Radiazioni in sanità, come proteggere operatori sanitari e pazienti?

Intervista al dottor Luigi Manco, esperto in radioprotezione III grado di abilitazione e responsabile scientifico del corso ECM “Radioprotezione nelle esposizioni mediche (D. Lgs. 101/20)”, spiega l’importanza delle radiazioni ionizzanti in sanità

Le radiazioni ionizzanti hanno un'energia sufficiente per “ionizzare i materiali o tessuti attraversati”. Esistono essenzialmente due categorie di queste radiazioni: “Quelle di natura corpuscolare e quelle di natura ondulatoria”. Ai nostri microfoni, il dottor Luigi Manco, esperto in radioprotezione III grado di abilitazione e responsabile scientifico del corso ECM “Radioprotezione nelle esposizioni mediche (D. Lgs. 101/20)”, disponibile sulla piattaforma Consulcesi Club (12 crediti ECM) spiega l’importanza delle radiazioni ionizzanti nella medicina contemporanea e illustra le norme di buona pratica da mettere in atto al fine di garantire la sicurezza degli operatori sanitari e dei pazienti. 

Questo corso risulta particolarmente importante in quanto anche per il triennio formativo 2023-2025, secondo quanto stabilito dall’articolo 162 del dl n°101 del 2020 tutti i professionisti sanitari che operano in ambiti direttamente connessi all'esposizione medica devono seguire corsi di formazione in materia di radioprotezione del paziente. I crediti specifici di radioprotezione devono rappresentare almeno il 10% dei crediti complessivi previsti nel triennio per i medici specialisti, i medici di medicina generale, i pediatri di famiglia, i tecnici sanitari di radiologia medica, gli infermieri e gli infermieri pediatrici, e almeno il 15% dei crediti complessivi previsti nel triennio per gli specialisti in fisica medica, per i medici specialisti e gli odontoiatri che svolgono attività complementare.

In medicina le radiazioni ionizzanti sono utilizzate sia a scopo diagnostico che terapeutico. I raggi X, “ampiamente utilizzati in radiologia convenzionale”, sono prodotti da macchine radiogene e consentono di ottenere immagini diagnostiche di vari distretti anatomici a seconda del quesito clinico. Gli acceleratori lineari, invece, consentono la produzione di radiazioni corpuscolari o ondulatorie ad alta energia “utilizzate in radioterapia oncologica per trattare il cancro mediante l'emissione di radiazioni ionizzanti dirette alle cellule tumorali”, spiega il dottor Manco.

Per quanto riguarda le sorgenti radioattive, queste sono utilizzate in ambito medico-nucleare, per l’esecuzione di esami diagnostici (PET-CT o la SPECT-CT) che consentono, ad esempio nei pazienti oncologici, di identificare il tumore, lo stadio della malattia e monitorare la sua evoluzione. Tali sorgenti sono anche utilizzate per trattamenti di terapia radiometabolica in molteplici ambiti, come quello della cura del cancro della tiroide, della prostata o per i tumori neuroendocrini.

Di: Arnaldo Iodice, giornalista

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