Il 95% dei bambini soffre di ecoansia: cause e soluzioni

Uno studio rivela che il 95% dei bambini italiani soffre di ecoansia a causa della crisi climatica. Scopri i dettagli e le implicazioni per la salute mentale.

23 Aprile 2025, 09:42

Il 95% dei bambini soffre di ecoansia: cause e soluzioni

La crisi climatica non colpisce solo l’ambiente: ha un impatto sempre più evidente anche sulla salute mentale, soprattutto dei più giovani. A confermarlo è un recente studio italiano che rivela un dato allarmante: il 95% dei bambini tra i 6 e i 12 anni manifesta sintomi di ecoansia, un termine sempre più diffuso per descrivere lo stato di preoccupazione costante per il futuro del pianeta. 

Cos’è l’ecoansia? 

L’ecoansia – o ansia ecologica – è una forma di stress psicologico legata alla consapevolezza del cambiamento climatico, dell’inquinamento e delle catastrofi ambientali. Non è ancora una diagnosi clinica codificata nei manuali psichiatrici, ma gli psicologi la riconoscono come una condizione reale e crescente, soprattutto tra le nuove generazioni. 

I sintomi possono includere: 

  • preoccupazione cronica per il futuro del pianeta; 
  • senso di impotenza e frustrazione; 
  • disturbi del sonno; 
  • difficoltà di concentrazione; 
  • tendenza all’isolamento o al rifiuto delle attività quotidiane. 

Aria Pulita è l’azione collettiva nata per tutelare il tuo Diritto alla Salute e per sensibilizzare le Istituzioni ad adottare azioni concrete per ridurre l’inquinamento, offrendoti supporto per chiedere un risarcimento per gli anni in cui hai vissuto in aree inquinate. Registrati gratis e scopri come possiamo aiutarti.

I dati dello studio italiano 

L’indagine è stata condotta da Laboratorio Adolescenza e Istituto di ricerca IARD su un campione di oltre 3.000 studenti italiani. Il 95% dei bambini intervistati ha dichiarato di sentirsi “molto preoccupato” per il cambiamento climatico. In particolare: 

  • il 62% afferma di temere che il pianeta diventi inabitabile; 
  • il 71% prova rabbia verso gli adulti per non aver fatto abbastanza; 
  • il 48% dichiara di soffrire d’insonnia o ansia ricorrente pensando all’ambiente. 

Lo studio italiano si inserisce in una cornice più ampia. Già nel 2021, una ricerca pubblicata su The Lancet Planetary Health aveva analizzato le risposte di 10.000 giovani di età compresa tra i 16 e i 25 anni in 10 Paesi, rilevando che il 59% si sentiva “molto” o “estremamente” preoccupato per il cambiamento climatico, e il 45% riteneva che l’ansia climatica interferisse con la vita quotidiana. 

Perché i bambini sono più vulnerabili? 

I bambini e i preadolescenti sono più sensibili per almeno tre motivi: 

  • Maggiore esposizione emotiva: la loro percezione del mondo è fortemente influenzata da emozioni, racconti e immagini, spesso drammatiche, provenienti dai media o dalla scuola. 
  • Scarsa capacità di elaborazione: non hanno ancora strumenti cognitivi e razionali per relativizzare le informazioni o per affrontare l’ansia in modo strutturato. 
  • Identificazione con il futuro: sentono che la crisi climatica colpisce direttamente “il loro mondo che verrà”, sviluppando un senso di responsabilità e colpa anche se non è loro attribuibile. 

Implicazioni per la salute mentale 

Gli esperti dell’Associazione Italiana di Psicologia avvertono che un’ecoansia non gestita può trasformarsi in ansia generalizzata o in disturbi depressivi. Nei casi più gravi, può portare a una sindrome di “disimpegno attivo”: un meccanismo di autodifesa in cui il bambino si rifiuta di pensare al futuro o perde fiducia nella possibilità di incidere positivamente sul cambiamento. 

Anche l’OMS ha recentemente riconosciuto l’emergere dell’ecoansia come uno dei fattori di rischio per la salute mentale giovanile, invitando i sistemi sanitari e scolastici a prepararsi con strategie di supporto psicologico. 

Come intervenire e quali soluzioni? 

Affrontare l’ecoansia nei bambini richiede un approccio integrato: 

  • Educazione ambientale positiva: parlare di soluzioni concrete, esperienze di attivismo e progetti sostenibili anziché solo di catastrofi. 
  • Dialogo aperto in famiglia: i genitori devono accogliere le emozioni dei figli senza minimizzarle, ma senza nemmeno alimentare il panico. 
  • Supporto scolastico: inserire programmi di educazione emotiva e ambientale nei percorsi didattici. 
  • Accesso a psicologi scolastici e territoriali: fondamentali per monitorare l’andamento e prevenire situazioni croniche. 

L’ecoansia non è un effetto collaterale marginale della crisi climatica, ma un fenomeno che ci interpella profondamente come adulti, educatori e decisori politici. Ascoltare i bambini, offrire loro strumenti per capire e agire, proteggerli dalla paralisi emotiva: è questo oggi il primo passo verso una transizione ecologica davvero umana. 

Come ha detto Greta Thunberg: “Non voglio che speriate, voglio che agiate”. Perché sperare, per i bambini che soffrono di ecoansia, non basta più.