Parlare di mindfulness in un mondo digital a velocità supersonica

Praticare la mindfulness aiuta a gestire lo stress e l’ansia di professionisti e pazienti. Il contributo di Consuelo Cesaroni, psicologa psicoterapeuta e formatrice su Consulcesi.

Contributo a cura di Consuelo Cesaroni

Psicologa, Psicoterapeuta, Formatrice presso scuole di psicoterapia, master e istituti di formazione post-universitaria. Svolge attività di consulenza individuale e di gruppo in ambito sportivo e organizzativo in più zone di Roma. Autrice di articoli scientifici nazionali ed internazionali su diversi temi. Da diversi anni esperta in mindful eating e psicologia dell’alimentazione.

Capita a tutti di trascorrere diverse ore della quotidianità con l’acceleratore esistenziale premuto. Spesso le persone cercano di limitare al massimo i famosi “tempi morti” (che poi tanto morti non sono). La velocità, possiamo affermare, accende l’interruttore dell’ansia. È un errore comune pensare che è l’ansia a renderci veloci. In realtà è l’opposto: la velocità esistenziale e la dimensione del “devo” danno il segnale di accensione all’ansia che poi, una volta attivata, rende la nostra velocità ancora maggiore.
A volte accade che la mente corre velocissima mentre il corpo, sopraffatto, rimane fermo e inerte. Quando avviene tutto ciò si ha la comparsa, soprattutto serale, di picchi d’ansia. Quando stiamo bene con qualcuno, quando vogliamo bene a qualcuno, quando stiamo facendo qualcosa che ci piace rallentiamo.

Veritas est! Vorremmo fermare il tempo!

Allora rallentare, con la pratica della mindfulness, può essere un ansiolitico molto potente. Cosa c’è di meglio che ricordarsi la possibilità di essere al sicuro nel momento presente?
Al sicuro con noi stessi…Quella sicurezza regalata dalla capacità di sapersi fermare e stare. La società attuale combatte spesso con la lentezza: le persone sono solite combatterla, nel traffico cittadino, nei processi fenomenologici, nelle risposte.
Tutto sembra imbevuto del pregiudizio che la lentezza impedisca di fare, di essere produttivi e di valore. Essere all’altezza delle situazioni, in questo ” gioco” di paradossi e pregiudizi, diventa inversamente proporzionale alla lentezza esistenziale.
La lentezza è la base in cui lasciar emergere la consapevolezza. La psicoterapia della Gestalt, afferma: “Consapevolezza mezza salvezza!” Noi, spesso, non siamo inconsapevoli: siamo solo veloci. Così, quando rallentiamo, iniziano ad emergere le sensazioni fisiche ed emotive che la velocità copre.
Quando avremo voglia di incontrarle basterà rallentare. Questo ci insegna la mindfulness!
La tecnologia ha reso le nuove generazioni molto più veloci e, spesso immemori. Non si regge quella velocità: così si tende ad avere “blocchi” mnestici.
Non è un’epidemia di Alzheimer: è un’epidemia di velocità. La mindfulness regala la possibilità di variare il ritmo. Di lasciare la velocità a quelle cose che davvero la richiedono. E di dare, a tutte le altre, il loro tempo, il loro giusto ritmo.

“C’è un legame segreto fra lentezza e memoria, fra velocità e oblio. Prendiamo una delle situazioni più banali: un uomo cammina per la strada. A un tratto cerca di ricordare qualcosa, che però gli sfugge. Allora, istintivamente, rallenta il passo. Chi invece vuole dimenticare un evento penoso appena vissuto accelera inconsapevolmente la sua andatura, come per allontanarsi da qualcosa che sente ancora troppo vicino a sé nel tempo. Nella matematica esistenziale questa esperienza assume la forma di due equazioni elementari: il grado di lentezza è direttamente proporzionale all’intensità della memoria; il grado di velocità è direttamente proporzionale all’intensità dell’oblio”
Milan Kundera

Può essere funzionale per il ben-essere passare dall’agire in modalità “pilota automatico” all’agire in modo consapevole, in cui c’è integrazione tra i nostri pensieri, le nostre emozioni e il nostro corpo e in cui si è attenti anche all’ambiente circostante. La mindfulness offre la possibilità di capire come rallentare.

“Il grande vantaggio di rallentare è recuperare il tempo e la tranquillità per creare connessioni significative con le persone, con la cultura, con il lavoro, con la natura, con i nostri corpi e le nostre menti”
Carl Honoré

Perché fare il corso: “Mindfulness: lo strumento per il benessere di professionisti e pazienti?

Perché si tratta di un corso che offre la possibilità di cimentarsi con una disciplina che si può rivelare estremamente utile nella vita di tutti i giorni. Praticare la mindfulness può infatti aiutare a gestire lo stress, gestire l’ansia e le emozioni che sperimentiamo nei vari contesti della nostra vita quotidiana. A scuola, a lavoro, all’ università oppure a casa, si presentano spesso delle situazioni che influiscono negativamente sul nostro umore e sul nostro benessere psicofisico, poiché generano reazioni di stress, rabbia o sensazione di impotenza e frustrazione. La mindfulness interviene portando a uno stato di piena consapevolezza non giudicante, che aiuta ad accettare il momento e le circostanze in cui ci troviamo, invece di giudicarci “colpevoli” dando origine a pensieri negativi che portano inevitabilmente a uno stato di malessere. Oltre all’applicazione nella vita di tutti i giorni, la mindfulness può essere un ottimo strumento per supportare chi si trova in una situazione particolare che lo costringa a gestire una mole importante di stress. Può trattarsi di momenti della vita delicati come la gravidanza, oppure circostanze mediche come la fase di superamento di un trauma oppure l’insorgenza di una condizione patologica.
La mindfulness, quindi, trova terreno fertile sia nella salutogenesi che nella patogenesi.
Nello specifico può fungere da supporto per le terapie mediche tradizionali andando a migliorare lo stato emotivo del paziente.

“Mindfulness è …girarsi verso la vita… vivere la vita come se ogni momento fosse importante, come se ogni momento contasse e ci si potesse lavorare anche se si tratta di un momento di dolore, di tristezza, di disperazione o di paura”.
Jon Kabat-Zinn

Basterebbero pochi minuti al giorno per imparare a gestire in modo equilibrato le emozioni, i pensieri, i bisogni, lo stress. Come fare? Ve lo spieghiamo con questo corso io e la Dott.ssa Maria Cristina Gori. Lei, medico Neurologa e Psicoterapeuta, si occupa della parte medico-scientifica.
Una sola parola per tanti significati, molto chiacchierati e forse poco capiti.
Negli ultimi anni solo negli Usa si spendono oltre 4 miliardi di dollari l’anno tra l’acquisto di corsi individuali, aziendali o di libri. In realtà, non si tratta, però, di una tecnica prodigiosa ma di uno stato della mente che si guadagna ripetendo specifiche meditazioni di consapevolezza. Pratiche accessibili a tutti che non richiedono di fermarsi e svuotare la mente ma, al contrario, insegnano a “surfare” la realtà in modo assertivo e resiliente.
Mindfulness non è una semplice meditazione antistress, è un modo diverso di percepire la vita, di stare al mondo.
La mindfulness, in quest’ ottica, favorisce la percezione della realtà così come veramente è, denudata dai filtri che automaticamente le applichiamo. Questi filtri sono i condizionamenti ereditati dalla famiglia, dall’educazione ricevuta, dal contesto socio-culturale di appartenenza e dalle esperienze che ci frenano come zavorre. Sono gabbie e catene che, con un corretto addestramento mentale, possiamo riconoscere e spezzare.
Pochi minuti al giorno di “pulizia mentale”.
Raggiungere questo stato di grazia e gentilezza con sé stessi richiede allenamento. Ma non molto tempo. Non più di quello che spendiamo per lavarci i denti e farci la doccia ogni giorno. Pratica dopo pratica, con un addestramento si riesce a sviluppare uno stato di presenza mentale in cui ogni emozione destabilizzante è percepita per ciò che è: un fenomeno meteorologico della mente.
Le emozioni non spariscono ma perdono potere. Si coltivano emozioni capaci di trasformare letteralmente il cervello: gioia, gratitudine, gentilezza, benevolenza.
Le neuroscienze, come spiega la dott.ssa Gori, confermano: praticando correttamente, nel cervello si sviluppano le aree deputate all’entusiasmo, al piacere e alla capacità di trovare facilmente soluzioni ai problemi.

Cosa è veramente la Mindfulness?

La Mindfulness è uno stato di consapevolezza che emerge dal prestare attenzione, momento per momento, alla propria esperienza, senza giudicarla.
Significa mantenere una consapevolezza, attimo per attimo, alle nostre sensazioni corporee, i nostri pensieri, sentimenti, e l’ambiente circostante.
Negli ultimi anni è stata introdotta nel mondo occidentale come una pratica secolare di consapevolezza. Il padre della Mindfulness è stato Jon Kabat-Zinn con il suo programma di riduzione dello stress.
La Mindfulness sta avendo un forte impatto sulla nostra società, e sta letteralmente rivoluzionando la psicoterapia, la promozione della salute, la medicina complementare e psicosomatica, il counseling, l’educazione scolastica e genitoriale.
È sempre più utilizzata negli studi di psicologi e psicoterapeuti, negli ospedali, dalle persone con dolore cronico ai pazienti con tumore, nelle carceri, nelle aziende, e sta diventando sempre di più parte di programmi formativi.

Diversi studi, negli ultimi anni, stanno dimostrando che la Mindfulness, può portare una serie di benefici fisici, psicologici e sociali.
È efficace per il nostro corpo. Si sta, sempre di più, dimostrando con studi di rilevanza scientifica che, dopo appena otto settimane di allenamento, la pratica della meditazione Mindfulness può aumentare la capacità del nostro sistema immunitario di combattere le malattie. Altre ricerche dimostrano che è capace di ridurre i sintomi psicosomatici, il dolore cronico, migliorare la qualità del sonno e ridurre molti sintomi fisici collegati allo stress (tensioni muscolari, dolori, difficoltà digestive, ecc…).
È buona per la nostra mente: alcuni studi hanno trovato che la Mindfulness aumenta le emozioni piacevoli, riduce le emozioni spiacevoli e lo stress. Può essere efficace, quindi, integrarla con il contenimento farmacologico ed il sostegno psicologico nel combattere la depressione e prevenire la ricaduta.
Recenti studi, inoltre, suggeriscono che aiuta a ridurre le distrazioni e migliora la nostra capacità di memoria.
È utile per i genitori e per i futuri genitori: può infatti ridurre l’ansia, lo stress e la depressione correlati alla gravidanza.
Si è potuto riscontrare, nello specifico, che migliorano le capacità genitoriali, si alza la soglia della pazienza.

Si è riscontrato, inoltre, che l’insegnamento della Mindfulness in aula riduce i problemi di comportamento e l’aggressività tra gli studenti e migliora i loro livelli di felicità e la capacità di prestare attenzione. Gli insegnanti formati nella consapevolezza mostrano anche la pressione sanguigna più bassa, meno emozioni negative e maggiore compassione e empatia.
Aiuta i professionisti sanitari a far fronte allo stress, a collegarsi ai loro pazienti e a migliorare la loro qualità di vita generale. Aiuta anche i professionisti della salute mentale riducendo le emozioni negative e la possibilità di burn-out.
Recenti studi mostrano che le aziende che hanno implementato programmi di mindfulness hanno riscontrato nel personale un decision making migliore, una riduzione dei conflitti, una riduzione dei problemi di salute e dei permessi per malattia, ovviamente una riduzione dello stress, ma anche leadership più positive e apprezzate.

L’ultima parte del corso, non per questo meno importante, è dedicata all’ applicazione della mindfulness nel mondo della nutrizione. La mindful eating è un approccio innovativo al cibo basato sulla mindfulness che non prescrive cosa mangiare e cosa non mangiare, ma insegna come mangiare. La mindful eating pratica l’alimentazione consapevole: la capacità di portare piena attenzione e consapevolezza all’esperienza alimentare e al cibo. Con la mindfulness si riesce ad andare oltre le diete. È una rivoluzione permanente in grado di trasformare alla radice il rapporto con il cibo. Una semplice dieta, spesso, è una risposta temporanea e non duratura a un problema ben più complesso. Con la mindfulness ci si propone proprio di cambiare il rapporto ed il legame (a volte disfunzionale) con l’alimentazione.

Di: Redazione Consulcesi Club

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