Api in città: nuovi indicatori naturali contro lo smog urbano
Scopri perché le api sono ottimi indicatori di inquinamento nelle città. Analisi dei progetti di biomonitoraggio e dei dati raccolti.
15 Maggio 2025, 09:00

Sommario
Le api sono comunemente associate alla produzione di miele e all’impollinazione, ma negli ultimi anni la ricerca scientifica ha evidenziato un altro importante ruolo: quello di bioindicatori dell’inquinamento urbano. Grazie alla loro biologia, comportamento e capacità di raccogliere sostanze nell’ambiente, le api possono fornire informazioni preziose sulla qualità dell’aria e sull’esposizione a contaminanti nelle città.
Cosa significa “bioindicatore”?
Un bioindicatore è una specie vivente che, attraverso la sua presenza, assenza o condizione fisiologica, fornisce informazioni sullo stato ambientale di un ecosistema. Le api sono particolarmente efficaci in questo ruolo perché:
- Raccolgono polline, nettare, resine e acqua da un’area ampia (fino a 7 km²).
- I materiali raccolti riflettono le caratteristiche chimiche e biologiche dell’ambiente urbano circostante.
- Sono sensibili a metalli pesanti, pesticidi, idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e particolato atmosferico.
Progetti scientifici di biomonitoraggio con le api
Diversi studi e iniziative internazionali hanno sfruttato le api per valutare l’inquinamento urbano:
1. Beeomonitoring (Europa)
In paesi come Francia, Germania e Italia, il progetto “Beeomonitoring” ha installato alveari urbani per raccogliere e analizzare miele, cera, polline e api morte. I risultati hanno permesso di:
- rilevare la presenza di metalli pesanti come piombo (Pb), cadmio (Cd) e arsenico (As),
- mappare la contaminazione ambientale a livello micro-locale,
- confrontare i livelli tra aree verdi e zone trafficate.
2. Hives for Humanity (Vancouver, Canada)
Un progetto sociale e scientifico che ha posizionato alveari in diversi quartieri, evidenziando una correlazione tra i livelli di IPA e la densità del traffico nelle vicinanze.
3. Università di Milano – Ricerca nel contesto urbano
Uno studio del 2020 pubblicato su Environmental Pollution ha analizzato campioni di polline urbano raccolto dalle api in diversi quartieri milanesi. I ricercatori hanno rilevato la presenza di:
- polveri sottili (PM10),
- microplastiche,
- contaminanti organici volatili.
I dati raccolti hanno evidenziato differenze significative nella contaminazione ambientale anche su brevi distanze.
Quali dati forniscono le api?
Attraverso le analisi di laboratorio è possibile ottenere informazioni dettagliate da:
- Miele: indicatori dell’inquinamento atmosferico e della contaminazione chimica dell’ambiente.
- Polline: esposizione a metalli pesanti e sostanze fitosanitarie.
- Cera d’api: accumulo nel tempo di contaminanti lipofili (come pesticidi).
- Corpi delle api stesse: biomarcatori dello stress ambientale (livelli di enzimi antiossidanti, metalli pesanti nei tessuti).
I vantaggi del biomonitoraggio con le api
- Metodo non invasivo: non occorre installare costose centraline.
- Copertura spaziale ampia grazie al raggio d’azione delle api.
- Indicatori cumulativi nel tempo, che consentono di monitorare le tendenze.
- Coinvolgimento della cittadinanza, grazie a progetti di scienza partecipativa (citizen science).
Tuttavia, ci sono anche alcune limitazioni:
- Le api raccolgono campioni solo durante la stagione attiva (primavera-estate).
- I dati possono essere influenzati da variabili ambientali complesse (es. tipo di vegetazione).
- Serve un’analisi integrata con altri strumenti di monitoraggio per avere un quadro completo.
Implicazioni per le politiche urbane
Le informazioni fornite dalle api possono guidare:
- interventi di urbanizzazione verde,
- regolamentazioni sull’uso dei pesticidi in ambiente urbano,
- valutazioni di impatto ambientale per nuove infrastrutture,
- azioni per la tutela della biodiversità urbana.
Un esempio virtuoso è Parigi, che ha avviato un programma di apicoltura urbana integrata con il monitoraggio ambientale, con alveari installati su edifici pubblici, scuole e musei.
Il caso di Parigi: alveari urbani per monitorare l’inquinamento
Parigi è una delle città europee che ha investito maggiormente nell’apicoltura urbana a fini ambientali. A partire dagli anni 2000, l’amministrazione comunale ha promosso l’installazione di alveari su edifici pubblici, scuole, giardini condivisi e monumenti storici (tra cui l’Opéra Garnier e il Musée d’Orsay). Ma oltre al valore simbolico e alla promozione della biodiversità urbana, questi alveari sono stati utilizzati anche per progetti di biomonitoraggio ambientale. In collaborazione con enti scientifici come l’Observatoire Français d’Apidologie e Airparif, Parigi ha avviato studi sull’accumulo di metalli pesanti, particolato atmosferico e idrocarburi aromatici nel miele, nel polline e nei corpi delle api. I dati raccolti hanno permesso di mappare la distribuzione degli inquinanti a livello micro-locale e di confrontare aree ad alta densità di traffico con zone verdi e pedonalizzate. Questo approccio ha avuto anche una forte valenza educativa, grazie a programmi di citizen science che hanno coinvolto scuole e cittadini nella raccolta dei campioni e nella comprensione dell’impatto dell’inquinamento sulla vita quotidiana. Il modello parigino rappresenta oggi una best practice europea per integrare apicoltura urbana, monitoraggio ambientale e partecipazione civica.
Le api, alleate per città più sane
Le api, da semplici impollinatori, stanno diventando preziose alleate nel monitoraggio ambientale urbano. Grazie alla loro biologia e alla capacità di raccogliere informazioni ambientali in tempo reale, offrono una lente unica e sensibile sullo stato di salute delle città.
In un contesto di crescente urbanizzazione e crisi climatica, valorizzare il ruolo delle api come bioindicatori può rappresentare un passo importante verso una gestione urbana più consapevole, sostenibile e scientificamente informata.