Inquinamento a Firenze: luci e ombre nella qualità dell’aria

Analisi dettagliata della qualità dell’aria a Firenze. Scopri i livelli di inquinamento e smog, le principali fonti di emissioni e le misure adottate per migliorare la situazione ambientale.

17 Ottobre 2025, 07:01

Inquinamento a Firenze: luci e ombre nella qualità dell’aria

Firenze vive oggi una stagione ambientale fatta di contrasti. Da una parte, segnali incoraggianti sul fronte del biossido di azoto, indice della riduzione del traffico veicolare più inquinante; dall’altra, una persistente criticità per quanto riguarda le polveri sottili e l’ozono, che continuano a mettere a rischio la salute dei cittadini e la qualità della vita urbana. Tra dati ufficiali, rapporti ambientali e nuove strategie regionali, la città si trova a un bivio: continuare la strada dei miglioramenti o rischiare di ricadere in una spirale di emergenze croniche.

Un miglioramento storico, ma ancora fragile

Secondo l’ultimo rapporto Mal’Aria di città 2025 di Legambiente, Firenze registra per la prima volta un calo significativo del biossido di azoto. Nella centralina di Viale Gramsci, tradizionalmente una delle più critiche d’Italia, la media annua è scesa a circa 37 microgrammi per metro cubo, sotto la soglia di attenzione dei 40. Un risultato che segna un cambio di passo storico e premia, almeno in parte, le politiche comunali di limitazione del traffico e la crescente diffusione di veicoli meno inquinanti.

Il quadro, tuttavia, non è tutto roseo. Le polveri sottili (PM10 e PM2.5) rimangono ostinate, con livelli che oscillano tra stabilità e lieve peggioramento. Gli esperti di Legambiente parlano di “luci e ombre”: i progressi sul fronte del traffico non bastano a contenere le emissioni diffuse, provenienti anche dal riscaldamento domestico, dai cantieri e dalle aree industriali circostanti. L’ozono troposferico, poi, continua a creare difficoltà nei mesi più caldi, con picchi che superano i limiti giornalieri fissati dall’Unione Europea.

Questi dati, confermati anche dall’ARPAT e dalle rilevazioni in tempo reale di IQAir, delineano un equilibrio instabile: l’aria fiorentina non è più “critica” come un tempo, ma resta lontana dagli standard di salubrità fissati per il 2030 dalle nuove direttive europee.

Le vere cause dello smog fiorentino

A pesare sulla qualità dell’aria del capoluogo toscano è una combinazione complessa di fattori. Il traffico veicolare urbano resta la principale sorgente di biossido di azoto e contribuisce anche alla formazione di particolato secondario. Nonostante la crescita dei mezzi elettrici e delle zone a traffico limitato, l’ampio flusso di pendolari e mezzi commerciali continua a gravare sull’ambiente urbano, specialmente nelle ore di punta.

Accanto al traffico, incide il riscaldamento domestico, in particolare l’uso di stufe a legna e pellet non certificati, diffusi soprattutto nelle periferie e nelle aree collinari. In inverno, le inversioni termiche e la scarsa ventilazione intrappolano le polveri nei bassi strati dell’atmosfera, peggiorando la situazione.

Un ulteriore contributo arriva dai cantieri e dalle attività di manutenzione urbana. Firenze, città d’arte in continua trasformazione, convive con lavori di restauro, scavi e movimentazioni di materiali che rilasciano polveri sottili. Queste fonti, sommandosi a quelle industriali e agricole del circondario, creano un mix inquinante difficile da gestire a livello comunale.

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Le misure messe in campo e le sfide ancora aperte

Negli ultimi anni, il Comune di Firenze e la Regione Toscana hanno rafforzato la strategia per la qualità dell’aria. Oltre alla ZTL e alle restrizioni per i veicoli più inquinanti, il nuovo Piano Regionale per la Qualità dell’Aria (PRQA) introduce misure più stringenti: nei mesi invernali sono vietate le combustioni all’aperto di residui vegetali e l’utilizzo di impianti a biomassa sotto le tre stelle di efficienza.

Il piano prevede anche incentivi per la sostituzione degli impianti di riscaldamento obsoleti, interventi di efficientamento energetico e azioni di coordinamento tra i comuni dell’area metropolitana. Tuttavia, come sottolinea il WWF Italia, “la vera sfida è trasformare gli interventi emergenziali in politiche strutturali”: ridurre le emissioni significa cambiare abitudini quotidiane, pianificazione urbana e scelte di mobilità.

Non mancano i nodi da sciogliere. Il trasporto pubblico resta sottodimensionato rispetto alla domanda reale, e la rete ciclabile, pur in crescita, è ancora frammentata. Inoltre, il monitoraggio deve diventare più capillare: alcune zone periferiche e collinari, dove i valori possono superare la media cittadina, non sono coperte da centraline fisse.

Salute e qualità della vita: il costo invisibile dello smog

L’inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma un fattore che incide direttamente sulla salute pubblica. Secondo i dati di Legambiente e WWF, l’esposizione cronica alle polveri sottili causa ogni anno in Italia decine di migliaia di morti premature. A Firenze, dove la densità urbana e turistica è elevata, l’impatto sanitario si traduce in un aumento di malattie respiratorie e cardiovascolari, aggravate dall’età media avanzata della popolazione. Oltre ai costi umani, ci sono quelli economici: giornate di lavoro perse, ricoveri ospedalieri, spese sanitarie e un generale peggioramento della qualità della vita. Elementi che, nel lungo periodo, pesano più delle singole misure anti-smog.

Firenze tra impegno e prospettiva

La direzione intrapresa è quella giusta, ma i risultati non sono ancora consolidati. Firenze ha dimostrato di poter migliorare, ma deve spingere su una mobilità davvero sostenibile, sull’efficienza energetica e su un approccio coordinato con i comuni limitrofi, perché l’aria – come ricordano gli ambientalisti – non si ferma ai confini amministrativi. Il futuro dell’aria fiorentina si giocherà sull’equilibrio tra sviluppo urbano e tutela ambientale. Solo un impegno continuativo, sostenuto da cittadini, istituzioni e imprese, potrà trasformare le luci ancora intermittenti di oggi in un respiro davvero pulito per domani.