La situazione formativa tra gli iscritti alla Federazione nazionale degli Ordini delle professioni sanitarie tecniche della riabilitazione e della prevenzione (FNO TSRM e PSTRP), a pochi mesi dal termine della scadenza del triennio ECM 2023-2025 appare ancora frammentata. Un dato preoccupa: tra il 25% e il 30% dei professionisti non ha ancora assolto all’obbligo formativo, e una parte di questi non ha accumulato nemmeno un credito ECM. Un problema che rischia di tradursi non solo in un vulnus professionale e deontologico, ma anche in conseguenze concrete, come la perdita della copertura assicurativa a partire dal 2026, con l’entrata in vigore del decreto attuativo della Legge Gelli.
Di strategie messe in campo, prospettive future e temi chiave (dall’intelligenza artificiale alla necessità di corsi più aderenti alla pratica clinica) abbiamo parlato con il dottor Iacopo Negri, membro del Comitato centrale e delegato alla Formazione ECM della Federazione Nazionale Ordini TSRM e PSTRP, con cui facciamo il punto sull’attuale stato dell’arte, con uno sguardo che va anche oltre la scadenza del 31 dicembre, per riflettere su quale direzione debba prendere l’evoluzione del sistema ECM e quale debba essere il ruolo degli Ordini e della Federazione nel promuovere una cultura della formazione realmente condivisa e sentita.
Situazione formativa: ancora troppi professionisti senza crediti ECM
Dottor Negri, il 31 dicembre segna la scadenza di questo triennio formativo. Qual è attualmente la situazione formativa tra gli iscritti alla Federazione nazionale degli Ordini delle professioni sanitarie tecniche della riabilitazione e della prevenzione?
La situazione anzitutto è molto a macchia di leopardo, e dipende molto dalla collocazione geografica dei vari ordini. Diciamo però che, grossomodo, al netto di modifiche che ci potranno ancora essere, circa il 25-30% non ha assolto l'obbligo formativo. Di questi, circa il 20% non ha fatto neanche un credito. Questo sarà probabilmente il problema principale che dovremo affrontare, ma che forse tutti dovranno affrontare in futuro: come spingere quelli che non hanno fatto alcuna formazione, e come risolvere queste problematiche.
Le strategie della Federazione per spingere sulla formazione
La Federazione ha messo in campo delle strategie per ricordare la scadenza agli iscritti e per supportarli nel rispetto della scadenza?
Noi, come Federazione, all’indomani dell’elezione del nuovo Comitato centrale ci siamo mossi subito, sia facendo una circolare ad hoc, in cui ricordavamo che ogni Ordine deve controllare e certificare la formazione degli iscritti, sia con l’idea di fare un punto zero sul discorso formazione, organizzando un corso (che si terrà a settembre), coinvolgendo i Presidenti degli Ordini, i loro delegati alla formazione e anche Agenas, il nostro partner tecnologico. Questo proprio per cercare di fare un po’ il punto della situazione, capire quali possano essere le strategie più convincenti per risolvere il problema e, soprattutto, per far comprendere agli iscritti che questo è un passo da fare: la formazione è fondamentale per loro, ma soprattutto per i pazienti.
Il futuro della formazione: intelligenza artificiale e corsi su misura
A suo avviso, quali dovrebbero essere le direttrici su cui dovrebbe orientarsi l’evoluzione della formazione per le professioni tecnico-sanitarie dal prossimo triennio in poi?
Sicuramente il tema che è un po’ sulla bocca di tutti, ma che obiettivamente è ormai una realtà ed è anche il futuro, è quello dell’intelligenza artificiale. Questo è un tema da cui ormai non si può più prescindere. E dirò di più: secondo me, e secondo la Federazione, andrebbe proprio inserito nel dossier formativo. L’intelligenza artificiale è ormai un elemento fondamentale nella vita di tutti i giorni.
Altro passo fondamentale, a mio avviso, è quello di rendere i corsi di formazione più adeguati al profilo di ogni professione. Collegare l’intelligenza artificiale alle competenze specifiche di ciascuna professione favorirebbe non solo l’aggiornamento e quindi lo renderebbe più attuale, ma renderebbe probabilmente anche più attrattivi i corsi di formazione, che finora risultano ancora un po’ distanti, talvolta trattano tematiche troppo generiche o lontane dalla pratica quotidiana.
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Formazione e rischio assicurativo: quanto sono consapevoli i professionisti?
Arriviamo al tema assicurativo. Nel 2026, con il decreto attuativo della Legge Gelli, senza aver completato almeno il 70% degli attuali crediti del triennio, si rischia di perdere la copertura assicurativa. I vostri iscritti sono consapevoli di questo rischio e di quanto potrebbe impattare sul loro lavoro?
Questo era proprio il tema, molto complesso, che abbiamo affrontato nella nostra circolare, nella quale abbiamo cercato di ricordare agli iscritti, e di rendere partecipi anche gli Ordini, della problematica assicurativa. In questo senso, ci aiuta sicuramente l’esperienza che abbiamo avuto con l’aumento della litigiosità e della gravità delle cause. Le segreterie degli Ordini, più che adottare un approccio sanzionatorio, potrebbero forse adottare un sistema premiante: per esempio con una riduzione del premio assicurativo per il professionista virtuoso. Questo approccio probabilmente sarebbe più efficace nel promuovere la formazione rispetto a un sistema sanzionatorio che, in un Paese come il nostro, rischia poi di innescare cause giudiziarie lunghe e complesse.
Riformare il sistema ECM: più qualità, coerenza e concretezza
Come sempre, in prossimità della fine del triennio si parla di un’evoluzione, o rivoluzione, del sistema ECM. Quali sono, a suo avviso, i punti da attenzionare e quale potrebbe essere la proposta di TSRM-PSTRP?
Innanzitutto, un tema caldo è sicuramente quello di capire come potrebbero essere valutati i corsi fatti all’estero. È un tema che abbiamo cercato di affrontare in molti modi, non sempre riuscendo totalmente. Un altro problema è quello di collegare in maniera più coerente il valore in crediti ECM rispetto alla durata e alla qualità del corso. Non sempre, infatti, c’è stata corrispondenza tra i crediti erogati e l’effettiva qualità dei corsi. Inoltre, spesso si fanno corsi che parlano di dirigenza o di temi molto alti, che toccano solo una piccola parte dei professionisti sanitari. A mio avviso, i corsi dovrebbero essere molto più calati nella quotidianità, ritagliati su ciò che un professionista affronta ogni giorno nel proprio lavoro. Anche questo potrebbe essere un incentivo importante a formarsi e ad affrontare meglio le sfide della professione.
Recupero dei trienni passati: opportunità o messaggio sbagliato?
È notizia degli ultimi giorni quella della nuova delibera della Commissione ECM: dal prossimo triennio, sarà possibile recuperare anche molti trienni passati, fino al 2014. E finalmente, per chi è sempre stato virtuoso, arriva quella promessa di premialità. È questa la direzione giusta?
Il discorso della compensazione ha funzionato in passato: qualcuno è riuscito a spalmare i crediti su più trienni. Tuttavia, rimane il problema principale: cosa fare con chi non ha fatto nessuna formazione. Finché uno ha crediti in surplus e può spalmarli, ben venga. Ma se è vero, come sembra, che ci sarà la possibilità, fino al 2028, di recuperare addirittura tre trienni precedenti, allora chi non ha mai fatto formazione dovrebbe totalizzare qualcosa come 750 crediti. Insomma, diventa difficile. Non so se accettare questa possibilità dia un buon messaggio ai professionisti. Cioè, significa che in tre anni si possono colmare dieci anni di mancata formazione. Non so sinceramente se sia la strada giusta.