Come diventare ricercatore scientifico

Chi è il ricercatore scientifico e che ruolo ha all’interno del nostro SSN, come si diventa ricercatore e cosa si deve studiare, quali novità interessano questo professionista sanitario e altre sfaccettature del mondo del ricercatore scientifico, importante per l’intero mondo della sanità.

Sommario
  1. Cosa fa il ricercatore scientifico?
  2. Come si diventa ricercatore?
  3. Come avviene la selezione per diventare ricercatore?
  4. Quanto guadagna un ricercatore?
  5. Un ricercatore può diventare professore ordinario?
  6. Riferimenti normativi per orientarsi

C’è ancora molta poca informazione, e soprattutto disinformazione, attorno alla figura del ricercatore scientifico. Il percorso per diventarlo, però, è importante e richiede molta attenzione e dedizione nella preparazione. La passione è il motore di questa professione che sembra essere una delle più bistrattate dal nostro SSN, ma che in realtà è stata rivalutata e può regalare immense soddisfazioni e gratificazioni.

Il primo ingrediente per essere un buon ricercatore è certamente la curiosità, in secondo luogo serve un’enorme passione per la scienza e una buona dose di coraggio e perseveranza. Il ricercatore è colui che analizza e interpreta fenomeni di varia natura in diversi settori disciplinari; crea nuove conoscenze e teorie; sviluppa prodotti, processi, metodi e sistemi innovativi; realizza studi e ricerche in cui presenta i risultati delle sue attività. È essenzialmente un laureato brillante, con il massimo dei voti ed eventualmente master e specializzazioni nel settore e che non si è stancato di studiare, ma vuole approfondire, scoprire e divulgare.

In Italia, i ricercatori possono lavorare nel pubblico, come ad esempio nelle università oppure nei settori privati come enti privati di ricerca, imprese industriali e servii profit e no profit.

Cosa fa il ricercatore scientifico?

Solitamente con il termine “ricercatore” si indica un professionista che svolge attività di ricerca scientifica in maniera autonoma o alle dipendenze di enti pubblici o privati. Porta avanti dei progetti per riuscire ad ottenere dei risultati innovativi in un settore e produrre delle pubblicazioni che possano essere utili a tutto il settore per cui è nata la ricerca in questione.

Fino a prima del 2022, esistevano due tipi di ricercatore: quello di tipo A e quello di tipo B, introdotti nel 2010 dalla Legge Gelmini. I ricercatori di tipo A sono coloro che erano titolari di un contratto di durata triennale, prorogabile per una sola volta e per ulteriori due anni, previa valutazione positiva delle ricerche svolte; i ricercatori di tipo B invece erano quelli titolari di contratto triennale non rinnovabile.

Dal 29 giugno 2022, da quando cioè è entrato in vigore il decreto del PNRR convertito in Legge, le figure sono state accorpate in una sola: il ricercatore unico. Il ricercatore unico si dedicherà all’attività di ricerca, alla didattica e alla didattica integrativa; all’attività di servizio agli studenti.

Il nuovo ricercatore unico contemplato all’interno del PNRR è titolare di un contratto a tempo determinato per la durata di 6 anni non rinnovabile ed è stato reso incompatibile con altri rapporti di lavoro di tipo subordinato; titolarità di contratti di ricerca; borse di dottorato; qualsiasi borsa di studio.

Il processo di peer-review

Il percorso del ricercatore che mira a riuscire a pubblicare l’esito dei suoi studi non è altro che una raccolta di dati che vengono analizzati per porre le fondamenta di un eventuale metodo scientifico. Il lavoro raggiunge una dignità notoria nel momento in cui vengono pubblicati i risultati e avviene la cosiddetta revisione tra pari e il confronto continuo con la comunità scientifica di riferimento. Articoli scientifici, pubblicazioni su importanti riviste del settore e infine la cosiddetta “peer review”. Questa non è altro che il processo di revisione dell’articolo ad opera di altri esperti o – come l’abbiamo chiamata – la revisione paritaria.

Come si diventa ricercatore?

Con la nuova riforma appena citata, diventare ricercatore significa:

  • Conseguire la laurea magistrale;
  • Diventare dottore di ricerca;
  • Ottenere un contratto di ricerca;
  • Diventare ricercatore a tempo determinato.

La legge ha, quindi, cancellato gli assegni di ricerca post-doc, sempre più utilizzati dagli atenei anche come avvicinamento al concorso di ricercatore e la distinzione tra le figure dei ricercatori di tipo A e B. A rimanere immutate sono le due fasce di professore associato e ordinario, inoltre i contratti di ricerca che rimpiazzano gli assegni di ricerca sono biennali, rinnovabili una volta ed estendibili al quinto anno solo nel caso in cui poggino su progetti di ricerca esterni, nazionali o europei (tipo Erc).

La nuova figura di ricercatore unico va a sostituire le due figure di ricercatore, il cui tipo B rappresentava i professori associati in pectore, dato che gli atenei di norma preferiscono selezionare persone con l’abilitazione scientifica nazionale e che quindi possono transitare automaticamente all’associazione al termine dei tre anni da ricercatore. I ricercatori unici durano al massimo sei anni: un terzo deve provenire dall’esterno dell’ateneo, proprio per equilibrare il rischio, sempre presente, che vengano privilegiate le carriere interne. Chi ha già l’abilitazione a professore associato può fare domanda di passaggio a partire dalla conclusione del terzo anno. L’obiettivo è di accorciare i percorsi universitari, consentendo ai meritevoli di diventare ordinari a 35 anni. La stessa legge prevede un regime transitorio di sei mesi per attivare ancora vecchi assegni post-doc; di tre anni per i ricercatori di tipo A; di 1 anno o fino all’esaurimento dei piani straordinari in corso per i ricercatori di tipo B.

Spetterà, dunque, agli atenei creare nuove posizioni, sfruttando il PNRR.

Come avviene la selezione per diventare ricercatore?

I candidati che vogliono diventare ricercatori si devono sottoporre a diverse procedure pubbliche di selezione e concorsi, disciplinate dalle Università con regolamento e nel pineo rispetto della Carta europea dei Ricercatori e dell’art. 24 della Riforma Gelmini. Da ultimo, il PNRR 2 ha:

  • Escluso dalla selezione chi, per almeno un triennio, ha già usufruito di contratti di ricerca a tempo determinato;
  • Modificato la fase finale della selezione, prevedendo una deliberazione della chiamata del vincitore da parte dell’università al termine dei lavori della Commissione;
  • Disciplinato la fase di stipula del contratto, prevedendo che venga sottoscritto dalle parti entro 90 giorni dalla conclusione della procedura di selezione, pena per l’Università bandire per i tre anni successivi nuove procedure di selezione per le stesse figure professionali.

I nuovi contratti non determinano l’accesso ai ruoli, ma costituiscono titolo preferenziale nei concorsi per l’accesso alle Pubbliche Amministrazioni.

Quanto guadagna un ricercatore?

Lo stipendio di un ricercatore scientifico è pari a quello degli ex ricercatori di tipo B e si aggira attorno ai 1800/1900 euro lordi al mese.

Un ricercatore può diventare professore ordinario?

Certamente sì. Tuttavia, le stime parlano del 10% in riferimento ai ricercatori che riescono ad avanzare di carriera come professori ordinari. La legge 79 disciplina anche i concorsi sia per i ricercatori sia per i livelli successivi. I bandi sono di ateneo con commissioni composte da un membro interno e quattro esterni.

La prova consiste in un seminario e in una lezione, oltre che nella discussione dei titoli. Per professori associati e ordinari, l’abilitazione nazionale diventa totalmente automatica.

Riferimenti normativi per orientarsi

Certamente va sempre consultata la Riforma Gelmini ovvero la Legge 30 dicembre 2010 n. 240 e il decreto legge PNRR2 pubblicato in Gazzetta Ufficiale al n. 150 del 29 giugno 2022.

Cristina Saja, giornalista e avvocato

Di: Redazione Consulcesi Club

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