Radiologia senza iodio: al San Camillo si sperimenta la CO₂ per pazienti fragili

L’anidride carbonica viene impiegata come mezzo di contrasto sicuro per pazienti con insufficienza renale o allergie, in particolare nello studio dell’emodinamica epatica.

Sommario

  1. Indicazioni precise: quando usare la CO₂
  2. Vantaggi clinici e diagnostici della CO₂
  3. Una scelta mirata, non sostitutiva

Presso l’Unità Operativa Complessa di Radiologia Interventistica dell’ospedale San Camillo Forlanini di Roma, l’anidride carbonica (CO₂) viene impiegata come mezzo di contrasto gassoso alternativo per specifiche categorie di pazienti. Lo spiega il dottor Gennaro Castiello: “Al San Camillo di Roma, per alcune categorie di pazienti a rischio, utilizziamo l’anidride carbonica (CO₂) come mezzo di contrasto gassoso alternativo al contrasto iodato”.

Si tratta di una tecnica nota da anni, ma che grazie all’innovazione tecnologica è oggi più sicura e gestibile, anche se ancora poco diffusa in Italia.

Indicazioni precise: quando usare la CO₂

L’uso della CO₂ è raccomandato nei casi in cui il paziente sia a rischio di nefropatia o presenti allergie al contrasto iodato. “Noi lavoriamo in radiologia interventistica sia su ambito vascolare sia extra-vascolare – chiarisce Castiello – ovviamente i principi di applicazione dell’anidride carbonica per studi angiografici sono quelli in pazienti con rischio di sviluppo di nefropatia, quindi pazienti con insufficienza renale cronica o pazienti con reazioni allergiche specifiche a mezzo di contrasto iodato”. Il San Camillo utilizza questa tecnica soprattutto per applicazioni epatiche, in collaborazione con gli epatologi, nell’ambito dello studio dell’emodinamica del fegato.

Vantaggi clinici e diagnostici della CO₂

Oltre a ridurre i rischi per i pazienti fragili, la CO₂ offre vantaggi diagnostici grazie alle sue caratteristiche fisiche. “Queste nuove tecnologie ci permettono di utilizzare l’anidride carbonica in maniera molto semplice e sicura – prosegue l’esperto – sia per pazienti che ne hanno necessità per rischio di sviluppo di danno renale sia come informazione aggiuntiva sullo studio dell'emodinamica epatica”.

La CO₂ è meno viscosa del contrasto iodato, penetra in modo differente nel letto vascolare e viene rapidamente riassorbita, senza impatto sul sistema renale o altri organi.

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Una scelta mirata, non sostitutiva

Il contrasto iodato resta comunque centrale nelle procedure di radiologia interventistica, per la sua maneggevolezza e l’efficacia procedurale. Tuttavia, la CO₂ rappresenta una risorsa preziosa in contesti specifici. “Il contrasto iodato è fondamentale perché è maneggevole, generalmente tollerato e ha un'ottima resa procedurale – conclude Castiello – però l'utilizzo della CO₂ sicuramente deve essere considerato in quei casi ritenuti rischiosi per alcuni pazienti o per applicazioni che ne sfruttino le specifiche caratteristiche fisiche”.

Diversa anche la tecnica di iniezione: mentre il contrasto iodato può essere facilmente utilizzato con qualsiasi catetere, la CO₂ richiede collegamento diretto al macchinario per ogni singola iniezione.

Di: Arnaldo Iodice, giornalista

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