OSS sotto assedio, 26mila aggressioni nel 2024: +33%

Esplora il crescente fenomeno delle violenze contro gli OSS, un problema spesso nascosto. Scopri le radici fra sovraffollamento, frustrazione degli utenti e carenza di protocolli di tutela e le soluzioni concrete per garantire sicurezza e dignità sul lavoro

Sommario

  1. Oss e aggressioni: la portata del fenomeno in Italia
  2. Violenza in corsia: il fenomeno non conosce confini
  3. Perché accade? Cosa espone gli OSS alle aggressioni tra stress, carenze e frustrazione
  4. Ferite visibili e invisibili: le ripercussioni sul lavoro e sulla salute
  5. Prevenire è possibile: strategie e soluzioni efficaci per un ambiente di lavoro sicuro

L’Operatore Socio Sanitario (OSS) svolge un ruolo imprescindibile nel sistema salute, garantendo assistenza di base, supporto nelle attività infermieristiche e interventi di carattere socio-riabilitativo. Tuttavia, proprio la stretta vicinanza ai pazienti, in contesti spesso tesi o sovraffollati, espone l’OSS a forme di violenza fisica e verbale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra l’8% e il 38% degli operatori sanitari subisce violenza fisica nel corso della carriera, mentre fino al 62% sperimenta minacce o aggressioni verbali sul luogo di lavoro.

Oss e aggressioni: la portata del fenomeno in Italia

Il fenomeno delle aggressioni agli Operatori Socio-Sanitari (OSS) ha assunto proporzioni preoccupanti, con dati che parlano chiaro. Le statistiche più recenti mostrano un netto peggioramento rispetto al passato, con un incremento significativo degli episodi registrati, soprattutto nel settore pubblico.

Dati nazionali (2023–2024)

  • 2023: circa 18.000 aggressioni denunciate nella sanità pubblica italiana
  • 2024: secondo l’indagine AMSI–UMEM–Uniti per Unire, gli episodi sono saliti a 25.940 (+33%), di cui:
    • 23.940 solo nel comparto pubblico
    • Incremento di 5.940 casi rispetto al 2023.

Distribuzione geografica (2024)

  • Nord Italia: 63% degli episodi
  • Sud: 26%
  • Centro: 11%.

Le regioni con i maggiori incrementi rispetto all’anno precedente sono:

  • Lombardia: +25%
  • Campania: +22%
  • Puglia: +20%
  • Lazio: +19%
  • Sicilia: +18%.

Chi sono le vittime?

I dati rivelano che le aggressioni colpiscono in prevalenza:

  • Donne: il 73% delle vittime
  • Professionisti sanitari a contatto diretto con i pazienti: OSS, infermieri e fisioterapisti in testa.

Un elemento particolarmente preoccupante è il fenomeno del sommerso: il 72% degli episodi non viene denunciato, spesso per paura di ritorsioni o per rassegnazione. Questo alimenta un clima di impunità e lascia molti OSS senza protezione né supporto adeguato.

Violenza in corsia: il fenomeno non conosce confini

La violenza contro gli operatori sanitari non è un fenomeno esclusivamente italiano: si tratta di una crisi globale, riconosciuta anche dall’OMS, che interessa in modo trasversale tutti i sistemi sanitari, indipendentemente dal loro grado di sviluppo. I dati internazionali confermano una tendenza allarmante in crescita.

Secondo l’OMS:

  • Tra l’8% e il 38% degli operatori sanitari subisce violenza fisica almeno una volta nel corso della propria carriera
  • Fino al 62% è vittima di violenze non fisiche, come minacce, molestie verbali e insulti.

Nel 2024, il fenomeno ha registrato un’impennata significativa:

  • In Europa, +32% di episodi rispetto all’anno precedente
  • A livello globale, +39%, con picchi particolarmente elevati in:
    • Stati Uniti: +40%
    • Regno Unito: +35%.

Questi numeri mostrano come il problema non sia circoscritto, ma rappresenti un’urgenza comune che richiede strategie di prevenzione e tutela condivise a livello internazionale.

Perché accade? Cosa espone gli OSS alle aggressioni tra stress, carenze e frustrazione

Le aggressioni agli OSS emergono da un insieme di fattori che si alimentano reciprocamente:

  1. Stress organizzativo e carenza di risorse: reparti sovraffollati, turni eccessivi e carenza di personale aumentano le tensioni e riducono la capacità di intervento tempestivo
  2. Frustrazione degli utenti: lunghe attese e incertezze terapeutiche esasperano pazienti e familiari, che spesso scaricano l’ansia sugli operatori in prima linea
  3. Mancanza di misure di sicurezza: assenza di allarmi, telecamere, pulsanti di emergenza e formazione specifica lascia l’OSS senza strumenti di protezione adeguati.

Leggi anche

Ferite visibili e invisibili: le ripercussioni sul lavoro e sulla salute

Le ricadute delle aggressioni si manifestano su più livelli:

  • Salute fisica e psicologica: contusioni, traumi, disturbi post-traumatici e sindrome da burnout, con necessità di cure e break dal servizio
  • Turnover e assenteismo: oltre il 26% del personale considera l’abbandono della professione a causa dell’insicurezza sul lavoro
  • Qualità dell’assistenza: un clima di paura riduce la concentrazione, aumentando il rischio di errori clinici e la diminuzione della soddisfazione dei pazienti.

Prevenire è possibile: strategie e soluzioni efficaci per un ambiente di lavoro sicuro

Per contrastare efficacemente le aggressioni agli OSS, numerose buone pratiche e iniziative sono state sviluppate a livello nazionale e internazionale. Tra queste, troviamo una serie di approcci multisfaccettati, che spaziano dalle soluzioni infrastrutturali a quelle formative e tecnologiche, come:

  1. Ambulatori per codici bianchi: spazi dedicati ai casi non urgenti, collocati presso ospedali o ASL, per decongestionare i Pronto Soccorso e ridurre la tensione sugli operatori
  2. “Punti soccorso” in provincia: strutture leggere, gestite in collaborazione con la Croce Rossa e i medici di famiglia, che sono già attive con successo in alcune zone, come a Santa Severa
  3. Rafforzamento della sanità territoriale: investimenti per potenziare personale e infrastrutture, riducendo i carichi ospedalieri e offrendo risposte rapide ai cittadini
  4. Formazione anti-aggressione: corsi di de-escalation, tecniche di comunicazione empatica e simulazioni pratiche (es. Polizia di Stato al Meyer di Firenze) per dotare gli OSS di competenze comportamentali e di autodifesa
  5. Progetto europeo Brave-Wow: iniziativa che coinvolge 10 ospedali italiani, insieme a partner in Portogallo, Spagna e Slovenia, con l'obiettivo di analizzare le cause della violenza negli ospedali e sviluppare interventi innovativi per prevenirla, con finanziamenti UE fino al 2027
  6. Misure tecnologiche e protocolli di sicurezza: installazione di body-cam, telecamere, pulsanti d’allarme e percorsi protetti, secondo le linee guida dell’OMS e dell’OSHA, per garantire monitoraggio e intervento tempestivo
  7. Supporto psicologico post-evento: servizi di counselling e peer-support immediati per mitigare gli effetti del trauma e favorire un rapido ritorno in servizio.

Le aggressioni agli OSS costituiscono un’emergenza nazionale e globale, con effetti devastanti sulla sicurezza, sul benessere dei professionisti e sulla qualità dell’assistenza. Affrontarla richiede un impegno congiunto di istituzioni, sanitari e comunità, basato su formazione continua, protocolli di sicurezza, potenziamento della sanità territoriale, supporto psicologico e rafforzamento normativo. Solo così potremo garantire un ambiente di lavoro sicuro e dignitoso per gli OSS e tutelare la salute di tutti i cittadini.

 

Di: Viviana Franzellitti, giornalista

Argomenti correlati

News e approfondimenti che potrebbero interessarti

Vedi i contenuti

La soluzione digitale per i Professionisti Sanitari

Consulcesi Club

Contatti

Via G.Motta 6, Balerna CH
PEC: consulcesisa@legalmail.it

Social media