Adriatico sempre più caldo: l’esplosione di fioritura delle alghe mette a rischio l’ecosistema
Il riscaldamento del mare Adriatico ha causato un’esplosione della fioritura delle alghe. Scopri le cause, gli effetti sull’ecosistema e le possibili soluzioni.
12 Giugno 2025, 09:43

Sommario
Nelle ultime settimane, il Mar Adriatico si è trasformato in un laboratorio a cielo aperto per le fioriture algali. Le acque sono diventate torbide, con colorazioni verdi visibili persino dai satelliti Copernicus. Non si tratta di un evento isolato, ma della conseguenza di fenomeni climatici e ambientali sempre più frequenti. Gli scienziati e le autorità regionali sono in allarme: il rischio è di compromettere l’intero ecosistema costiero e le attività economiche collegate.
Temperature record e condizioni favorevoli
Le temperature marine dell’Adriatico hanno raggiunto valori eccezionalmente elevati già a partire da aprile, con picchi superiori di oltre 4 °C rispetto alla media degli ultimi trent’anni. Secondo le rilevazioni di Copernicus e ARPAE, questi valori sono il risultato di una primavera insolitamente calda e senza vento, che ha impedito il rimescolamento verticale dell’acqua.
Questo stato di quiete atmosferica ha favorito la formazione di un “tappo termico” in superficie, che ha trattenuto il calore e creato le condizioni ideali per la crescita delle microalghe termofile. Tali condizioni sono simili a quelle già osservate nel Mediterraneo orientale, dove il riscaldamento marino ha anticipato il ciclo riproduttivo di numerosi organismi planctonici.
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Nutrienti in eccesso: eutrofizzazione accelerata
Non è solo il caldo ad aver favorito la fioritura delle alghe. L’Adriatico settentrionale riceve enormi quantità di nutrienti tramite i fiumi della Pianura Padana, in particolare Po, Adige e Reno. Questi corsi d’acqua trasportano residui di fertilizzanti agricoli, scarichi urbani e reflui zootecnici che arricchiscono le acque marine di azoto e fosforo, i nutrienti essenziali per la crescita delle alghe.
Quando questi elementi si accumulano in acque ferme e calde, si verifica il fenomeno dell’eutrofizzazione: un’esplosione incontrollata di microalghe che, una volta morte, affondano e si decompongono consumando ossigeno, creando così aree ipossiche nei fondali marini. È un processo che già dagli anni ’80 ha causato crisi periodiche, ma che oggi si sta intensificando a causa dei cambiamenti climatici.
Estensione e modalità del fenomeno
La fioritura delle alghe osservata quest’anno ha dimensioni eccezionali: oltre 6.000 km² secondo i dati satellitari del programma Copernicus. Le concentrazioni maggiori sono state rilevate tra il Delta del Po, le coste emiliane e romagnole e il litorale marchigiano.
Queste zone sono particolarmente vulnerabili per via della loro conformazione: bassi fondali, scarsa profondità e ridotto scambio d’acqua con il bacino aperto favoriscono il ristagno e la permanenza dei nutrienti. Anche l’assenza di venti significativi ha impedito il ricambio d’acqua, creando le condizioni per una proliferazione algale mai vista in primavera così avanzata.
Impatti sull’ecosistema marino
La fioritura delle alghe non è solo un fenomeno visivo o estetico: i suoi effetti sull’ambiente sono pesanti e diretti. In primo luogo, la decomposizione delle masse algali consumando ossigeno porta alla formazione di zone ipossiche, in cui pesci, crostacei e molluschi non possono sopravvivere.
I danni si estendono anche al fondale marino: la mucillagine algale si deposita soffocando gorgonie, spugne, fanerogame e altri organismi bentonici. Le ARPA regionali hanno segnalato fenomeni di necrosi e sbiancamento tra le popolazioni di madrepore lungo le coste marchigiane e romagnole. Non solo: la presenza di specie algali potenzialmente tossiche come Ostreopsis ovata solleva ulteriori timori per la salute di pesci e bagnanti, dato il rischio di rilasci di tossine in aria e acqua.
Effetti su pesca e turismo
Le conseguenze non si limitano all’ambiente: la fioritura algale impatta gravemente anche sulle attività economiche legate al mare.
Per quanto riguarda la pesca, le reti si riempiono di mucillagine rendendo difficoltosa la cattura di pesci e molluschi. I mitili allevati in aree come il Conero e le coste ferraresi mostrano segni di sofferenza, con mortalità superiori alla media stagionale. La riduzione dell’ossigeno rende inoltre meno frequentate le zone di pesca tradizionali da parte dei banchi di pesce azzurro.
Il turismo balneare, già avviato nelle località della Riviera Romagnola e Marchigiana, subisce danni d’immagine: acque torbide, maleodoranti e talvolta irritanti per la pelle scoraggiano i bagnanti. Le associazioni di categoria chiedono un monitoraggio continuo e trasparente per rassicurare i turisti e limitare i danni economici, come già accaduto nelle crisi del 1989 e 2009.
Monitoraggio e allerta precoce
Per fronteggiare tempestivamente il fenomeno, le regioni adriatiche stanno potenziando il sistema di sorveglianza ambientale. Le immagini satellitari Copernicus Sentinel-2 e Sentinel-3 consentono di individuare i bloom algali e seguirne l’evoluzione quotidiana.
Parallelamente, le agenzie ARPA (Emilia-Romagna, Marche, Veneto) effettuano campionamenti costieri, misurando parametri come la clorofilla, la temperatura e la presenza di specie tossiche. Questi dati alimentano modelli previsionali capaci di stimare i rischi di ipossia e bloom algali intensi, utili per lanciare allerte agli operatori turistici, ai pescatori e alle autorità sanitarie.
Strategie di mitigazione
Contrastare il fenomeno è possibile, ma richiede una strategia integrata e multilivello. Gli esperti propongono alcune misure chiave:
- Prima di tutto, è fondamentale ridurre il carico di nutrienti riversati in mare. Ciò significa promuovere un’agricoltura più sostenibile, con minori fertilizzanti chimici e maggior uso di tecniche di fitodepurazione nelle aziende agricole. Occorre inoltre migliorare l’efficienza dei depuratori urbani e industriali per diminuire l’immissione di azoto e fosforo nei fiumi.
- Un’altra priorità è potenziare il sistema di monitoraggio: integrare dati da satellite e rilevazioni costiere per prevedere in anticipo le situazioni critiche. Le autorità possono così stabilire limiti temporanei alla pesca o avvisare i turisti. Infine, serve una forte attività di sensibilizzazione verso cittadini, operatori balneari e pescatori, affinché adottino pratiche rispettose dell’ambiente marino.
La fioritura algale esplosa in Adriatico è un segnale di allarme chiaro e potente. Le pressioni combinate di riscaldamento climatico ed eutrofizzazione stanno modificando profondamente gli equilibri marini. Intervenire è possibile, ma richiede scelte rapide e coordinate da parte di enti locali, Governo e Unione Europea. Solo così si potranno salvaguardare biodiversità, pesca e turismo, che da sempre sono l’anima economica e culturale della costa adriatica.