Incendi in Europa 2025: oltre 1 milione di ettari bruciati
Nel 2025 l’Europa ha già perso oltre 1 milione di ettari per incendi: record storico, crisi climatica, CO₂ alle stelle e danni a biodiversità e turismo.
18 Settembre 2025, 12:50

Sommario
Nel corso del 2025, l’Europa ha vissuto una stagione degli incendi senza precedenti: più di 1 milione di ettari sono andati in fumo all’interno dell’Unione Europea (UE), un record storico secondo i dati raccolti dal sistema europeo EFFIS (European Forest Fire Information System). Questi numeri riflettono non solo la gravità del fenomeno, ma segnalano che siamo entrati in una nuova era per il rischio incendi, strettamente legata ai cambiamenti climatici, all’aumento di temperature estreme, a periodi di siccità più lunghi e a pratiche di gestione del territorio spesso inadeguate.
I numeri che fanno paura
Ecco alcuni dei dati più significativi del 2025 fino ad oggi:
- Secondo EFFIS, oltre 1.028.000 ettari sono stati bruciati nell’UE fino al 26 agosto 2025 (fonte Reuters);
- Emissioni di CO₂ stimate dagli incendi: circa 38 milioni di tonnellate nell’anno, già vicine al record annuale di 41 milioni di tonnellate registrato prima;
- Comparazione storica: la media attesa per questo periodo (in anni recenti) è molto inferiore — i dati medi su questo stesso periodo del decennio passato sono stati attorno ai 300.000 ettari bruciati;
- Paesi più colpiti: Spagna e Portogallo rappresentano circa i due terzi dell’area bruciata totale. Altri paesi del Mediterraneo e dell’Europa meridionale (Grecia, Italia, Francia) hanno registrato anch’essi eventi estremi.
Cause: clima, territori, condizioni meteorologiche
Il perché di questi numeri va ricercato in più fattori interconnessi:
- Cambiamento climatico e ondate di calore
Studi recenti (per esempio il lavoro del World Weather Attribution) hanno stimato che le condizioni di calore, siccità ed vento che hanno alimentato gli incendi in Spagna e Portogallo in estate siano diventate 40 volte più probabili a causa dei cambiamenti climatici. Temperature estremamente elevate e periodi prolungati senza pioggia rendono la vegetazione altamente infiammabile e facilitano la propagazione degli incendi.
- Siccità, deficit idrico e “fuel” vegetale accumulato
La vegetazione secca, la mancanza di piogge adeguate e condizioni di umidità relativa bassa creano un ambiente “pronto” per gli incendi: le aree mediterranee, in particolare, stanno pagando il prezzo maggiore.
- Gestione del territorio
Pratiche insufficienti di gestione del sottobosco, abbandono rurale, modifiche nell’uso del suolo portano accumulo di materiale combustibile (rami secchi, vegetazione secca), che amplifica l’impatto delle fiamme. In molti casi incendi su larga scala sono stati aggravati da venti forti e condizioni atmosferiche instabili.
- Feedback climatico
Gli incendi stessi rilasciano grandi quantità di CO₂, che a sua volta contribuisce al riscaldamento globale. Più temperatura → più incendi → più emissioni → ulteriori innalzamenti termici, in un circolo che tende a autoalimentarsi.
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Impatti: CO₂, biodiversità e turismo
Gli incendi europei del 2025 non comportano solo danni immediati al suolo e alle infrastrutture: le conseguenze sono molteplici e spesso persistenti.
- Emissioni di gas serra: i circa 38 milioni di tonnellate di CO₂ emesse equivalgono alle emissioni annuali di paesi come Portogallo o Svezia. Questo perché le foreste e il suolo bruciati rilasciano carbonio che era stoccato.
- Perdita di biodiversità: habitat forestali e mediterranei, specie endemiche, fauna selvatica sono a rischio. Gli incendi alterano gli ecosistemi, frammentano gli habitat, aumentano l’erosione del suolo e riducono la capacità delle aree colpite di rigenerarsi. Anche la qualità del suolo e dell’acqua ne risente. (Qui gli studi relativi al Mediterraneo mostrano come la frequenza e l’intensità degli incendi stiano già modificando la composizione vegetale locale).
- Salute pubblica e qualità dell’aria: il fumo rilascia particolato fine (PM2.5) e altri inquinanti che viaggiano anche lontano dal punto origine, causando problemi respiratori, cardiovascolari, e con effetti che possono protrarsi nel tempo. Recenti studi segnalano che gli effetti sulla salute del particolato da incendi sono stati sottovalutati in passato.
- Turismo e impatti economici locali: le zone che dipendono dal turismo (costa, foreste, parchi naturali) risentono fortemente: evacuazioni, chiusure di aree, paura dei visitatori, perdita temporanea o duratura di attrattiva. L’immagine di scorci affumicati, incendi attivi, degrado ambientale influisce sul flusso turistico.
Quali misure servono: cosa dicono gli esperti
Per affrontare una stagione incendi comparabile solo a quelle degli anni peggiori, gli esperti suggeriscono interventi su più livelli:
- Migliore gestione del territorio: riduzione del combustibile vegetale, pulizia dei boschi, controlli del sottobosco, pratiche di prevenzione attiva come fuochi controllati.
- Rafforzamento dei sistemi di monitoraggio e previsione incendi: uso di modelli climatici e meteorologici, satelliti, sistemi d’allerta precoce. Ad esempio, strumenti come quelli sviluppati in Portogallo combinano modelli statistici e apprendimento automatico per prevedere aree a rischio.
- Investimenti nelle capacità di risposta: più risorse per vigili del fuoco, protezione civile, coordinamento europeo, cooperazione transfrontaliera.
- Politiche climatiche ambiziose per ridurre emissioni di gas serra e mitigare l’aumento delle temperature globali.
- Sensibilizzazione pubblica e politica dell’uso del suolo: evitare l’abbandono rurale, ripristinare ecosistemi naturali, favorire paesaggi che riducono la combustibilità.
Il 2025 sta segnando un punto di svolta per gli incendi in Europa: l’area bruciata, le emissioni di CO₂ e gli impatti su biodiversità e salute pubblica mostrano che siamo di fronte a un fenomeno climatico che non può più essere trattato come emergenziale, ma strutturale. Superare il milione di ettari bruciati non è solo un numero da record: è un segnale urgente che richiede misure concrete, integrate e a lungo termine.