Dal 31 luglio 2025 scadranno ufficialmente i contratti dei cosiddetti medici a gettone, ovvero quei professionisti ingaggiati tramite cooperative o con partita IVA per tamponare le falle nei turni ospedalieri, in particolare nei Pronto soccorso. La norma, contenuta nel decreto 17 giugno 2024, lascia poche deroghe e impone alle aziende sanitarie di trovare soluzioni strutturali per colmare i vuoti negli organici. A preoccupare è la coincidenza tra lo stop ai gettonisti e l’arrivo dell’estate, quando la domanda di assistenza cresce a causa delle alte temperature e del numero ridotto di personale per via delle ferie.
Secondo Alessandro Ricciardi, presidente della Simeu (Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza), in alcune strutture i gettonisti coprono fino all’80% dei turni: una loro improvvisa uscita rischia di lasciare reparti fondamentali senza personale sufficiente a garantire i servizi.
La posizione del Ministero: “Non possono essere la norma”
Il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha ribadito in occasione degli Stati generali della prevenzione a Napoli che l’impiego dei gettonisti non può diventare la regola. “Noi vogliamo che i medici entrino dalla porta principale del Ssn, questo vuol dire fare un concorso ed essere assunti e lavorare a tempo pieno per la sanità pubblica. Ora, dobbiamo capire la situazione regione per regione e verificare quanti 'gettonisti' operano nei vari servizi. Dobbiamo dare il segnale che non è questo il modo per andare avanti”, ha dichiarato.
Schillaci ha anche sottolineato che le risorse utilizzate per i gettonisti — la cui spesa ha sfiorato il miliardo di euro nel 2023 secondo Anaao-Assomed — potrebbero essere reinvestite nelle assunzioni stabili. Tuttavia, ha riconosciuto la necessità di valutare caso per caso, regione per regione, e si è detto incuriosito dai vincoli contrattuali che impediscono il ritorno immediato nel SSN dei medici precedentemente legati a cooperative, vincoli che possono bloccare le assunzioni per due anni.
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Il grido d’allarme dei sindacati: “Gironi infernali nei Pronto soccorso”
Secondo Guido Quici, presidente del sindacato CIMO-FESMED, il vero ostacolo all’assunzione di nuovi medici non è solo economico, ma strutturale: “I Pronto soccorso oggi, per i medici dipendenti, sono gironi infernali”, denuncia. Stipendi bassi, mancanza di prospettive, turni massacranti, burocrazia opprimente e il rischio costante di aggressioni: questi, secondo Quici, sono i motivi per cui i medici preferiscono lavorare come gettonisti.
“I gettonisti, oltre a guadagnare molto di più di un dipendente, scelgono le strutture in cui lavorare, quanti turni coprire, non rischiano denunce e possono prendersi il lusso di andare in ferie, se vogliono”. Quici si dice d’accordo con il principio di reinvestire nella voce “personale” anziché in “beni e servizi”, ma sottolinea che il vero nodo resta la volontà politica: finché il Ministero dell’Economia non autorizzerà lo spostamento dei fondi, sarà difficile cambiare rotta.
Tra ferie, caldo e carenze: un’estate ad alta tensione
Il panorama che si delinea per l’estate è critico. Oltre allo stop ai gettonisti, si somma il cosiddetto effetto ferie: un’ulteriore riduzione di medici e infermieri nei reparti, già fortemente sottodimensionati. Il rischio, evidenziato da Simeu, è che si arrivi a un punto in cui le strutture sanitarie siano costrette a limitare o sospendere alcuni servizi.
Le cooperative sanitarie, nel frattempo, continuano a rappresentare una risorsa temporanea e costosa: secondo l’ANAC, solo nel 2024 il costo dei gettonisti è stato di 457 milioni di euro, per un totale di oltre 2 miliardi spesi dal 2019. Una soluzione tampone che ora sembra giunta al capolinea. Senza un investimento strutturale su organici, contratti e condizioni di lavoro, l’uscita dai gettonisti rischia di trasformarsi in una crisi senza precedenti per la sanità pubblica italiana.