In Italia gli over 65 sono circa 14 milioni, il 25% della popolazione, e oltre 4,6 milioni hanno più di 80 anni. Per molti di loro la politerapia– cioè l’assunzione contemporanea di almeno quattro o cinque farmaci, tra medicinali prescrivibili, integratori e prodotti da banco – è una realtà quotidiana. Secondo Francesco Gamaleri, farmacista territoriale e consigliere dell’Ordine dei Farmacisti delle province di Milano, Lodi e Monza Brianza, “i rischi principali riguardano le interazioni farmacologiche, possibili diminuzioni di efficacia e, non di rado, tossicità. Fondamentale è anche l’aderenza alla terapia, che può essere compromessa da sovrapposizioni, errori prescrittivi e reazioni avverse, con conseguente aumento di accessi ai dipartimenti di emergenza e ospedalizzazioni”.
Momenti critici: convalescenza e dimissione ospedaliera
Il farmacista sottolinea che non tutti i momenti della terapia hanno lo stesso rischio. “Momenti particolarmente critici sono la convalescenza e la dimissione ospedaliera, quando i pazienti possono cambiare regime farmacologico o avere difficoltà nell’accesso ai farmaci”. In questi frangenti, aggiunge Gamaleri, “il farmacista di comunità svolge un ruolo di guida e sentinella, verificando la correttezza delle terapie, supportando i pazienti e collaborando con medici specialisti e di medicina generale”.
Continuità terapeutica e accesso ai farmaci
Garantire un accesso costante e regolare ai farmaci è essenziale. Le nuove disposizioni di legge, che prevedono prescrizioni elettroniche estese fino a 12 mesi per pazienti cronici, rappresentano un supporto importante. “Il farmacista – spiega Gamaleri – monitora la continuità del trattamento e accompagna il paziente nell’uso corretto del farmaco, assicurando che la terapia sia rispettata nei tempi e nei modi indicati”.
Verso una farmacia dei servizi più attiva
La politerapia negli anziani evidenzia come la farmacia del futuro debba andare oltre la dispensazione: la professionalità del farmacista si esprime nell’accompagnamento del paziente, nella revisione periodica delle terapie e nel dialogo costante con i medici. È un ruolo cruciale per ridurre rischi clinici, garantire la continuità terapeutica e valorizzare la sicurezza dei percorsi di cura.