancora elevata diffidenza nei confronti dell’acqua del rubinetto. Anche in questo caso, il Paese potrebbe uniformare la questione di depurazione che in alcune parti d’Italia funziona ed è efficiente e in altre, ancora, non riesce ad assicurare un diverso percorso da quelle fognarie.  

Molto si è fatto, ma ancora molto c’è da fare. Se da una parte l’agricoltura sta escogitando sempre più tecnologie all’avanguardia per una irrigazione di precisione, dall’altra le azioni pianificate per la depurazione di acqua sembrano ancora lontane. Nel frattempo la crisi climatica fa il suo corso e tra un’alluvione e l’altra, si prende sempre maggiore consapevolezza che l’acqua gioca un ruolo fondamentale nel ripristino degli ecosistemi o quantomeno nell’evitare un peggioramento eccessivo. 

 

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Inquinamento idrico? Per gli esperti, si tratta di una “bomba a tempo” 

Secondo uno studio pubblicato il 17 luglio sulla rivista Nature Water, l’inquinamento idrico rappresenta una minaccia sempre più grave per la salute globale, con oltre 5,5 miliardi di persone a rischio di esposizione all’acqua contaminata entro il 2100.  

La previsione triplica se si pensa che due miliardi di persone in tutto il mondo attualmente lottano per riuscire ad avere l’acqua potabile. L’inquinamento idrico è particolarmente preoccupante nell’Asia orientale e nel Pacifico, dove il rapido sviluppo industriale e la crescita demografica determinano una domanda idrica che supera la capacità delle infrastrutture.  

Per comprendere meglio gli effetti futuri di queste tendenze, un team di ricercatori dell’Università di Utrecht ha condotto simulazioni che hanno modellato la qualità dell’acqua in blocchi periodici di 20 anni, dal 2005 al 2100. I tre scenari climatici futuri e i risultati hanno mostrato un aumento complessivo dell’inquinamento dell’acqua nel sud Paesi America e Africa sub-sahariana ed economie emergenti. Nei Paesi più ricchi, invece, la quantità di sostanze inquinanti e dannose per la salute è diminuita grazie al miglioramento dei sistemi di depurazione dell’acqua. Tra i vari scenari analizzati, quello più allarmante è stato descritto come una strada non praticabile, caratterizzata da una crescente concorrenza nazionale e da un lento sviluppo economico e ambientale. Secondo questo modello, l’inquinamento idrico nell’Africa sub-sahariana sarà più che quadruplicato entro il 2100, mettendo a rischio la salute di 1,5 miliardi di persone. L’esposizione all’inquinamento è aumentata anche in Asia meridionale, Medio Oriente e Nord Africa. 

Le azioni riparatrici contro l’inquinamento dell’acqua

Per correre ai ripari per l’inquinamento idrico, ci sono diverse azioni che possono essere intraprese. Tra queste, la prima riguarda la riduzione dell’inquinamento industriale. Le aziende dovrebbero adottare tecniche di produzione più pulite e utilizzare tecnologie più efficienti per ridurre l’emissione di sostanze inquinanti nell’acqua. È fondamentale che le strutture industriali e le reti fognarie comunali siano dotate di sistemi di monitoraggio e controllo delle acque reflue per garantire che gli scarichi non contengano sostanze tossiche o inquinanti prima di essere riversati nei corsi d’acqua. 

Un’altra strada da percorrere è quella di promuovere l’agricoltura sostenibile: l’uso eccessivo di pesticidi e fertilizzanti chimici può contribuire all’inquinamento delle acque sotterranee e superficiali. Promuovere pratiche agricole sostenibili come l’agricoltura biologica e l’uso di metodi di irrigazione efficienti può aiutare a ridurre l’inquinamento dell’acqua. 

È fondamentale, inoltre, preservare e proteggere le fonti di acqua dolce, come fiumi e laghi, per garantire che siano in buono stato e non soggetti a inquinamento. Ciò implica l’adozione di misure di tutela ambientale, come la limitazione dello sviluppo urbano vicino alle sorgenti d’acqua e il controllo della deforestazione nelle aree di bacini idrici. L’educazione e la promozione della consapevolezza sulla questione dell’inquinamento idrico e sulla necessità di proteggere le risorse idriche può aiutare a incoraggiare comportamenti responsabili, come l’utilizzo consapevole dell’acqua e il corretto smaltimento dei rifiuti. Può incidere anche comportamento di ogni singolo cittadino che, valutando le politiche adottate, può riuscire a intraprendere iniziative collettive per far sentire l’urgenza di un’azione sinergica 

Risulta, inoltre, essere di fondamentale importanza sviluppare e implementare sistemi di trattamento dell’acqua efficienti e affidabili per ridurre al minimo l’inquinamento da sostanze chimiche, microrganismi patogeni e altri contaminanti presenti nell’acqua potabile. Tutto questo, rende necessaria una collaborazione tra governi, aziende, organizzazioni non governative e comunità locali per affrontare l’inquinamento idrico in modo efficace. Solo attraverso sforzi congiunti, si può raggiungere un impatto significativo nella riduzione dell’inquinamento delle risorse idriche. 

Quali politiche dell’UE l’Italia può seguire per contrastare l’inquinamento idrico? 

L’Unione Europea ha adottato diverse politiche per affrontare l’inquinamento idrico, con l’obiettivo di proteggere e migliorare la qualità delle acque sia superficiali che sotterranee. Alcuni strumenti e politiche chiave includono: 

  • La direttiva quadro sulle acque (Water Framework Directive – WFD): adottata nel 2000, è lo strumento principale per la gestione delle acque nell’UE. Stabilisce un quadro comune per la protezione delle acque dolci superficiali, delle acque sotterranee, degli estuari e delle acque costiere, fissando obiettivi di buona qualità ecologica e chimica per tutte le acque entro il 2027; 
  • La direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (Urban Waste Water Treatment Directive – UWWTD): adottata nel 1991 e successivamente rivista nel 2019, impone agli Stati membri di garantire il trattamento adeguato delle acque reflue urbane, al fine di prevenire l’inquinamento delle acque superficiali e sotterranee; 
  • La direttiva sulle emissioni industriali (Industrial Emissions Directive – IED): adottata nel 2010, mira a prevenire o ridurre l’inquinamento proveniente da determinate attività industriali. Stabilisce standard per il controllo delle emissioni e obblighi relativi al monitoraggio e alla segnalazione da parte delle industrie; 
  • La direttiva sui nitrati: adottata nel 1991 e rivista nel 2006, mira a prevenire l’inquinamento delle acque da nitrati di origine agricola. Impone misure di gestione delle attività agricole che utilizzano fertilizzanti azotati, al fine di ridurre le concentrazioni di nitrati presenti nelle acque; 
  • La politica di gestione delle sostanze chimiche (REACH): si tratta di un regolamento adottato nel 2006 che mira a garantire l’uso sicuro delle sostanze chimiche nell’UE, tra cui quelle che potrebbero contaminare le acque. Prevede una registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche, nonché l’obbligo di comunicazione lungo la catena di fornitura. 

L’UE, inoltre, offre svariati strumenti di finanziamento per supportare progetti di miglioramento della qualità dell’acqua e di prevenzione dell’inquinamento idrico, tra cui il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (EMFF), il Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR) e il Fondo agricolo comune (FAC). Queste politiche e strumenti sottolineano l’impegno dell’UE verso una gestione sostenibile delle risorse idriche, la protezione dell’ecosistema acquatico e la promozione di una buona qualità dell’acqua per tutti i cittadini europei, i quali non sono esenti dal vivere quotidianamente le buone pratiche per cercare di non peggiorare lo stato di salute del nostro pianeta.