Specializzandi di area sanitaria non medica: 2 milioni per le borse studio

Nuovi fondi per gli specializzandi non medici: con oltre 2 milioni di euro aggiuntivi, il Governo estende le borse di studio a tutte le professioni sanitarie e scientifiche, promuovendo equità e valorizzazione del merito.

Sommario

  1. Borse di specializzazione area sanitaria: cifra e previsione mensile
  2. Ministra Bernini: "Scelta di valore"
  3. Valorizzare le competenze sanitarie: una misura di equità

Nel decreto-legge in materia di economia, varato dal Consiglio dei Ministri, è stata inserita – su proposta del Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini – una norma che destina oltre 2 milioni di euro aggiuntivi per garantire a tutti gli specializzandi dell’area sanitaria non medica l’accesso alla borsa di studio.

Si tratta di un incremento di stanziamento pari a 2.026.830 euro a partire dal 2025 e per gli anni successivi. Le nuove risorse si sommano ai 30 milioni di euro già previsti dalla legge di Bilancio 2025, assicurando così la copertura integrale del fabbisogno per l’anno accademico in corso e per quelli futuri.
Con questo intervento si compie un passo significativo verso l'equiparazione delle diverse aree sanitarie e il riconoscimento del valore formativo e professionale di tutti i percorsi di specializzazione.

Borse di specializzazione area sanitaria: cifra e previsione mensile

La disposizione riguarda gli specializzandi di veterinaria, odontoiatria, farmacia, biologia, chimica, fisica e psicologia, categorie che fino a pochi anni fa non godevano di un sostegno economico paragonabile a quello previsto per gli specializzandi in medicina.
Ciascun iscritto riceverà una borsa di studio annuale di 4.773 euro, circa 300 euro netti al mese, garantita per l’intera durata legale del corso di specializzazione. Il contributo rappresenta un riconoscimento economico e simbolico del ruolo strategico che queste professioni svolgono nel sistema sanitario e nella ricerca scientifica.

Il meccanismo di erogazione prevede, per l’anno in corso, che le università corrispondano mensilmente le borse agli specializzandi, in base al numero di iscritti a ciascun ateneo. Questa modalità di gestione diretta consente di assicurare tempestività, trasparenza e omogeneità nell’erogazione dei fondi, evitando disparità territoriali.

Ministra Bernini: "Scelta di valore"

L’intervento del Ministero si inserisce in una più ampia strategia volta a rafforzare il sistema universitario e la formazione post-laurea, promuovendo un modello di crescita basato sulla meritocrazia, sull’inclusione e sulla valorizzazione delle competenze interdisciplinari.
Negli ultimi anni, infatti, il ruolo delle professioni sanitarie non mediche è diventato sempre più centrale: biologi, farmacisti, fisici sanitari, psicologi, veterinari e odontoiatri contribuiscono in modo determinante non solo alla tutela della salute pubblica, ma anche all’innovazione diagnostica, terapeutica e di ricerca.

“Una scelta di valore – sottolinea il ministro Bernini – che riconosce l’impegno e il merito di migliaia di giovani professionisti della ricerca e della salute. Con questo intervento il Governo conferma l’attenzione verso tutte le aree di specializzazione, valorizzando il contributo fondamentale di veterinari, odontoiatri, farmacisti, biologi, chimici, fisici e psicologi. È un passo concreto per dare pari dignità a ogni percorso di formazione avanzata e per costruire un sistema universitario sempre più equo, inclusivo e orientato al futuro”.

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Valorizzare le competenze sanitarie: una misura di equità

L’estensione delle borse di studio rappresenta un investimento sul capitale umano e una misura di equità che mira a ridurre le disparità tra le diverse aree di specializzazione.
Garantire un sostegno economico stabile agli specializzandi non medici significa favorire l’accesso e la permanenza nei percorsi formativi più lunghi e impegnativi, spesso gravosi dal punto di vista economico, ma essenziali per il buon funzionamento del sistema sanitario nazionale.

La decisione del Governo conferma la volontà di valorizzare tutte le competenze sanitarie e scientifiche, promuovendo una collaborazione sempre più stretta tra discipline mediche, biologiche, psicologiche e tecnologiche.
In un contesto in cui la sanità e la ricerca richiedono integrazione, innovazione e visione sistemica, misure come questa rappresentano un tassello fondamentale per costruire un futuro professionale più solido e sostenibile per le nuove generazioni di specialisti.

Di: Gloria Frezza, giornalista professionista

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