Negli ultimi anni, sempre più giovani si trovano ad affrontare problemi psicologici legati all’ansia, alla solitudine, allo stress scolastico o a volte anche lavorativo. In questo contesto, l’intelligenza artificiale sta assumendo un ruolo sempre più rilevante come strumento di supporto. Molti ragazzi si rivolgono a chatbot o piattaforme digitali basate sull’IA per ottenere un ascolto, consigli o un confronto immediato, soprattutto nei momenti di maggiore fragilità.
Parallelamente, anche psicologi e terapeuti stanno integrando l’intelligenza artificiale nella loro pratica, utilizzandola per raccogliere dati, monitorare l’andamento delle terapie o personalizzare gli interventi. Pur non sostituendo il contatto umano, l’IA si sta rivelando un valido alleato per rendere il supporto psicologico più accessibile, tempestivo e mirato. Ma nel caso del consulto psicologico, non mediato da un professionista ma da un algoritmo, le criticità sono diverse. Ne abbiamo parlato con Francesca Schir, segretaria del consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi e presidente dell’ordine di Bolzano.