"Siamo di fronte a una ripresa moderata della circolazione virale: a metà settembre c'erano circa 15mila casi al giorno, oggi quasi 36mila. Un totale di quasi 500mila positivi e un impatto sugli ospedali non trascurabile: circa 1.600 posti letto in più occupati in una decina di giorni, fortunatamente molti meno in terapia intensiva. Fare previsioni è impossibile, come spiegato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, che ha invitato tutti i Paesi ad essere preparati. Noi rischiamo però di non esserlo, anche per la situazione istituzionale, e di dover inseguire il virus per il terzo inverno consecutivo". È quanto affermato da Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, in merito alla risalita della curva dei contagi da Covid-19 registrata in queste ultime settimane.
"Varianti nuove preoccupanti non sono emerse - aggiunge Cartabellotta - ma teniamo conto che il tasso di reinfezione si approssima al 20% oggi. Quindi anche con Omicron 5, che rimane molto meno grave ma contagiosa, quando i numeri dei casi aumentano in maniera importante, crescono anche le ospedalizzazioni: circa l'1% dei positivi finisce in ospedale. Fondamentale quindi aumentare le coperture della quarta dose tra anziani e fragili, fare la terza dose tra gli over 50 e usare la mascherina per limitare la diffusione del virus, al di là degli obblighi, in condizioni di affollamento o poca circolazione dell'aria", ha continuato.
Cartabellotta: “Ssn è un paziente con patologie aumentate in pandemia”
"Nel 2019 il Sistema sanitario nazionale veniva definito come un paziente con patologie multiple e oggi purtroppo queste patologie sono aumentate. Se è vero che da un lato la stagione dei tagli è finita, dall'altro quasi tutte le risorse che sono state investite in questi tre anni, circa 12 miliardi di incremento del fondo sanitario nazionale, sono servite per la gestione della pandemia – ha spiegato ancora il presidente della Fondazione Gimbe –. A questo va aggiunto che il decennio di tagli precedenti, che ha agito anche sulla mancata programmazione dei professionisti sanitari, sta creando anche una carenza importante sia nella quantità dei medici e operatori sanitari, sia nella qualità del lavoro, visto che lo stress e il burnout dovuti alla pandemia", ha concluso.
Pregliasco: “Continuare con attenzione, circolare inverno di buonsenso”
Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, risulta fondamentale continuare con l'attenzione verso il Covid-19: "Questo virus rimarrà con noi, con onde che nel tempo speriamo siano come quelle di un sasso che cade nello stagno. Ma oggi stiamo osservando un incremento e quindi ci sarà una stagione impegnativa, con il mix di presenza di Sars-CoV-2 e influenza". Secondo Pregliasco, inoltre, “questa fase di transizione e le dichiarazioni elettorali che descrivono il possibile stile di approccio del futuro hanno reso difficoltoso il rilascio di una circolare" del ministero della Salute con indicazioni per la stagione invernale. A giudicare dalla bozza, prosegue, "è una circolare che a mio avviso non contiene niente di straordinario: semplicemente scenari e opportunità di buonsenso riguardo a una graduazione di interventi nel momento in cui la situazione dovesse peggiorare".
"Cosa - aggiunge - che magari non ci sarà. E quindi potremo continuare ad avere quella libertà che ci siamo guadagnati. Io credo però si debba continuare con l'attenzione - ribadisce il docente d'Igiene dell'università Statale di Milano -. È chiaro che in questa fase ci sia un rigurgito negativo rispetto a quello che si è fatto nell'emergenza" e a posizioni come quelle di chi, "me compreso, ha iniziato convinto che una prudenza rispetto alla circolazione del virus fosse necessaria in tutte le sue forme, dalla vaccinazione all'approccio" nelle misure. "L'Italia, come tutto il resto del mondo - salvo l'India e l'Europa dell'Est che hanno lasciato correre il virus, o la Cina che cerca disperatamente l'opzione 'zero Covid' - ha perseguito una mitigazione del virus: ridurre cioè le occasioni di contatto e spalmare nel tempo i casi. Bisogna continuare in questa opzione. È chiaro poi - conclude Pregliasco - che durante la campagna elettorale, ma anche nel passato, ci sono state posizioni diverse perché effettivamente le scelte di sanità pubblica sono difficilissime scelte politiche basate sull'equilibrio fra esigenze sanitarie, psicologiche ed economiche".
Andreoni: “I casi crescono, mascherina al chiuso o presto più morti”
"Il numero dei casi Covid continua a crescere, così come i ricoveri ordinari e le terapie intensive. Ormai sappiamo molto bene come avviene l'innesco di un'ondata e, visti i dati, c'è grande preoccupazione anche alla luce della riduzione delle misure di contenimento. Tutto questo in un quadro in cui la campagna vaccinale non sembra decollare. Se non vogliamo arrivare tardi e vedere risalire di nuovo i decessi, è opportuno il ritorno delle mascherine al chiuso e nei luoghi affollati". Così Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), fa il punto sulla situazione epidemiologica Covid che vede il tasso di positività oltre il 20%. "Non aspettiamo che l'occupazione dei reparti Covid e delle terapie intensive arrivi al 15-20% - avverte Andreoni - Si deve intervenire ora, perché poi diventerà difficile invertire la tendenza".
Galli: “Aumento atteso e quarta dose al palo, fragili ripopolano ospedali. Sciocco attendismo su booster”
Sul fronte Covid ora "dobbiamo aspettarci quello che stavamo attendendo, certo non con gioia. Avevamo detto che l'aumento dei contagi, se non fosse stato alla fine di settembre, sarebbe arrivato al massimo ai primi di ottobre. E così è stato. Giusto il tempo per far sì che i ragazzini, dopo l'inizio delle scuole e la ripresa piena delle attività, si infettassero e diffondessero l'infezione in modo particolare alla componente anziana e fragile, che di nuovo rischia di popolarci gli ospedali. Questa è la realtà delle cose, purtroppo. E in questo quadro la quarta dose non decolla". È questa, infine, l'analisi di Massimo Galli, già direttore del reparto di Malattie infettive dell'Ospedale Sacco di Milano.
"Ci sono atteggiamenti di attendismo: la faccio o non la faccio, aspetto di avere quella che va meglio o semplicemente basta, non parliamone più. E sono tutte sciocchezze - sottolinea lo specialista all'Adnkronos Salute -. Oggi noi abbiamo ancora una fetta non trascurabile di renitenti assoluti al vaccino anche nelle fasce d'età avanzata, e questo ovviamente implica necessariamente delle conseguenze, fra cui il fatto che sono probabilmente loro in buona parte che vanno a ripopolare le rianimazioni. E poi ci sono quelli che non rispondono al vaccino per i motivi più vari, per esempio perché portatori di malattie a patogenesi immunitaria. Sono ovviamente la maggioranza di chi finisce in rianimazione, insieme ai mai vaccinati, semplicemente perché nella grande massa di coloro che hanno fatto le dosi c'è una minoranza - consistente in valore assoluto, per questione di rapporti numerici - di persone che non rispondono".