Chi lavora nel mondo della sanità lo sa bene: turni estenuanti, notti insonni, reperibilità e carenza di personale sono la quotidianità. Ma spesso ci si dimentica che saltare il riposo obbligatorio non è solo una consuetudine diffusa — è un rischio professionale grave, che mette in pericolo la salute dell’operatore e la sicurezza dei pazienti.
Il mancato rispetto dei tempi di riposo è una violazione non solo della normativa sul lavoro, ma anche del buon senso clinico. Eppure, medici, infermieri e operatori sanitari continuano a pagare il prezzo di un sistema sotto pressione, in cui il sacrificio personale è diventato la norma.
Cosa dice la legge: il diritto al riposo non è negoziabile
Il D.Lgs. 66/2003, che recepisce la Direttiva europea 2003/88/CE, è chiaro:
- Ogni lavoratore ha diritto ad almeno 11 ore consecutive di riposo ogni 24 ore.
- Tra due turni non può mancare questo periodo minimo.
- Inoltre, è previsto un riposo settimanale di almeno 24 ore consecutive, da sommare alle 11 giornaliere.
Tuttavia, nonostante i numerosi richiami anche della Corte di Giustizia Europea, negli ospedali e nelle strutture sanitarie pubbliche e private questa norma è spesso disattesa, soprattutto in contesti con organici insufficienti o turnazioni sovraccariche.
I rischi per la salute del personale sanitario
Il mancato riposo ha conseguenze gravi, documentate dalla letteratura scientifica:
Riduzione delle capacità cognitive
Stanchezza e sonno insufficiente compromettono attenzione, memoria, velocità di ragionamento e capacità di prendere decisioni rapide. Per un sanitario, questo può significare errori clinici, anche fatali.
Stress cronico e burnout
La privazione di sonno è un fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi dell’umore, ansia, depressione e soprattutto del temuto burnout, la sindrome da esaurimento emotivo sempre più diffusa tra i sanitari.
Compromissione della salute fisica
Aumentano i rischi di:
- Ipertensione e disturbi cardiovascolari
- Diabete di tipo 2
- Disturbi gastrointestinali
- Suscettibilità a infezioni (calo dell’immunità)
Maggiore rischio infortuni
Secondo studi internazionali, un medico o infermiere che ha lavorato più di 12 ore consecutive ha un rischio fino al 300% più alto di commettere un errore clinico. Non solo: aumentano anche gli infortuni sul lavoro, per sé e per i colleghi.
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Le ricadute sulla sicurezza del paziente
Un sanitario stanco è anche un rischio per il paziente. Numerose indagini su eventi avversi e malpractice mostrano come la fatica e il mancato riposo siano tra i principali fattori contribuenti negli errori medici.
Questo rende il mancato rispetto del diritto al riposo non solo una questione individuale, ma anche una problematica etica, organizzativa e medico-legale.
Cosa fare se i turni non rispettano i tempi di riposo
- Riconoscere il problema
Non normalizzare il disagio: se i turni violano il diritto al riposo, è lecito – e doveroso – segnalarlo. - Documentare
Conserva le turnazioni, gli orari effettivi di lavoro e i giorni senza riposo. La prova documentale è fondamentale in caso di contenzioso. - Coinvolgere il medico competente e il RSPP
Segnalare una condizione di affaticamento persistente può attivare misure di sorveglianza sanitaria o riorganizzazione dei turni. - Rivolgersi a consulenti esperti
Attraverso tutele legali e supporto sindacale o professionale (come quelle offerte da Consulcesi), è possibile far valere i propri diritti senza temere ritorsioni.