Integratori: come orientarsi? Quando sono inutili o addirittura rischiosi

Scopri come e quando consigliare gli integratori alimentari. Guida pratica per un uso corretto e sicuro, con consigli di esperti.

Sommario

  1. Integratori, che cosa dice la scienza: quando sono utili?
  2. E quando sono inutili (o addirittura rischiosi)?
  3. Come orientarsi? Le 3 regole d’oro
  4. Educare il paziente: un ruolo chiave per il professionista sanitario
  5. Gli integratori non curano: attenzione ai messaggi fuorvianti

Gli integratori non sono farmaci, ma prodotti destinati a integrare la dieta in situazioni specifiche. Possono contenere vitamine, sali minerali, aminoacidi, acidi grassi essenziali (come gli omega-3), fibre, probiotici, estratti vegetali o altre sostanze con effetto fisiologico. 

Il loro scopo non è quello di curare malattie, ma di sostenere l’organismo in condizioni di aumentato fabbisogno o lievi carenze nutrizionali. Non devono essere considerati una “scorciatoia” per evitare una dieta sana, né una formula magica per sentirsi meglio: la base di una buona salute resta sempre l’alimentazione equilibrata.  

In Italia, gli integratori sono regolamentati dal Decreto Legislativo 21 maggio 2004, n. 169, che ne definisce requisiti di sicurezza, composizione e modalità d’uso, in armonia con le normative europee. Il Ministero della Salute è responsabile del controllo dei prodotti immessi sul mercato. 

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Scopri come e quando consigliare gli integratori alimentari. Guida pratica per un uso corretto e sicuro, con consigli di esperti.

Integratori, che cosa dice la scienza: quando sono utili?

L’assunzione di integratori può essere davvero efficace, ma solo in contesti precisi, dove sia presente una carenza o un aumento reale del fabbisogno. Vediamo alcuni esempi ben documentati: 

  • Durante la gravidanza, l’assunzione di acido folico è fortemente raccomandata per ridurre il rischio di malformazioni del tubo neurale nel feto. Secondo uno storico studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, questa integrazione può prevenire fino al 70% dei casi (Czeizel & Dudas, 1992). 
  • Negli anziani, l’assunzione combinata di vitamina D e calcio può contribuire a ridurre il rischio di fratture osteoporotiche. Studi metanalitici come quello della National Osteoporosis Foundation (Weaver et al., 2016) lo confermano. 
  • Chi segue un’alimentazione vegetariana o vegana può beneficiare dell’integrazione di vitamina B12, ferro, zinco e omega-3 a lunga catena, che risultano più difficili da assumere in quantità sufficienti attraverso alimenti di origine vegetale (Elorinne et al., 2016). 
  • Gli sportivi, in particolari condizioni di stress fisico intenso, possono trarre vantaggio da integratori mirati di proteine, aminoacidi e creatina, ma solo se inseriti in una dieta già equilibrata e sotto controllo professionale (Maughan et al., 2018). 
  • In caso di patologie gastrointestinali o terapie antibiotiche prolungate, i probiotici possono contribuire a riequilibrare la flora intestinale e ridurre sintomi come gonfiore e diarrea. 

E quando sono inutili (o addirittura rischiosi)?

Non sempre “più è meglio”. In persone sane, ben nutrite e senza specifici fabbisogni, molti integratori non apportano benefici reali e alcuni possono perfino comportare rischi per la salute. 

Una vasta ricerca pubblicata sul New England Journal of Medicine (Manson et al., 2019) ha mostrato che l’assunzione regolare di multivitaminici in soggetti sani non riduce il rischio di tumori o malattie cardiovascolari. Anzi, dosaggi eccessivi di alcune vitamine antiossidanti come la vitamina E o il beta-carotene sono stati associati a un aumento della mortalità in studi clinici controllati (Bjelakovic et al., 2007). 

Inoltre, va ricordato che molte sostanze possono interagire con farmaci o causare effetti collaterali. La vitamina A, per esempio, in dosi elevate è potenzialmente tossica in gravidanza; il ferro può causare disturbi gastrointestinali o interferire con l’assorbimento di altri nutrienti; e numerosi integratori a base di erbe possono interferire con terapie farmacologiche (come l’iperico con i contraccettivi orali o alcuni antidepressivi). 

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Come orientarsi? Le 3 regole d’oro

  1. Mai senza una valutazione personalizzata

Prima di assumere un integratore, è fondamentale capire se c’è davvero bisogno. Questo significa valutare la dieta, lo stile di vita, l’età, lo stato di salute e — quando necessario — fare esami del sangue per verificare eventuali carenze.

  1. Scegliere solo integratori con indicazioni fondate

Non tutti i prodotti in commercio hanno basi scientifiche solide. È sempre meglio affidarsi a integratori consigliati da medici, dietisti o farmacisti, e diffidare da prodotti “miracolosi” o venduti con claim generici di benessere.

  1. Attenzione alla quantità e alla durata

Anche un integratore utile può diventare dannoso se assunto per troppo tempo o in dosi elevate. Per questo è importante seguire sempre le dosi consigliate e valutare periodicamente l’effettiva necessità di continuare l’integrazione.

Modalità di assunzione: quando, come e per quanto tempo?

L’efficacia di un integratore non dipende solo dalla sua composizione, ma anche — e soprattutto — dalle modalità con cui viene assunto. Non basta scegliere il prodotto giusto: il “quando”, il “come” e il “per quanto tempo” sono fattori determinanti per ottenere benefici reali e prevenire effetti indesiderati.

Seguire le dosi consigliate: no al fai-da-te

Una delle prime regole è rispettare la posologia indicata sulla confezione o prescritta dal professionista sanitario. Anche se gli integratori sono liberamente acquistabili, questo non significa che siano sempre innocui. Alcuni nutrienti, in dosi elevate, possono accumularsi nell’organismo e diventare tossici: è il caso, ad esempio, della vitamina A o del ferro.

Tempi e modalità di assunzione: non tutti gli integratori sono uguali

Ogni sostanza ha le sue caratteristiche di assorbimento e interazione con altri alimenti o farmaci. Per esempio:

  • Il ferro è più efficace se assunto a stomaco vuoto, ma può causare fastidi gastrointestinali; in questi casi, va valutata un’assunzione con un piccolo pasto o insieme a vitamina C, che ne facilita l’assorbimento.
  • Gli omega-3, invece, vengono assorbiti meglio dopo i pasti, in particolare quelli ricchi di grassi, perché la loro biodisponibilità aumenta in presenza di lipidi.
  • La vitamina D è liposolubile e anch’essa va assunta con cibi contenenti grassi per essere assimilata correttamente.

Per questo motivo è importante non improvvisare e non prendere decisioni basandosi solo su consigli trovati online o su esperienze altrui.

Durata del trattamento: cicli brevi o terapie più lunghe?

Non tutti gli integratori vanno assunti “a tempo indeterminato”. Cicli brevi, da 15 a 30 giorni, sono spesso indicati per supportare l’organismo in periodi specifici, come i cambi di stagione, situazioni di stress o convalescenze. Tuttavia, in caso di carenze croniche o stati carenziali diagnosticati, può essere necessaria un’assunzione prolungata, sempre sotto monitoraggio medico.

Prolungare l’uso di un integratore senza controllo, anche se inizialmente utile, può portare a squilibri o rendere inefficace il trattamento.

Monitoraggio degli effetti: ascoltare il proprio corpo

Come per qualsiasi intervento sul proprio equilibrio fisiologico, osservare gli effetti dell’integratore è fondamentale. Se si notano miglioramenti (maggiore energia, meno disturbi, esami del sangue migliorati), è segno che il trattamento sta funzionando. Ma in presenza di effetti collaterali — anche lievi come nausea, irritabilità o disturbi intestinali — è opportuno sospendere l’assunzione e rivolgersi al medico.

Educare il paziente: un ruolo chiave per il professionista sanitario

La diffusione degli integratori ha reso evidente una necessità: guidare le persone a un uso consapevole, evitando errori di valutazione e scelte influenzate più dalla pubblicità che dalla scienza. In questo scenario, il ruolo del medico, del farmacista, del dietista e del nutrizionista diventa cruciale. 

Spiegare cosa sono — e cosa non sono — gli integratori 

Uno dei primi compiti educativi è chiarire la natura degli integratori. Troppo spesso vengono percepiti come “farmaci naturali”, con capacità terapeutiche che in realtà non possiedono. Gli integratori non curano: servono a supportare l’organismo in particolari momenti o a colmare deficit nutrizionali, ma non sostituiscono una terapia medica né risolvono da soli problemi complessi. 

Promuovere uno stile di vita sano 

L’integratore può essere un aiuto, ma non può compensare un’alimentazione squilibrata, la sedentarietà o lo stress cronico. Per questo, il professionista ha la responsabilità di trasmettere il valore di una dieta varia, della regolare attività fisica e della qualità del sonno, prima ancora di consigliare qualsiasi prodotto. 

Personalizzare il consiglio 

Ogni persona è diversa: età, sesso, stile di vita, stato ormonale, eventuali patologie, farmaci assunti… tutto influisce sul fabbisogno nutrizionale. L’integratore “giusto” per un giovane sportivo potrebbe essere del tutto inadeguato per una donna in menopausa o un anziano con problemi renali. È qui che il consiglio del professionista fa la differenza, rispetto alla scelta autonoma basata su mode o indicazioni generiche. 

Allenare a una lettura critica delle pubblicità 

“Rinforza le difese”, “combatte la stanchezza”, “depura l’organismo”: sono solo alcune delle formule accattivanti usate nelle campagne promozionali degli integratori. Spesso, però, questi claim sono solo suggestivi e non supportati da evidenze solide. Il professionista ha il compito di educare il paziente a valutare con senso critico ciò che legge su giornali, social network e confezioni, aiutandolo a distinguere tra marketing e scienza. 

Integratori sì, ma con giudizio 

Gli integratori alimentari possono essere strumenti validi se inseriti in un percorso personalizzato, consapevole e monitorato. L’assunzione corretta, nei tempi e nelle modalità giuste, è ciò che li rende davvero efficaci e sicuri. E in tutto questo, il ruolo del professionista sanitario è centrale: non solo per consigliare il prodotto più adatto, ma per educare a un approccio responsabile alla propria salute. 

Norme e responsabilità 

Gli integratori alimentari sono sempre più diffusi nella popolazione generale, spesso considerati strumenti “naturali” per migliorare energia, benessere e difese immunitarie. Tuttavia, proprio per la loro accessibilità e la percezione di innocuità, è fondamentale che il loro utilizzo avvenga nel rispetto delle norme vigenti e con la guida di figure sanitarie qualificate. 

In Italia, la commercializzazione e l’uso degli integratori è regolata da precisi riferimenti normativi, che stabiliscono criteri di sicurezza, composizione, dosaggio e responsabilità nella comunicazione al pubblico. In questo contesto, medici, farmacisti, nutrizionisti e altri operatori sanitari rivestono un ruolo cruciale non solo nella consulenza al paziente, ma anche nella vigilanza sull’uso corretto di questi prodotti. 

Una cornice normativa chiara, ma da conoscere 

A livello europeo, gli integratori alimentari sono disciplinati dalla Direttiva 2002/46/CE, recepita in Italia con il Decreto Legislativo 21 maggio 2004, n. 169. La normativa definisce gli integratori come prodotti destinati ad integrare la dieta e non come medicinali, stabilendo le categorie di sostanze ammesse — come vitamine, sali minerali e altri principi nutritivi — e i loro limiti massimi di assunzione giornaliera, fissati per garantire la sicurezza. 

Ogni professionista che consiglia o somministra integratori dovrebbe essere aggiornato sui limiti di dosaggio, sulle indicazioni autorizzate, sulle forme di presentazione consentite e, non da ultimo, sulle implicazioni legali legate a una comunicazione inappropriata. 

Gli integratori non curano: attenzione ai messaggi fuorvianti

Uno degli aspetti più delicati riguarda la comunicazione al paziente. Gli integratori non possono essere presentati o percepiti come soluzioni terapeutiche. Promettere o anche solo suggerire che un prodotto naturale possa curare una malattia, senza prove scientifiche o approvazione normativa, espone il professionista a gravi responsabilità etiche e legali. 

La normativa vieta esplicitamente claim ingannevoli o non supportati da dati ufficiali. Frasi come “cura l’osteoporosi” o “abbassa il colesterolo” possono essere ammesse solo per farmaci, non per integratori, salvo nel caso di specifici claim approvati dall’EFSA (European Food Safety Authority). Anche i professionisti, quando consigliano un integratore, devono mantenere una comunicazione rigorosa e scientificamente fondata. 

Segnalare effetti avversi: anche per gli integratori esiste la vigilanza 

Sebbene non siano farmaci, anche gli integratori possono provocare effetti indesiderati, soprattutto in caso di interazioni con medicinali, sovradosaggi o ipersensibilità individuali. Per questo motivo, anche questi prodotti rientrano in un sistema di sorveglianza post-marketing, a cui anche i professionisti sanitari sono chiamati a partecipare. 

La farmacovigilanza — estesa anche alla nutrivigilanza — prevede che medici, farmacisti e altri operatori sanitari segnalino reazioni avverse sospette derivanti dall’uso di integratori all’AIFA o al Ministero della Salute. Questa collaborazione è fondamentale per identificare tempestivamente rischi potenziali e migliorare la sicurezza dei consumatori. 

Un approccio integrato e multidisciplinare 

L’efficacia e la sicurezza dell’uso degli integratori si fonda su un approccio condiviso tra diverse figure sanitarie. Il medico può identificare uno stato carenziale, il dietista strutturare un piano nutrizionale equilibrato, il farmacista consigliare formulazioni sicure e informare su eventuali interazioni. 

Collaborare non significa solo scambiarsi informazioni cliniche, ma anche costruire un percorso personalizzato per ogni paziente, dove l’integratore diventa uno strumento tra i tanti, usato con competenza e discernimento. 

Responsabilità condivise per un uso consapevole 

Gli integratori alimentari non sono banali “aiutini naturali”, ma sostanze attive che interagiscono con il nostro organismo e devono essere gestite con la stessa serietà riservata ad altri presidi sanitari. La normativa italiana ed europea offre un quadro chiaro, ma è fondamentale che i professionisti ne conoscano i dettagli e li applichino con rigore. 

Informare correttamente il paziente, evitare promesse ingannevoli, vigilare su eventuali reazioni avverse e collaborare con altre figure sanitarie: queste sono le principali responsabilità del professionista, che oggi più che mai è chiamato a essere non solo consulente, ma garante della salute pubblica. 

Gli integratori possono rappresentare un valido aiuto per il benessere, se utilizzati correttamente. È fondamentale che il consiglio sia frutto di una valutazione professionale, basata su evidenze scientifiche e bisogni individuali. In un contesto di sovrabbondanza di informazioni e prodotti, il ruolo del professionista è centrale per guidare il paziente verso scelte consapevoli, sicure e realmente efficaci. 

 

Di: Cristina Saja, giornalista e avvocato

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