Una recente revisione sistematica con meta-analisi a rete, pubblicata sul British Medical Journal, ha valutato l’effetto delle diverse forme di digiuno intermittente – tra cui il digiuno a giorni alterni, il time-restricted eating (alimentazione in finestre temporali ristrette) e il digiuno di un giorno intero – confrontandole con la restrizione calorica continua e con diete ad-libitum (senza restrizioni) sugli esiti cardiometabolici.
Sono stati analizzati 99 trial clinici randomizzati condotti su 6582 adulti (di cui 720 sani e 5862 con condizioni di salute preesistenti), individuati attraverso database come Medline ed Embase fino a novembre 2024. L’obiettivo primario era la variazione del peso corporeo, accompagnata da altri indicatori come metabolismo glucidico, profilo lipidico, pressione arteriosa e marcatori infiammatori ed epatici.
I risultati principali: il vantaggio del digiuno a giorni alterni
Tutte le strategie dietetiche, sia quelle basate sul digiuno intermittente che sulla restrizione calorica continua, hanno mostrato efficacia nel ridurre il peso corporeo rispetto alle diete senza restrizioni. Tuttavia, solo il digiuno a giorni alterni ha dimostrato un beneficio significativo rispetto alla restrizione calorica continua, con una perdita media di peso di 1,29 kg (IC 95%: da −1,99 a −0,59), secondo prove di moderata certezza.
Rispetto alle altre forme di digiuno intermittente, il digiuno a giorni alterni ha prodotto riduzioni lievi ma significative del peso rispetto sia al time-restricted eating (−1,69 kg) che al digiuno di un giorno intero (−1,05 kg). Anche per quanto riguarda i parametri lipidici, questa strategia si è distinta positivamente, migliorando colesterolo totale, trigliceridi e lipoproteine non-HDL rispetto al time-restricted eating.
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Prospettive future: benefici simili, ma servono studi più lunghi
Nel complesso, le differenze tra digiuno intermittente e restrizione calorica continua sono risultate modeste, suggerendo che entrambe le strategie possano essere valide per la perdita di peso e la riduzione del rischio cardiometabolico. I benefici maggiori del digiuno a giorni alterni si sono osservati soprattutto negli studi di breve durata (meno di 24 settimane).
Nei trial più lunghi (≥24 settimane), tutti i tipi di dieta si sono dimostrati superiori rispetto alle diete ad-libitum, ma non si sono rilevate differenze sostanziali tra le diverse strategie restrittive. I ricercatori sottolineano la necessità di studi a lungo termine per confermare questi risultati e chiarire il reale impatto del digiuno intermittente sul controllo glicemico e su altri fattori di rischio cardiometabolico.