Un verdetto che farà discutere e che potrebbe aprire nuove prospettive nel mondo del lavoro sanitario. Il Tribunale di Catania ha condannato l’Azienda ospedaliera Cannizzaro al risarcimento di sette infermieri della Chirurgia generale, riconoscendo il demansionamento professionale subito per oltre un decennio.
La decisione segna un punto di svolta: per i giudici, le attività richieste agli infermieri andavano ben oltre il loro profilo professionale, configurando non un supporto occasionale, ma un vero e proprio abbassamento di mansioni, con conseguente lesione della dignità lavorativa.
La sentenza del Tribunale di Catania
Il cuore della sentenza non riguarda soltanto la retribuzione, ma il riconoscimento del danno alla dignità professionale. Quando un infermiere, formato per gestire l’assistenza clinica e l’autonomia decisionale, viene destinato sistematicamente a compiti estranei al suo ruolo, subisce una svalutazione delle proprie competenze.
Il messaggio dei giudici è chiaro: la professionalità va tutelata, e il demansionamento, oltre a rappresentare una violazione contrattuale, può incidere sui diritti fondamentali del lavoratore.
La posizione del sindacato
A sottolineare la portata della sentenza è la Fials Catania, che ha sostenuto i lavoratori nel ricorso. Secondo il sindacato, la decisione costituisce un precedente importante, destinato a influenzare anche altri procedimenti già avviati.
La segreteria provinciale, insieme al rappresentante aziendale, ha ribadito come le mansioni extra assegnate agli infermieri non solo fossero estranee alla loro professionalità, ma contribuissero a svuotare il ruolo stesso dell’infermiere. Una condizione che – si legge nella nota sindacale – integra una lesione dei diritti fondamentali.
Demansionamento e dignità professionale
Il cuore della sentenza non riguarda soltanto la retribuzione, ma il riconoscimento del danno alla dignità professionale. Quando un infermiere, formato per gestire l’assistenza clinica e l’autonomia decisionale, viene destinato sistematicamente a compiti estranei al suo ruolo, subisce una svalutazione delle proprie competenze.
Il messaggio dei giudici è chiaro: la professionalità va tutelata, e il demansionamento, oltre a rappresentare una violazione contrattuale, può incidere sui diritti fondamentali del lavoratore.
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Dietro la vicenda emerge un quadro più ampio, quello di un sistema sanitario in cui la carenza di organico spesso costringe a ridistribuire mansioni in modo improprio.
Turni pesanti, attività ripetitive non attinenti all’assistenza e una gestione organizzativa orientata più alle necessità contingenti che alla valorizzazione delle competenze: sono queste le dinamiche che hanno portato alla condanna. La sentenza richiama quindi l’attenzione non solo sul rispetto delle regole contrattuali, ma anche sulla necessità di potenziare il personale e utilizzare correttamente le professionalità presenti nei reparti.
Le prospettive future
La decisione del Tribunale di Catania non si limita a chiudere un contenzioso, ma manda un segnale forte alle aziende sanitarie: il rispetto delle competenze è un dovere giuridico ed etico. Per la Fials, si tratta di un invito a investire in organici adeguati e a evitare soluzioni tampone che rischiano di tradursi in pratiche lesive per i professionisti e dannose per i pazienti. Il risarcimento ottenuto dai sette infermieri rappresenta dunque non solo un riconoscimento economico, ma un passo avanti per la tutela della professione infermieristica e per la valorizzazione del lavoro sanitario in Italia.
La vicenda del Cannizzaro insegna che la giustizia può diventare strumento di tutela per i lavoratori, ma anche stimolo per una riflessione più ampia: un sistema sanitario solido non può prescindere dal riconoscimento e dal rispetto delle competenze di chi, ogni giorno, garantisce cure e assistenza ai cittadini.