Contratti nel settore sanitario: come negoziare i migliori accordi
06/11/2023
Il settore medico, sia pubblico che privato, si fonda sulla quotidiana stipula di contratti di varia natura, da quelli di lavoro alle forniture e agli appalti. Il medico deve essere in grado di comprendere almeno i requisiti essenziali di un contratto, per dare un primo sguardo informato all’accordo e poi rivolgersi a un professionista che lo aiuti a prevenire futuri litigi.

Sommario
Il codice civile italiano definisce il contratto come un accordo tra due o più parti per costituire, modificare o estinguere un rapporto giuridico patrimoniale. Il professionista sanitario, per poter negoziare al meglio le migliori condizioni, deve avere quantomeno un’infarinatura delle regole che disciplinano i contratti nel mondo della medicina: questo per poter dare una prima occhiata al testo che gli viene proposto e capirne il contenuto, anche se il suggerimento migliore, prima di apporre la propria firma, è quello di rivolgersi a un professionista del settore che possa comprendere se davvero quel contratto è vantaggioso per chi lo andrà a sottoscrivere.
I contratti che, in generale, vengono stipulati nel settore sanitario sono di varia natura, come:
- i contratti di lavoro tra medici, infermieri e altri professionisti sanitari,
- i contratti che vedono il medico come datore di lavoro (ad esempio, del personale di segreteria dello studio),
- i contratti di fornitura, per la fornitura di beni e servizi in campo medico,
- i contratti di ricerca, stipulati tra strutture sanitarie e enti di ricerca oppure tra strutture sanitarie e ricercatori,
- i contratti assicurativi, stipulati con le assicurazioni per proteggersi dalla responsabilità medica.
I principi generali
Il contenuto di un contratto non è così “libero” come potrebbe sembrare, ma è sottoposto al rispetto delle rigide regole della legge italiana, che tutela il principio della cosiddetta autonomia contrattuale, in virtù del quale le parti che vanno a stipulare un accordo devono essere libere di determinarne il contenuto, purché vengano rispettati i limiti imposti dalla legge: sono previste sia delle regole generali, valide per tutti i tipi di accordo, che delle norme più specifiche in base alla tipologia di contratto che si va a stipulare.
In generale, il contratto ha dei requisiti obbligatori, che sono:
- l’accordo tra le parti,
- la causa,
- l’oggetto,
- la forma, quando questa è richiesta per iscritto dalla legge a pena di nullità dell’accordo.
La causa è lo scopo economico-sociale che si vuole raggiungere con quel determinato contratto; ad esempio, nel caso di un contratto di lavoro tra il medico e la struttura sanitaria, la causa può essere individuata nell’erogazione da parte del medico della prestazione professionale ai pazienti della struttura in cambio di una somma di denaro.
L’oggetto del contratto è qualunque cosa le parti, con la stipula del contratto, si siano obbligate a fare o a non fare, oppure a dare. Ad esempio, il medico si obbliga a erogare prestazioni sanitarie ai pazienti della clinica privata, che a sua volta si obbliga a erogare lo stipendio al professionista sanitario. La causa deve essere possibile, lecita e determinata (o determinabile); per fare un esempio volutamente assurdo (ma che rende l’idea della liceità della causa), non è consentito stipulare un contratto con cui il ginecologo si impegni ad uccidere il bambino nel caso in cui non sia del sesso desiderato dai genitori, commettendo perciò un reato.
Il contratto, tra le parti che lo hanno sottoscritto, ha una forza equivalente alla legge, e tutte le parti contraenti sono obbligate a rispettare quanto pattuito. L’accordo tra le parti è nullo quando è contrario alle norme di legge, oltre che per mancanza o illiceità della causa o dei motivi o mancanza dell’oggetto; l’azione per fare dichiarare la nullità di un contratto non è soggetta alla prescrizione, per cui il diritto a far dichiarare un contratto nullo non si estingue mai.
Il contratto è invece annullabile quando chi lo ha stipulato è incapace legalmente (ad esempio un minore) o quando il suo consenso alla stipula dell’accordo è viziato, perché dato per errore, estorto con violenza o con dolo; l’annullamento del contratto – a differenza della nullità – deve essere chiesto entro cinque anni dal giorno in cui si è scoperta la causa di annullamento.
Si tratta di definizioni molto semplificate, ma che si possono rivelare utili a un medico cui viene sottoposta la lettura di un contratto, di qualunque natura, anche extra sanitaria.
I contratti di lavoro nel settore sanitario
Il professionista sanitario, in Italia, può svolgere l’attività in due modi:
- come lavoratore subordinato, alle dipendenze di una struttura pubblica o privata,
- come lavoratore autonomo.
Nel caso di lavoro subordinato il medico si obbliga, dietro retribuzione, a collaborare con l’ospedale, la clinica o lo studio privato, prestando la propria attività sanitaria in cambio di un corrispettivo, che volgarmente viene definito stipendio. Il rapporto di lavoro subordinato si caratterizza per l’esistenza di una gerarchia, dove il medico assunto con contratto di lavoro subordinato dovrà rendere la prestazione professionale sotto la supervisione del suo superiore. Il vantaggio, nel caso di lavoro subordinato, è sicuramente l’assenza del rischio economico derivante dall’esercitare l’attività professionale “in proprio” in uno studio medico privato. Un esempio pratico è rappresentato dal medico che opera all’interno di una casa di cura, inserito in una struttura gerarchica e obbligato al rispetto dei turni lavorativi.
Il medico che esercita l’attività di lavoro autonomo, invece, è semplicemente il libero professionista che all’interno del suo studio (o di uno studio associato, se riesce a creare una struttura di dimensioni medio/grandi) svolge l’attività di consulenza sanitaria, assumendosi il rischio “imprenditoriale” dei costi fissi di uno studio, come ad esempio il canone di locazione, le utenze, i costi per il personale. Il DPR 270/2000, che regola l’esecuzione dell’accordo collettivo nazionale sui MMG, dà una definizione specifica di libera professione medica, intesa come un’attività:
- strutturata, vale adire espletata in forma organizzata e continuata, con un impegno orario settimanale definito,
- occasionale, cioè esercitata occasionalmente in favore del cittadino e su richiesta dello stesso.
Ai Medici di Medicina generale, che sono dei liberi professionisti convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale, è ad esempio consentito svolgere anche ulteriore attività da libero professionista, strutturata e occasionale, per un massimo di 5 ore settimanali.
Quando deve stipulare un contratto di lavoro, perciò, il medico deve conoscere quantomeno la differenza tra lavoro autonomo e subordinato, per essere in grado di comprendere cosa gli viene offerto e a quali condizioni, nella consapevolezza che per ogni comparto sanitario esiste un contratto collettivo nazionale da rispettare; per questo motivo, prima di sottoscrivere un accordo, è sempre meglio rivolgersi a un professionista del settore che possa analizzare il contenuto del contratto, valutando se è conforme alle norme del codice civile e a quelle della contrattazione collettiva.
Suggerimenti per medico che deve negoziare un contratto di lavoro
Il professionista sanitario, quando va a stipulare un contratto, deve essere consapevole di chi è, cosa può offrire e a quali condizioni di lavoro e retributive, per valutare compiutamente se l’offerta che gli viene proposta è vantaggiosa o meno e lo ripaga di tutti i sacrifici fatti per arrivare a quel determinato grado di specializzazione e competenza.
La retribuzione, il monte ore lavoro, le responsabilità gerarchiche e le opportunità di crescita professionale all’interno di una struttura, nel caso di lavoro subordinato, sono ulteriori aspetti da tenere in considerazione nello stilare una prima bozza di accordo, che dovrà poi necessariamente essere sottoposta al giudizio esperto di un legale, che possa aiutare il medico a:
- avere un contratto chiaro e comprensibile,
- contrattare le clausole in base alle singole esigenze,
- prevenire eventuali controversie future.
Il miglior modo per negoziare un buon contratto, infatti, è quello di rivolgersi a un professionista del settore che prevenga ogni futuro litigio tra i contraenti, aiutandoli così a risparmiare tempo e denaro.
Manuela Calautti, avvocato