Affitti studenti 2025: quali sono le città più convenienti d’Italia?

Scopri le città italiane dove gli studenti pagano meno d'affitto: classifica 2025, prezzi medi e trend del mercato universitario.

Sommario

  1. Dove gli affitti studenti sono più cari in Italia?
  2. Le città più "economiche"
  3. Perché il divario cresce
  4. Le risposte del MUR e il PNRR
  5. Un diritto a rischio

Il costo degli affitti per studenti universitari è diventato una delle emergenze più discusse del 2025. Negli ultimi mesi, i dati diffusi dai portali immobiliari hanno confermato un trend che preoccupa famiglie e studenti fuori sede: la spesa media per una stanza singola in Italia si aggira intorno ai 613 euro al mese, con un aumento medio del 7–10% rispetto al 2024. L’andamento pluriennale è ancora più impressionante: dal 2021 al 2025 Bologna ha registrato un rincaro del +73%, Firenze del +59%, mentre a Trento si è andati ben oltre il 70%.

Questa crescita costante ha reso il tema degli affitti un vero e proprio fattore di scelta universitaria. Sempre più studenti valutano infatti non solo la qualità dell’offerta formativa, ma anche la sostenibilità economica del vivere fuori sede. Ed è proprio in questa prospettiva che si disegna una mappa molto divisa del nostro Paese.

Dove gli affitti studenti sono più cari in Italia?

Le grandi metropoli universitarie del Nord e del Centro Italia restano i luoghi più difficili in cui trovare una stanza a prezzi sostenibili. Milano guida la classifica con valori che superano i 700 euro per una singola in zone centrali, seguita da Bologna e Firenze, entrambe stabilmente sopra i 600 euro. Anche Roma, pur con forti differenze tra quartieri, si muove tra i 550 e i 600 euro al mese.

Il fattore determinante è la pressione della domanda: atenei molto attrattivi, una presenza significativa di studenti internazionali e una scarsità di residenze pubbliche spingono i prezzi verso l’alto. A ciò si aggiunge il fenomeno degli affitti brevi turistici, che erodono ulteriormente il mercato destinato agli studenti.

Le città più "economiche"

Se il Nord è sempre più proibitivo, alcune città universitarie del Sud e del Centro Italia offrono ancora un rifugio economico per chi cerca una stanza. Secondo recenti statistiche, nel 2025 Chieti è la città più conveniente, con una media di 228 euro al mese per una singola stanza. Seguono Catanzaro (243 euro) e Foggia (249 euro). Anche città come Reggio Calabria, Catania e Palermo restano sotto la soglia dei 300 euro, un dato che segna una differenza abissale rispetto ai valori di Milano o Firenze.

Questi numeri, però, vanno interpretati con attenzione. Se è vero che i costi sono nettamente inferiori, è altrettanto vero che la qualità degli immobili, i servizi pubblici e le infrastrutture universitarie in alcune realtà non sono paragonabili a quelle delle grandi città del Centro-Nord.

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Perché il divario cresce

Le differenze nei prezzi non dipendono soltanto dalla geografia. A incidere sono anche la struttura del mercato immobiliare, la presenza o meno di residenze universitarie pubbliche e la politica degli affitti privati. Lì dove il mercato è dominato da piccoli proprietari e dove le strutture abitative pubbliche per studenti sono carenti, i prezzi tendono a salire rapidamente.

Inoltre, i quartieri universitari centrali o ben collegati con i campus sono diventati vere e proprie “zone rosse” dal punto di vista degli affitti: una stanza vicino all’università può costare fino al 40% in più rispetto a una in periferia, a fronte però di un forte risparmio in termini di tempi e costi di trasporto.

Le risposte del MUR e il PNRR

Per rispondere a questa emergenza, il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) ha inserito il tema abitativo tra le priorità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). La riforma 1.7 della Missione 4 prevede infatti la creazione di 60.000 posti letto per studenti universitari fuori sede entro il 30 giugno 2026).

L’obiettivo è ambizioso: aumentare l’offerta di alloggi pubblici e convenzionati, così da ridurre la pressione sul mercato privato. Secondo il bando ufficiale pubblicato dal MUR, le risorse sono state destinate sia a nuove costruzioni sia alla ristrutturazione di immobili già esistenti, con particolare attenzione alle aree in cui la domanda è più forte.

Tuttavia, il percorso è complesso: i tempi di realizzazione, la distribuzione territoriale e la reale capacità di incidere sui prezzi restano variabili ancora incerte. In molte città universitarie, gli studenti denunciano infatti che l’impatto concreto di queste misure si vedrà solo tra alcuni anni, mentre la crisi degli affitti è già qui e ora.

Un diritto a rischio

Il tema degli affitti non riguarda soltanto il portafoglio delle famiglie, ma il diritto allo studio. Sempre più studenti scelgono atenei meno costosi o vicini a casa, rinunciando a università più prestigiose ma situate in città dal mercato immobiliare inaccessibile. Questo fenomeno rischia di aumentare le disuguaglianze sociali, trasformando la scelta universitaria da opportunità formativa a questione economica.

La soluzione non può limitarsi a interventi emergenziali. Servono politiche strutturali di lungo periodo: più strutture pubbliche, incentivi al mercato privato per canoni calmierati, trasparenza nei contratti e controlli contro gli abusi. Nel frattempo, il caro-affitti resta una delle sfide più complesse che il sistema universitario italiano deve affrontare nel presente.

Di: Viviana Franzellitti, giornalista

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