Menu

Donazione organi: il dibattito etico-legale

14/12/2023

Il dibattito etico-legale della donazione degli organi, tra normativa, ratio e prassi.

Donazione organi: il dibattito etico-legale

È incessante il dibattito etico-legale riguardante la donazione degli organi. Innanzitutto, però, è necessario capire cosa si intende per “donazione degli organi.

 

La donazione degli organi è un atto volontario in cui una persona decide di donare uno o più dei suoi organi dopo la morte per aiutare a salvare la vita o migliorare la qualità di vita di un’altra persona in lista d’attesa per un trapianto. Gli organi che possono essere donati includono il cuore, i polmoni, il fegato, i reni, il pancreas e l’intestino. La donazione può avvenire solo dopo che è stata dichiarata la morte cerebrale del donatore, cioè quando il cervello ha cessato di funzionare in modo permanente.

 

Tradizionalmente, la morte era considerata come l’arresto cardiaco e respiratorio, ma con lo sviluppo delle tecnologie mediche, è emersa la possibilità di mantenere funzioni vitali come la circolazione del sangue e la ventilazione artificiale anche dopo l’arresto cardiaco. Questa situazione ha portato alla necessità di definire invece la morte cerebrale come criterio per la donazione di organi.

 

La morte cerebrale viene definita come la completa e irreversibile cessazione delle funzioni cerebrali, compreso il tronco encefalico. In tal caso, il cuore potrebbe continuare a pompare sangue attraverso l’uso di ventilazione meccanica o altri supporti vitali. Secondo questa definizione, una persona che è stata dichiarata morta cerebralmente può essere considerata legalmente morta e i suoi organi possono essere donati. Tuttavia, esistono critiche e dibattiti riguardo alla definizione di morte cerebrale come criterio per la morte. Alcuni sostenitori dell’“integrità dell’intera persona” affermano che la morte cerebrale non corrisponde alla morte reale, poiché l’individuo potrebbe ancora mantenere alcune funzioni vitali. Questi critici preferirebbero definire la morte come l’arresto cardiaco e respiratorio, anche se questo può rendere impossibile la donazione di organi.

 

Altri dibattiti riguardano il modo in cui la morte cerebrale viene diagnosticata e quale sia la durata del periodo di osservazione completo per la conferma. Esistono anche differenze nelle definizioni di morte cerebrale tra i paesi.

 

La definizione di morte prima della donazione di organi è ancora oggetto di discussione e dibattito nella comunità medica e etica.

 

L’obiettivo principale è bilanciare la possibilità di salvare vite tramite la donazione di organi con i diritti e le preoccupazioni etiche associate alla determinazione della morte.

 

 

Il dibattito etico-legale su donazione organi: da cosa origina e quali sono gli argomenti più dibattuti?

 

Il dibattito etico-legale sulla donazione degli organi riguarda principalmente tre questioni principali: consenso, equità e distribuzione delle risorse.

 

La questione del consenso riguarda la capacità delle persone di decidere autonomamente sulla donazione dei propri organi. Esistono principalmente due approcci: il modello del consenso esplicito, dove una persona deve espressamente dichiarare la propria volontà di donare gli organi e il modello del consenso presunto, dove si presume che una persona abbia dato il proprio consenso a meno che non abbia espressamente dichiarato il contrario. I sostenitori del modello del consenso presunto sostengono che questa sia la soluzione migliore in termini di aumento delle donazioni, mentre i critici ritengono che violi il principio dell’autonomia individuale.

 

La questione dell’equità riguarda principalmente l’accesso alle donazioni di organi. Alcuni sostengono che il sistema dovrebbe essere basato su criteri di equità e giustizia, garantendo che le persone abbiano pari opportunità di ricevere un trapianto. Ciò potrebbe implicare la creazione di un registro nazionale o internazionale per coordinare gli assegnamenti degli organi. Altri, invece, ritengono che il sistema debba essere basato sul principio del merito, dove le persone con maggiori probabilità di successo del trapianto ricevono priorità. Questa ultima posizione solleva preoccupazioni etiche sull’attribuzione di valore a una vita umana rispetto a un’altra.

 

Infine, la questione della distribuzione delle risorse riguarda il modo in cui gli organi donati vengono effettivamente assegnati ai riceventi. Alcuni paesi adottano un sistema di assegnazione basato principalmente sulle esigenze mediche, dando priorità a coloro che sono in condizioni critiche. Tuttavia, ciò solleva ulteriori domande etiche riguardo all’equità nel considerare anche altre variabili come l’età, lo stile di vita o l’utilizzo di risorse sanitarie. Alcuni sostengono che il sistema dovrebbe considerare anche fattori sociali, come l’impatto che la morte del donatore avrebbe sulla sua famiglia.

 

Il dibattito etico-legale sulla donazione degli organi pone interrogativi fondamentali sul consenso, l’equità e la distribuzione delle risorse. Sono necessarie discussioni approfondite per trovare un equilibrio tra il rispetto dell’autonomia individuale, l’accesso equo alle donazioni e la gestione efficiente delle risorse.

 

Secondo gli argomenti su cui abbiamo riflettuto, tutti i dibattiti che ruotano sull’argomento della donazione degli organi sorgono principalmente a causa delle complesse questioni morali, sociali, legali e religiose che coinvolgono il processo di donazione e trapianto degli organi. Se ne volessimo identificare alcune oltre a quelle tre appena viste, potremmo pensare ad esempio al consenso informato: la donazione degli organi richiede un consenso informato, ma può essere complicato raccogliere e comprendere completamente il consenso del donatore. In alcune giurisdizioni, come in Italia, si richiede l’esplicita dichiarazione di volontà del donatore, mentre in altri paesi il consenso implicito (presunto consenso) è la norma.

 

Inoltre, non si parla solo di equità di accesso alla donazione ma anche di commercializzazione degli organi. Il dibattito riguarda se sia etico e legale consentire il commercio di organi o se dovrebbe essere severamente vietato. Ci sono preoccupazioni sul possibile sfruttamento dei donatori a fini di profitto e sul fatto che il commercio di organi potrebbe portare a disuguaglianze e abusi. Altro importante punto di riflessione riguarda il trattamento dignitoso dei donatori: preoccupa che il processo di prelievo degli organi possa non essere adeguatamente rispettoso del donatore e dei suoi familiari, in particolare riguardo alla gestione del corpo dopo la morte e all’informazione fornita alle famiglie. Le diverse prospettive etiche, culturali e religiose contribuiscono al dibattito sull’argomento, rendendolo complesso e soggetto a diverse interpretazioni.

 

Cosa prevede la legge sulla donazione degli organi in Italia?

 

La legge che regola la donazione degli organi in Italia è la legge n. 91 del 1° aprile 1999, denominata “Norme in materia di accertamento della morte, di disposizione di organi e tessuti e di attività di resezione terapeutica”.

 

La normativa in questione prevede che una persona maggiorenne, in piena capacità di intendere e di volere, possa esprimere il consenso informato a donare i propri organi o tessuti dopo la morte per scopi di trapianto. Il consenso può essere espresso in vita attraverso la compilazione di un modulo specifico, oppure può essere confermato dai familiari in caso di morte improvvisa o imprevista. La legge stabilisce anche che in caso di mancata espressione di volontà da parte del defunto, i familiari più stretti possono prendere la decisione di donare gli organi o tessuti, tenendo in considerazione la presunta volontà del defunto o le circostanze del caso. Inoltre, la legge sulla donazione degli organi prevede che la donazione sia un atto volontario e gratuito, e che il medico che effettua il prelievo degli organi agisca nel rispetto della dignità umana e della salvaguardia della vita del donatore.

 

Con riguardo alla donazione, ciò che viene considerato un altro aspetto importante è l’anonimato, necessario in fase di donazione degli organi per diversi motivi: la protezione della privacy, in quanto l’anonimato protegge l’identità sia del donatore che del ricevente. Questo è importante per garantire la privacy e impedire a persone esterne di identificare l’individuo coinvolto nella donazione. Inoltre, se l’identità del donatore o del ricevente fosse rivelata, potrebbe essere soggetto a pressioni o discriminazioni da parte di persone o gruppi che hanno opinioni o pregiudizi nei confronti della donazione degli organi.

 

L’anonimato incoraggia anche l’altruismo nella donazione degli organi, poiché il donatore non riceve riconoscimenti o vantaggi personali per la sua azione. Questo aiuta a garantire che le persone donino per motivi puramente altruistici e non per fini personali o materiali. Inoltre, in tal modo si evita che il donatore o il ricevente si sentano obbligati a rimanere in contatto reciproco o a provare sentimenti di riconoscenza o debito verso l’altro. Questo può ridurre i rischi di eventuali ritorsioni o sensi di colpa dopo la donazione.

 

In conclusione, l’anonimato nella donazione degli organi protegge la privacy, promuove l’altruismo e riduce possibili pressioni o discriminazioni.

 

L’importanza di pensare alla donazione degli organi ed esprimere un chiaro parere

 

Dare il consenso per la donazione degli organi è utile, necessario e auspicabile per diversi motivi. In primis, consente ai più di avere chiaro il da farsi, nel caso in cui si presentasse l’eventualità. Inoltre, il consenso può salvare vite umane. Molti pazienti con malattie croniche in fase terminale o con organi gravemente danneggiati dipendono dalla generosità di donatori per avere una possibilità di guarigione o miglioramento della qualità della vita. Tramite la donazione di organi, molte persone possono avere accesso a trapianti che migliorano drasticamente la loro qualità della vita. Ad esempio, un paziente che necessita di un trapianto di cuore può tornare a condurre una vita normale dopo l’intervento. La donazione di organi permette di ridurre la lunga lista d’attesa per ricevere un trapianto. Attualmente, il numero di persone in attesa di trapianti supera di gran lunga il numero di organi disponibili. Dare il consenso alla donazione consente quindi di aumentare le possibilità di ottenere organi per coloro che ne hanno bisogno. La donazione di organi fornisce un’opportunità preziosa per la ricerca scientifica. Gli organi donati possono essere utilizzati per studi sulla fisiologia e sulle malattie, contribuendo così agli avanzamenti nella medicina e nello sviluppo di nuove terapie.

 

Oltre ad essere un buon modo di sostenere la vita umana, la donazione di organi può portare sollievo e conforto alla famiglia del donatore. Sapere che la morte del proprio caro ha permesso di salvare o migliorare la vita di altre persone può essere un aiuto nella gestione del dolore e nella ricerca di un senso nella tragedia.

 

Dare il consenso per la donazione degli organi – come anche negarlo – è utile, necessario e auspicabile perché rappresenta un atto di generosità, salva vite umane, migliora la qualità della vita, contribuisce alla ricerca scientifica e porta sollievo alle famiglie dei donatori.

 

Cristina Saja, giornalista e avvocato