Seguire un percorso nutrizionale non significa soltanto perdere peso o raggiungere un obiettivo estetico: vuol dire cambiare abitudini, consolidare nuove scelte alimentari e imparare a gestire i momenti critici dell’anno. Eppure, molti pazienti interrompono i piani nutrizionali, specialmente durante i periodi di vacanza o di maggiore stress. Ne parliamo con il dottor Giuseppe Geraci, biologo nutrizionista, che ci offre una riflessione su come mantenere alta la motivazione e sul ruolo fondamentale del rapporto medico-paziente.
La motivazione durante le vacanze: perché i pazienti interrompono il percorso nutrizionale e l'approccio personalizzato
Dottor Geraci, secondo la sua esperienza, perché tanti pazienti interrompono il percorso nutrizionale?
«Bisogna partire dall’approccio che il nutrizionista adotta. Ogni paziente è un mondo a sé, con bisogni, aspettative e difficoltà diverse. Il compito del professionista è ascoltare, comprendere e proporre un percorso realmente personalizzato. Se il servizio offerto non è percepito come unico e convincente, il rischio di abbandono è alto. Io stesso mi chiedo spesso: “Se fossi io il paziente, questo programma riuscirebbe a motivarmi?”. Solo un lavoro su misura permette di trattenere e accompagnare il paziente nel tempo».
Vacanze e alimentazione: come gestire la motivazione nei periodi più critici?
«Le vacanze sono un banco di prova. È importante proporre una gestione più “soft”, che non generi ansia da risultato. Non serve pretendere il massimo in 15 o 20 giorni: l’obiettivo deve essere il mantenimento delle buone abitudini acquisite, con qualche flessibilità. Il segreto è far capire che concedersi un po’ di relax a tavola non significa compromettere il percorso, purché questo non comporti problemi di salute. In questo modo il paziente non vive frustrazione e torna motivato a riprendere il percorso a settembre o dopo le festività».
La motivazione durante le vacanze: perché i pazienti interrompono il percorso nutrizionale e l'approccio personalizzato
Dottor Geraci, secondo la sua esperienza, perché tanti pazienti interrompono il percorso nutrizionale?
«Bisogna partire dall’approccio che il nutrizionista adotta. Ogni paziente è un mondo a sé, con bisogni, aspettative e difficoltà diverse. Il compito del professionista è ascoltare, comprendere e proporre un percorso realmente personalizzato. Se il servizio offerto non è percepito come unico e convincente, il rischio di abbandono è alto. Io stesso mi chiedo spesso: “Se fossi io il paziente, questo programma riuscirebbe a motivarmi?”. Solo un lavoro su misura permette di trattenere e accompagnare il paziente nel tempo».
Vacanze e alimentazione: come gestire la motivazione nei periodi più critici?
«Le vacanze sono un banco di prova. È importante proporre una gestione più “soft”, che non generi ansia da risultato. Non serve pretendere il massimo in 15 o 20 giorni: l’obiettivo deve essere il mantenimento delle buone abitudini acquisite, con qualche flessibilità. Il segreto è far capire che concedersi un po’ di relax a tavola non significa compromettere il percorso, purché questo non comporti problemi di salute. In questo modo il paziente non vive frustrazione e torna motivato a riprendere il percorso a settembre o dopo le festività».
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Il rapporto nutrizionista-paziente e le strategie di supporto alla motivazione
Quanto incide il rapporto di fiducia tra nutrizionista e paziente?
«Il paziente capisce sempre se il professionista è accanto a lui con serietà e competenza. Chi seguo da tempo sa che ci sono fasi in cui si lavora al mantenimento, che è già un risultato importante. Non creare pressione eccessiva significa rafforzare la fiducia reciproca. È questa relazione che fa tornare il paziente, anche dopo una pausa».
Può essere utile usare strategie di supporto, come obiettivi più flessibili, newsletter o messaggi motivazionali?
«Certamente. Consigli pratici e contenuti informativi, ben scritti e basati sulla scienza, sono sempre apprezzati. Il paziente non cerca slogan commerciali, ma strumenti concreti per migliorare la sua alimentazione quotidiana. Una comunicazione costante, anche digitale, può fare la differenza nel mantenere il contatto e la motivazione».