Domenica 1° giugno 2025, in un ristorante affacciato su piazza Croggi a Como, un tranquillo pranzo di famiglia ha rischiato di trasformarsi in tragedia. Un bambino di appena un anno ha improvvisamente iniziato a soffocare dopo aver ingerito un boccone di cibo andato di traverso. Attimi di panico, genitori impotenti, clienti sotto shock. Ma tra i commensali era presente una giovane dottoressa, da poco laureata in medicina, che non ha esitato un istante: è intervenuta con prontezza e sangue freddo, applicando con successo le manovre di disostruzione pediatrica e riuscendo a salvare la vita del piccolo.
Un episodio come tanti – purtroppo – che si verificano ogni giorno, ma che in questo caso ha avuto un lieto fine grazie alla presenza di una persona competente e animata da una forte vocazione. Un gesto che non solo evidenzia l’importanza cruciale della formazione nel primo soccorso, ma che ci ricorda quanto la medicina sia, prima ancora che una professione, una missione.
Paura in un ristorante di Como: un boccone di traverso rischia di soffocare un bambino
Nel primo pomeriggio di domenica scorsa, in un noto ristorante del centro di Como, una famiglia lecchese stava pranzando con il proprio bambino di circa un anno. All’improvviso, il piccolo ha cominciato a tossire in modo anomalo e poi a perdere il respiro: un boccone – forse pane, forse un’oliva – era rimasto incastrato nelle vie respiratorie. I genitori si sono subito accorti che qualcosa non andava: il volto del bambino stava cambiando colore e le sue reazioni erano sempre più deboli. Le urla di panico hanno richiamato l’attenzione di tutto il locale.
L’intervento della giovane dottoressa: sangue freddo e competenza
Tra i clienti presenti c’era anche una giovane donna, appena laureata in medicina. Senza esitazioni, mantenendo la calma ma con determinazione, ha raggiunto il tavolo e ha preso in braccio il bambino, applicando correttamente le manovre di disostruzione pediatrica. Dopo pochi istanti, il boccone è stato espulso e il bambino ha ripreso a respirare. I presenti hanno tirato un sospiro di sollievo, mentre i genitori, ancora sotto shock, hanno ringraziato con le lacrime agli occhi.
Il 112, nel frattempo, era già stato contattato e ha raggiunto il ristorante poco dopo. Il personale sanitario ha constatato che, grazie al corretto, rapido e tempestivo intervento della dottoressa, il bambino stava bene e non necessitava di ricovero.
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La medicina come missione: vocazione e responsabilità sociale
Questo gesto ha profondamente colpito i presenti e ha riportato l’attenzione sul valore autentico della vocazione medica. La giovane dottoressa, pur non ancora abilitata ufficialmente alla professione, ha dimostrato quanto una solida formazione universitaria, unita a senso civico e prontezza emotiva, possa fare la differenza in situazioni critiche.
Non si è trattato solo di eseguire una manovra tecnica, ma di un atto di responsabilità nei confronti della comunità. Essere medico non significa intervenire solo in corsia o durante l’orario di lavoro, ma essere pronti ovunque ci sia bisogno di aiuto. Questo episodio rappresenta un esempio concreto di come competenza e spirito di servizio accompagnino chi ha scelto questa professione, ogni giorno, anche fuori dallo studio o dall’ospedale.
Soffocamento: prevenire è possibile, conoscere le manovre è vitale
L’episodio di Como mette in luce un’altra questione fondamentale: l’importanza di conoscere le manovre salvavita, in particolare quelle di disostruzione delle vie aeree. Si tratta di competenze che dovrebbero essere patrimonio non solo dei professionisti sanitari, ma anche della popolazione generale. In Italia, ogni anno, decine di bambini e adulti perdono la vita soffocati da cibo o piccoli oggetti — tragedie spesso evitabili con un intervento tempestivo. La diffusione capillare di corsi pratici su queste manovre, rivolti in particolare a genitori, nonni, babysitter, insegnanti e operatori dell’infanzia, potrebbe fare la differenza. Acquisire queste conoscenze significa aumentare le probabilità di sopravvivenza in caso di emergenza, anche nei pochi minuti che precedono l’arrivo dei soccorsi.
Disostruzione e Manovra di Heimlich: come intervenire in caso di soffocamento da corpo estraneo
L’ostruzione delle vie aeree da corpo estraneo è un’emergenza che può colpire a qualsiasi età, ma è più frequente nei bambini fino ai 3 anni. Può avvenire mentre si mangia o si gioca con piccoli oggetti e può provocare ostruzioni parziali o complete delle vie respiratorie. Nell’ostruzione parziale, il corpo estraneo permette ancora il passaggio di aria, e il bambino riesce a tossire, piangere o parlare. In questo caso, è fondamentale non interferire con la tosse spontanea ma tranquillizzare il piccolo e chiamare subito il soccorso medico.
L’ostruzione completa, invece, impedisce totalmente il passaggio dell’aria: il bambino non tossisce più, non piange e non emette suoni, e la situazione può rapidamente evolvere in emergenza vitale. Qui è indispensabile un intervento immediato tramite manovre di disostruzione, diverse a seconda dell’età.
Nei lattanti fino a 1 anno si alternano pacche interscapolari (5 colpi vigorosi tra le scapole con il bambino in posizione prona sull’avambraccio del soccorritore) e compressioni toraciche (5 compressioni profonde sullo sterno con il bambino in posizione supina). Queste manovre vanno ripetute finché l’ostruzione non si risolve o il lattante diventa incosciente.
Per bambini sopra 1 anno e adulti si esegue la manovra di Heimlich: ci si pone dietro al paziente, si abbraccia la vita, si posiziona una mano a pugno sopra l’ombelico e si eseguono compressioni rapide verso l’alto per espellere il corpo estraneo. Se il paziente perde conoscenza, bisogna chiamare il 112/118 e iniziare le manovre di rianimazione cardiopolmonare con l’aiuto degli operatori. Conoscere e saper eseguire queste tecniche può fare la differenza tra la vita e la morte, non solo per i professionisti sanitari ma per tutti.
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La vocazione che si fa forza ogni giorno: l’eccezionalità dei medici nei momenti decisivi
Il gesto di questa giovane dottoressa mette in luce la straordinarietà dei medici, capaci di fare la differenza nei momenti di bisogno, anche fuori dagli ospedali e dal turno di lavoro. È grazie alla loro preparazione e prontezza che situazioni critiche si trasformano in salvataggi concreti. Questo episodio sottolinea quanto la formazione medica sia essenziale per affrontare l’imprevisto con competenza e sicurezza, incarnando una vocazione che si manifesta ogni volta che la vita lo richiede.