Il Consiglio dei Ministri ha approvato il Disegno di legge delega per la riforma degli ordinamenti professionali, presentato dalla Ministra del Lavoro Marina Calderone e dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio. La delega, da attuare entro 24 mesi, prevede una revisione ampia e strutturata: formazione continua e tirocinio più snelli, semplificazione delle società tra professionisti, promozione del ricambio generazionale e misure per rafforzare trasparenza e meritocrazia negli organi professionali. Ma il punto più discusso riguarda la responsabilità professionale dei sanitari e l’introduzione di nuove norme sul cosiddetto “scudo penale”.
Scudo penale e medicina difensiva
Il DDL interviene sul codice penale stabilendo che il professionista sanitario che si attenga a linee guida e buone pratiche cliniche sarà punibile solo in caso di colpa grave, con l’obbligo per i giudici di considerare scarsità di risorse, urgenza e contesto organizzativo. “La norma mira a ridurre gli effetti perniciosi della cosiddetta medicina difensiva, che a sua volta è conseguente alle numerose e spesso infondate denunce nei confronti dei medici, con ricadute disastrose per l’efficienza del servizio sanitario e per la stessa salute dei cittadini”, spiegano i ministri Orazio Schillaci e Carlo Nordio.
Secondo le stime, la medicina difensiva costa oltre 11 miliardi l’anno e allunga le liste d’attesa. “Circoscrivere la responsabilità penale dei sanitari non significa affatto favorirne l’impunità – sottolineano – ma consentire ai medici di operare con maggiore serenità, dedicandosi senza sprechi di energie ai pazienti”.
Nuove regole per personale e formazione
Il Governo è delegato ad adottare entro il 31 dicembre 2026 decreti legislativi mirati per le professioni sanitarie. L’obiettivo è contrastare la carenza di personale e riequilibrarne la distribuzione territoriale, introducendo anche forme flessibili di impiego per gli specializzandi.
Tra le misure previste: incentivi per lo sviluppo di carriera, sostegni al personale che lavora in aree disagiate, razionalizzazione delle attività amministrative e maggiore sicurezza sul lavoro. Grande attenzione anche alla formazione, con la trasformazione del corso di medicina generale in Scuola di specializzazione e l’istituzione di nuove scuole per altre professioni sanitarie.
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Governance, innovazione e ruolo degli Ordini
Un pilastro della riforma è l’aggiornamento delle competenze in relazione all’evoluzione tecnologica. Viene istituito un Sistema nazionale di certificazione delle competenze e introdotta una strategia di governance per l’uso dell’intelligenza artificiale in sanità, nel rispetto delle normative europee.
Sul fronte degli Ordini professionali, si prevedono correttivi alla legge Lorenzin del 2018: revisione delle competenze, durata dei mandati e rafforzamento del loro ruolo come organi sussidiari dello Stato.
Le reazioni delle categorie professionali
La riforma è stata accolta con favore dalle principali organizzazioni mediche. Filippo Anelli, presidente Fnomceo, sottolinea: “Rendere stabili e strutturati gli interventi relativi alla responsabilità professionale significa restituire ai medici la giusta serenità, presupposto essenziale per la sicurezza delle cure”. Per Anaao Assomed, “finalmente la norma sulla responsabilità medica in caso di colpa grave diventa strutturale”. Più cauta la Cimo-Fesmed: “È fuorviante parlare di scudo penale, perché la definizione di colpa grave resta affidata al giudice”. Soddisfatta anche la Fnopi, che giudica il riordino “un passo nella giusta direzione” per valorizzare il personale sanitario e le sue competenze.