Allergologia. Quando le lacrime dei bambini raccontano la malattia

Le lacrime possono diventare una preziosa fonte di informazioni cliniche nei bambini con allergie oculari gravi. Un nuovo studio del Bambino Gesù rivela come un semplice test possa guidare diagnosi e terapie personalizzate.

Sommario

  1. Il test di Schirmer
  2. La cheratocongiuntivite primaverile o vernal
  3. Un semplice test oculistico rivela lo stato dell’infiammazione e l’efficacia della terapia
  4. Dalle lacrime una svolta nella cura: diagnosi più precise e terapie su misura per i bambini
  5. Il corso ECM dedicato

Articolo tratto da Quotidiano Pediatria

Le lacrime possono raccontare molto, anche da un punto di vista clinico.

Il test di Schirmer

Soprattutto se raccolte con il test di Schirmer: un esame semplice da eseguire usato comunemente in oculistica che i ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù hanno trasformato in una chiave d’accesso all’universo immunologico della cheratocongiuntivite primaverile (VKC), una forma rara e grave di allergia oculare che colpisce prevalentemente bambini e adolescenti.

I risultati di questo lavoro sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Allergy. Lo studio è frutto di una collaborazione tra l’Unità di Ricerca Cellule Linfoidi dell’Immunità Innata e l’ambulatorio multidisciplinare dedicato a questa patologia coordinato dall’Unità Operativa di Allergologia e dall’Unità Operativa di Oculistica. 

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La cheratocongiuntivite primaverile o vernal

La cheratocongiuntivite primaverile o vernal (primaverile in latino) è una forma di allergia oculare particolarmente severa che provoca prurito, lacrimazione, fotofobia e con un impatto significativo sulla qualità della vita dei piccoli pazienti. È caratterizzata da una infiammazione della congiuntiva più complessa e più grave di quella presente nella congiuntivite allergica propriamente detta (da pollini, acari, muffe), con un maggior rischio di complicanze quali cheratite, ulcere corneali, cheratocono. Sebbene siano disponibili terapie locali – dagli antistaminici ai corticosteroidi fino ai colliri immunosoppressivi – non tutti i bambini rispondono allo stesso modo ai trattamenti.

 

Un semplice test oculistico rivela lo stato dell’infiammazione e l’efficacia della terapia

Lo studio multidisciplinare condotto da medici e ricercatori del Bambino Gesù ha analizzato 58 campioni lacrimali di pazienti con VKC, prelevati attraverso il test di Schirmer, un esame di routine utilizzato per valutare la produzione di lacrime, che consiste nell’applicazione di una strisciolina di carta assorbente nel fornice congiuntivale inferiore. “Abbiamo scoperto che questo semplice test, già usato abitualmente nella visita oculistica, ci consente di raccogliere cellule immunitarie presenti sulla superficie oculare e di analizzarne la composizione – spiega Paola Vacca, responsabile dell’Unità di Ricerca Cellule Linfoidi dell’Immunità Innata – Questo ci permette di capire quanto è attiva l’infiammazione e se il paziente sta rispondendo alla terapia o ha bisogno di un cambiamento di trattamento”.

Lo studio ha mostrato una chiara correlazione tra la quantità di leucociti (cellule del sistema immunitario) presenti nella lacrima e la risposta alla terapia. I bambini non trattati o non responsivi alle cure presentavano un numero elevato di cellule infiammatorie, mentre quelli che mostravano un miglioramento clinico avevano un ridotto numero di cellule infiammatorie.

Dalle lacrime una svolta nella cura: diagnosi più precise e terapie su misura per i bambini

“Grazie a questi dati, possiamo oggi individuare soglie di riferimento per valutare la gravità della patologia e prevedere l’efficacia del trattamento – sottolinea Maria Cristina Artesani, allergologa dell’Ambulatorio dedicato alla cheratocongiuntivite primaverile – il nostro obiettivo è offrire ai bambini cure più mirate, evitando terapie poco efficaci o troppo aggressive» conferma Mariacristina Esposito, dell’Unità Operativa di Oculistica. La possibilità di monitorare l’efficacia dei trattamenti attraverso un esame non invasivo rappresenta un passo importante verso una medicina sempre più personalizzata. Il test, infatti, è ben tollerato anche dai pazienti più piccoli e può essere ripetuto nel tempo per seguire l’evoluzione della malattia”.

“Questo studio è il frutto di una sinergia concreta tra assistenza e ricerca, resa possibile grazie all’organizzazione trasversale dell’Ospedale – conclude Nicola Tumino, dell’Unità di Ricerca Cellule Linfoidi dell’Immunità Innata – Per quanto molto impegnativa, siamo orgogliosi ed entusiasti di questa impostazione di lavoro che, come sempre, pone al centro la cura dei nostri piccoli pazienti e al contempo favorisce il progredire delle conoscenze scientifiche per diagnosi sempre più precise e terapie più mirate”.

Il corso ECM dedicato

Per approfondire il tema delle allergie in età pediatrica, partecipa al corso da 4.5 ECM “Allergie alimentari nei bambini: diagnosi precoce e gestione integrata”. Il percorso formativo offre strumenti pratici per riconoscere e gestire le diverse forme di allergia alimentare nei più piccoli, con un approccio aggiornato e multidisciplinare. Un’opportunità utile per pediatri e professionisti sanitari interessati a una presa in carico completa e personalizzata.

Di: Articolo tratto da Quotidiano Pediatria

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