Ssn, Schillaci: "Mai più medici e infermieri sopraffatti dallo stress"

Il ministro della Salute ribadisce l'impegno alla valorizzazione del personale: “Decreto Bollette primo passo, ne seguiranno altri”.

Sommario

  1. “Riforma territorio priorità ma anche aggiornare ospedali”
  2. “Medicina interna mamma di tutte le medicine e di tutti i medici. Non perdere visione d'insieme”
  3. “Superare etichetta medicina interna come bassa intensità di cura”

Il ministro della Salute ribadisce l'impegno alla valorizzazione del personale: “Decreto Bollette primo passo, ne seguiranno altri”

"La valorizzazione del personale sanitario è un tema che ho riportato al centro dell'agenda politica del Governo da subito. Le misure inserite nel cosiddetto Decreto Bollette costituiscono un primo passo in questa direzione e altri ne compiremo nel corso della legislatura. Ma l'impegno è quello di riuscire a far sì che tutto il nostro personale sanitario si senta gratificato nella sua professionalità. Che nessun medico, infermiere, operatore sociosanitario si senta sopraffatto dallo stress". Così il ministro della Salute Orazio Schillaci, in un videocollegamento con il Congresso nazionale della Fadoi (Federazione dei medici internisti ospedalieri), commentando l'indagine sul burnout dei sanitari presentata al meeting. La survey rileva come il 50% di medici e infermieri che opera nei reparti di Medicina interna presenti uno stato di burnout e una percentuale simile vorrebbe licenziarsi entro l'anno. Per Schillaci, oltre alla valorizzazione economica, è necessario rendere più attrattivo il Ssn intervenendo sulla riorganizzazione dei modelli, lavorando a una maggiore appropriatezza prescrittiva e a un miglior utilizzo dei posti letto. “Questa è una sfida importante che richiede il contributo di tutti. Sono certo di poter contare sul vostro qualificato aiuto e che tutti insieme potremo difendere i nostri operatori e il nostro Ssn".

“Riforma territorio priorità ma anche aggiornare ospedali”

"Siamo tutti consapevoli di quanto sia prioritaria la riforma dell'assistenza territoriale che costituisce il primo punto di contatto del cittadino con il servizio sanitario, anche per evitare il ricorso inappropriato agli ospedali – ha sottolineato il ministro –. Ma dobbiamo contestualmente portare a compimento l'aggiornamento del Dm 70", norma di riferimento che definisce gli standard ospedalieri, "tenendo conto dei recenti insegnamenti emersi nella gestione della pandemia e delle istanze di chi ogni giorno lavora nelle corsie degli ospedali. Professionisti che meritano di poter lavorare con serenità e di veder riconosciute prospettive di crescita economica e professionale". Schillaci ha evidenziato anche l'importanza della continuità ospedale-territorio. "Sono fermamente convinto che tra i driver che devono guidare la ridefinizione dei nuovi modelli assistenziali la continuità abbia un ruolo centrale. Innanzitutto tra gli ospedali e le strutture territoriali, che stiamo realizzando e che non vanno intese come corpi separati all'interno del sistema, ma devono essere in grado di dialogare con gli ospedali".

“Medicina interna mamma di tutte le medicine e di tutti i medici. Non perdere visione d'insieme”

Il ministro ha poi spiegato che “oggi abbiamo strumentazioni tecnologiche che consentono di esplorare ogni singolo organo e di dare informazioni dettagliate. Ma la medicina dei Big data, per funzionare al meglio, ha bisogno di professionisti in grado di interpretare e mettere in fila questa grande mole di informazioni". Figure capaci di una "visione di insieme del paziente" come quella degli specialisti in Medicina interna, "la mamma di tutte le medicine, di tutti i medici".

"Nell'era delle super specializzazioni che caratterizzano la medicina di oggi, e che hanno permesso di compiere sul piano clinico tanti progressi serve recuperare anche uno sguardo d'insieme che voi avete", evidenzia il ministro rivolgendosi agli internisti. "Il rischio è di concentrarsi troppo sulla patologia - ammonisce - mentre sono fortemente convinto che è la persona nella sua totalità che deve essere al centro delle cure. Una visione globale è tanto più necessaria - precisa Schillaci - dinanzi al progressivo invecchiamento della popolazione e al conseguente aumento di soggetti affetti da multiple patologie".

“È stata proprio l'esperienza pandemica - rimarca il ministro - che ci ha insegnato quanto sia determinante, nel processo di cura e di assistenza, andare oltre i vecchi steccati, come quelli di una rigida suddivisione dipartimentale, a vantaggio di un approccio multidisciplinare e di équipe".

“Superare etichetta medicina interna come bassa intensità di cura”

In un'indagine di qualche mese fa, ha evidenziato il ministro, "si sottolineava la necessità di superare una classificazione ormai vetusta che etichetta le medicine interne come reparti a bassa intensità di assistenza". Questa classificazione, ha concluso Schillaci, "non considera come la stragrande maggioranza dei degenti nei vostri reparti sia costituita da pazienti complessi, molti dei quali richiedono un'alta intensità di cura".

Di: Redazione Consulcesi Club

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