Salute mentale in età evolutiva: segnali, fattori di rischio e ruolo preventivo del pediatra

Partecipa al corso ECM sulla salute mentale e lo sviluppo emotivo nell'età pediatrica. Approfondisci le strategie per riconoscere sintomi, segnali e fattori di rischio e l'importanza del pediatra per supportare il benessere psicologico dei bambini.

Sommario

  1. Salute mentale in età evolutiva
  2. Il ruolo del pediatra
  3. Comunicazione efficace con bambini e genitori
  4. Comunicazione efficace con bambini e genitori

La salute mentale in età evolutiva è oggi un tema di crescente rilevanza per i pediatri, chiamati non solo a monitorare la crescita fisica dei bambini, ma anche a coglierne i segnali emotivi e psicologici. I disturbi psichici tra bambini e adolescenti risultano in costante aumento e spesso si manifestano in modo subdolo, attraverso segnali comportamentali o psico-somatici che richiedono un’osservazione attenta e competente. In questo contesto, il pediatra rappresenta la figura sanitaria più vicina alla famiglia, con la possibilità di intercettare precocemente segnali di disagio e promuovere benessere psicosociale, collaborando con scuole, servizi territoriali e specialisti.

Per supportare i professionisti in questa delicata missione, è stato realizzato il corso FAD “Salute mentale e sviluppo emotivo nell’età pediatrica disponibile sulla piattaforma Consulcesi Club e dedicato all’importanza della salute mentale nei primi anni di vita. Il percorso fornisce strumenti concreti per il riconoscimento precoce dei segnali di disagio psicologico, con particolare attenzione ai disturbi d’ansia, all’ADHD e alle situazioni di stress familiare. I partecipanti acquisiranno competenze pratiche per la gestione della comunicazione con i bambini e le famiglie, per attivare efficacemente le risorse territoriali disponibili e per rafforzare la propria capacità empatica nella relazione medico-paziente. L’obiettivo finale è promuovere il benessere psico-emotivo dei piccoli assistiti e potenziare l’intervento precoce del pediatra. Il Responsabile scientifico del corso - che offre 4.5 crediti ECM - è la Dott.ssa Lucilla Ricottini, Laureata in Medicina e Chirurgia e specializzata in Pediatria presso l'Università di Roma La Sapienza, con una lunga esperienza ospedaliera e accademica.

Salute mentale in età evolutiva

La salute mentale nei primi anni di vita è fondamentale per garantire un adeguato sviluppo emotivo, relazionale e cognitivo. I pediatri hanno il compito di valutare non solo gli aspetti fisici della crescita, ma anche i segnali di disagio psicologico, spesso espressi con modalità indirette o somatiche. Per salute mentale in età evolutiva si intende la capacità del bambino di gestire le emozioni, instaurare relazioni positive e affrontare le sfide quotidiane in modo adeguato rispetto all'età. Questo equilibrio dipende da fattori genetici, psicologici e ambientali, che interagiscono tra loro nel determinare il benessere globale del soggetto.

Fattori di rischio e di protezione

I fattori di rischio più rilevanti sono:

  • Familiarità per disturbi psichiatrici;
  • Esperienze traumatiche;
  • Maltrattamento o trascuratezza;
  • Bullismo;
  • Deprivazione sociale o culturale;
  • Malattie croniche invalidanti.

Al contrario, i fattori protettivi sono:

  • Relazioni affettive stabili;
  • Ambiente scolastico supportivo;
  • Autostima e competenze sociali;
  • Accesso a cure e supporti adeguati.

Il ruolo del pediatra

Il pediatra rappresenta il primo osservatore dello sviluppo psico-emotivo del bambino. Deve saper cogliere segnali di disagio attraverso l’osservazione diretta, il colloquio con i genitori e l'analisi del contesto familiare e scolastico. È inoltre fondamentale che sappia offrire indicazioni concrete per la gestione di comportamenti a rischio e sappia attivare, se necessario, le risorse specialistiche territoriali.

Stress familiare e salute mentale del bambino

Un ambiente familiare disfunzionale può compromettere seriamente lo sviluppo emotivo del bambino. Conflitti, trascuratezza, violenza domestica o povertà materiale ed educativa sono fattori di rischio riconosciuti. Al contrario, un clima affettivo sereno, stabile e supportivo è il principale elemento di protezione. In situazioni di stress cronico, l’attivazione prolungata dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) può alterare la neuroplasticità cerebrale, con conseguenze negative su memoria, apprendimento, regolazione emotiva e comportamento.

Tra i maggiori segnali di disagio psicologico nel bambino, ci sono:

  • Disturbi psicosomatici frequenti (mal di testa, mal di pancia senza causa organica);
  • Alterazioni del sonno;
  • Regressioni comportamentali;
  • Tono dell'umore depresso, apatia;
  • Isolamento o aggressività;
  • Calo del rendimento scolastico.

Comunicazione efficace con bambini e genitori

Un colloquio ben condotto è decisivo per intercettare segnali di disagio. Con il bambino occorre adottare un linguaggio semplice, rassicurante, adatto alla sua età. Gli strumenti che sono rivelati utili sono il gioco, il disegno e la narrazione di storie. Con i genitori è essenziale ascoltare senza giudizio, rassicurare e orientare verso eventuali percorsi di supporto, rinforzando le loro competenze educative.

Sviluppo dell’identità di genere

L’identità di genere si forma già nei primi anni di vita. Intorno ai 2-3 anni il bambino riconosce il proprio genere, mentre tra i 5-6 anni consolida la consapevolezza della sua stabilità. Alcuni bambini possono manifestare incongruenza tra genere percepito e sesso biologico. Il pediatra deve adottare un atteggiamento accogliente, privo di giudizio, ascoltare le manifestazioni del bambino e valutare, quando necessario, un invio a specialisti competenti.

Anche in questo caso, esistono fattori di rischio come:

  • Rifiuto familiare;
  • Bullismo;
  • Stigma sociale;
  • Negazione dell'identità.

Mentre come fattori protettivi ci sono:

  • Accettazione familiare;
  • Ambiente scolastico inclusivo;
  • Sostegno psicologico qualificato.

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Un colloquio ben condotto è decisivo per intercettare segnali di disagio. Con il bambino occorre adottare un linguaggio semplice, rassicurante, adatto alla sua età. Gli strumenti che sono rivelati utili sono il gioco, il disegno e la narrazione di storie. Con i genitori è essenziale ascoltare senza giudizio, rassicurare e orientare verso eventuali percorsi di supporto, rinforzando le loro competenze educative.

Sviluppo dell’identità di genere

L’identità di genere si forma già nei primi anni di vita. Intorno ai 2-3 anni il bambino riconosce il proprio genere, mentre tra i 5-6 anni consolida la consapevolezza della sua stabilità. Alcuni bambini possono manifestare incongruenza tra genere percepito e sesso biologico. Il pediatra deve adottare un atteggiamento accogliente, privo di giudizio, ascoltare le manifestazioni del bambino e valutare, quando necessario, un invio a specialisti competenti.

Anche in questo caso, esistono fattori di rischio come:

  • Rifiuto familiare;
  • Bullismo;
  • Stigma sociale;
  • Negazione dell'identità.

Mentre come fattori protettivi ci sono:

  • Accettazione familiare;
  • Ambiente scolastico inclusivo;
  • Sostegno psicologico qualificato.
Di: Viviana Franzellitti, giornalista

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