Riproduzione assistita: il fattore tempo fa la differenza

Le coppie impiegano dai quattro ai cinque anni per avviare un percorso terapeutico adeguato. Un ritardo di un solo anno riduce fino al 22% la le probabilità di successo. L’intervista a Antonino Guglielmino, fondatore della SIRU 

Sommario

  1. Servono linee guida in materia
  2. Gli ostacoli da superare

In Italia le coppie infertili impiegano mediamente dai quattro ai cinque anni per iniziare un percorso terapeutico adeguato, che può comprendere anche la riproduzione assistita, a partire dal momento in cui decidono che hanno bisogno di aiuto nel concepimento di un figlio che non arriva. È quanto emerge da un’indagine condotta dalla Società Italiana di Riproduzione Umana (SIRU) nei centri italiani di riproduzione medicalmente assistita (RMA). Si tratta di un dato allarmante considerando che l'aumento dell'età e della durata dell'infertilità possono compromettere le possibilità di successo delle cure. La causa principale del ritardo nell’avvio del percorso terapeutico adeguato può essere attribuita alla mancanza di Linee Guida appropriate e dei relativi Percorsi Diagnostici e Terapeutici Assistenziali (PDTA) e, quindi, al fatto che le coppie non riescono ad orientarsi nella ricerca della soluzione.

Servono linee guida in materia

“Nel nostro Paese è necessaria una riorganizzazione del sistema della riproduzione medicalmente assistita che non è più procrastinabile – afferma Antonino Guglielmino, fondatore della SIRU -. In assenza di linee guida non si riesce a discutere concretamente di Percorsi Diagnostici e Terapeutici Assistenziali (PDTA). Questi rappresentano una cintura di protezione sanitaria per le coppie che, a partire dal medico di medicina generale o dal consultorio territoriale già coordinati con i centri di RMA, possono offrire, a seconda delle esigenze della coppia, esami diagnostici e terapie utili per raggiunge velocemente l'obiettivo del concepimento di un figlio”.

Gli ostacoli da superare

Proprio riguardo la possibilità di avere a disposizione linee guida appropriate, una recentissima sentenza del TAR del Lazio, emanata su ricorso delle società scientifiche SIRU, SIU, UROP e CECOS Italia, ha annullato tutte le raccomandazioni in materia clinica aventi carattere vincolante per tutti i centri medici, contenute nelle Linee Guida ministeriali sulla RMA del marzo 2024. Queste ultime, infatti, non erano state elaborate secondo le vigenti norme italiane sul Sistema Nazionale delle Linee Guida, istituito e disciplinato dalla Legge Gelli-Bianco. Inoltre, a distanza di otto anni dalla definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) in materia di Riproduzione Medicalmente Assistita entrati in vigore solo il 1° gennaio 2025, l’attuazione concreta su scala nazionale resta frammentaria e disomogenea. La discrezionalità regionale nell’applicazione delle norme, le differenze nei criteri di accesso, la carenza di centri pubblici accreditati e i tempi di attesa sempre più lunghi rappresentano ostacoli significativi per le coppie, generando diseguaglianze che minano il principio di equità del Servizio Sanitario Nazionale”, conclude Guglielmino. 

Di: Isabella Faggiano, giornalista professionista

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