Passione padel: crescono traumi e infortuni

Divertente, semplice e aggregativo: crescono gli appassionati di padel, ma infortuni e traumi sono sempre più frequenti. Approfondiamo patologie, cure e prevenzione con l’ortopedico Andrea Grasso.

Sommario
  1. La pratica del padel 
  2. Traumi e trattamenti
Da Lillo, star di “LOL – Chi ride è fuori”, ad ex calciatori come Francesco Totti, la padel-mania colpisce sempre più volti noti e non, diffondendosi con impressionante rapidità lungo tutto lo Stivale. Basta guardare i numeri: nel giro di un anno i campi da padel sono passati da 1.832 a 4.669, un +155% per rispondere ai bisogni dell’oltre già milione e mezzo di italiani appassionati.   “A padel puoi giocare delle partitelle tra persone del tuo livello e divertirti sin da subito. Il tennis invece è più selettivo”, ha di recente raccontato il comico romano al Corriere dello Sport, “socializzante, divertente e semplice”, lo ha invece definito l’ex capitano della Roma.   Il divertimento sembra essere la parola d’ordine ma, avvertono gli esperti, epicondiliti, borsiti e tendiniti sono sempre più comuni a causa delle caratteristiche dello sport e di una scarsa preparazione atletica.   “Rispetto al tennis dove la maggior parte dei colpi avviene dal basso, sotto i 90 gradi, quindi sotto la spalla che così viene sfruttata relativamente, nel padel si va spesso con mano e braccia al di sopra dell’altezza della spalla, esponendo così tendini e legamenti a sovraccarichi importanti”, spiega Andrea Grasso, ortopedico e traumatologo che con Consulcesi Club si occupa di formazione ECM per medici e operatori sanitari su una molteplicità di patologie che riguardano muscoli e articolazioni.    

La pratica del padel 

  Nato in Messico quasi per sbaglio a inizio anni 70, il Padel - adattamento spagnolo dell’inglese paddle che significa ‘pagaia’, termine usato per indicare le particolari racchette di legno impiegate in principio - ha tra le sue principali peculiarità campi più piccoli rispetto al tennis e dotati di pareti, di laterizio o cristalli, che diventano parte integrante del gioco. La palla utilizzata è molto simile a quella dal progenitore, con il quale condivide le modalità di punteggio e le partite da tre set, ma ha una pressione interna leggermente inferiore per limitare il rimbalzo e consentire ai giocatori un maggiore controllo.   Tra i più appassionati allo sport di coppia sembra esserci una prevalenza di persone tra i 30 e i 55 anni e, come racconta il medico, “tantissimi che non hanno mai fatto nulla di particolare, né una base di tennis né soprattutto una base di rinforzo muscolare, o esercizi volti a una corretta biomeccanica dei gesti”.   Se negli ultimi anni, grazie a un miglioramento degli strumenti come la racchetta, allo studio del problema e ai cambiamenti apportati alla preparazione degli sportivi, abbiamo assistito a un’importante riduzione dei casi di epicondilite nei tennisti, nel padel rimane invece una delle patologie più diffuse, legate anche all’utilizzo di una racchetta senza corde e con una superficie ridotta.  

Traumi e trattamenti

  Si va dalle infiammazioni dei tendini e della borsa subacromiale, al cosiddetto ‘gomito del tennista’ (epicondilite) fino ai traumi distorsivi di caviglia e ginocchia, causati dai cambi di direzione repentini e brevi che lo sport richiede nel ridotto campo sintetico. “E devo dire – aggiunge Grasso - nella popolazione più adulta, quindi gli over 50, stiamo assistendo a parecchie rotture e lesioni del tendine di Achille, oltre a strappi e lesioni muscolari del polpaccio”.   “Contro i dolori, soprattutto se legati a patologie da sovraccarico e ripetitività piuttosto che di origine traumatologica - testimonia ancora l’ortopedico - i giocatori di padel tendono a non volersi fermare per fare, si fa per dire, 10 sedute di fisioterapia, ma scelgono piuttosto di ricorrere esclusivamente a infiltrazioni di cortisone o di acido ialuronico, terapie che hanno un effetto antinfiammatorio ma che non risolvono il problema nel lungo termine”.   Trattare il dolore è necessario, ma bisogna arrivare a capirne le cause e agire su queste per evitare che il problema si ripresenti, conclude allora il dottore che proprio all’uso alle tecniche infiltrative della spalla dedica un corso ECM realizzato con il provider Consulcesi Club aperto a tutti i professionisti della salute.   Quella delle infiltrazioni è una tecnica presente nella medicina italiana ormai da anni ma che necessita di grande attenzione e competenza perché, come spiega Grasso, “se per errore, ad esempio, si immettesse l’acido ialuronico ad alta densità nel corpo di Hoffa del ginocchio o nella membrana sinoviale, il paziente avrebbe una reazione infiammatoria importante che causerebbe dolore per almeno un mese”.   “Accanto al trattamento delle cause, per contrastare l’insorgenza dei dolori diviene fondamentale lavorare sulla prevenzione e sulla giusta preparazione atletica”, conclude lo specialista che raccomanda di fare sempre stretching prima e dopo una partita, oltre a esercizi di stabilizzazione muscolare, di elasticizzazione e volti a migliorare la reattività. “Ai professionisti raccomando invece il continuo aggiornamento sulle tecniche infiltrative e sui medicinali coinvolti”, conclude Grasso che tra i numerosi corsi di Consulcesi Club annovera inoltre quello sul Plasma Ricco di Piastrine impiegato nel trattamento delle lesioni focali della cartilagine, oltre che per epicondiliti e artrosi.
Di: Redazione Consulcesi Club

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