Napoli tra le 8 città “critiche” per inquinamento dell’aria. Danneggiata anche la Reggia di Caserta

Secondo il report “Ecosistema Urbano” 2023 di Legambiente Napoli è tra le 8 città “critiche” per inquinamento dell’aria. Danni anche alla Reggia di Caserta per valori di biossido di azoto e di PM10 “elevati e costanti”.

10 Novembre 2023, 11:00

Napoli tra le 8 città “critiche” per inquinamento dell’aria. Danneggiata anche la Reggia di Caserta

Stando al recente report “Ecosistema Urbano” 2023 di Legambiente, infatti, anche i capoluoghi campani faticano a raggiungere miglioramenti significativi in materia di sostenibilità ambientale, con smog, trasporti, spreco idrico e auto circolanti che si confermano le emergenze urbane più pressanti. Dal report 2023, Benevento risulta il miglior capoluogo campano, ma si classifica solo al 59esimo posto (era 76 lo scorso anno); migliora le sue performance ambientali Salerno che però rimane nei bassifondi al 77 posto; peggiorano invece, Napoli e Caserta che risultano rispettivamente al 98esimo e 88esimo posto della classifica generale.  

È proprio Napoli a preoccupare in modo particolare poiché, per il secondo anno consecutivo, appare tra 8 città con “situazioni critiche”, ossia “in cui almeno una centralina ha rilevato concentrazioni medie annue superiori ai 40 μg/mc”, accanto a Bergamo, Catania, Genova, Roma, Teramo e Torino. 

Qualità dell’aria: focus su Napoli

Con una concentrazione media annua pari ad oltre 32 ug/mc, Napoli si posiziona 96esima su 105 città nella classifica per il biossido di azoto, facendo solo poco meglio di città come Roma (33 ug/mc), Milano e Torino (entrambe attorno a 37 ug/mc di media annuale di NO2). Tale concentrazione risulta ancora entro i limiti previsti dalla normativa attualmente in vigore che fissa la soglia limite per il biossido di azoto a 40 ug/mc, ma risulta ancora molto distante dai limiti previsti dalla Nuova Direttiva Ue (di 20 ug/mc) e dalle più stringenti raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che suggerisce di portare il limite a 10 ug/mc. 

Peggiora inoltre la quantità di ozono nell’aria di Napoli, che registra 7,5 giorni di superamento della media mobile sulle 8 ore di 120 ug/mc contro i 4 giorni registrati nel 2022. Mentre migliora, seppur solo lievemente rispetto all’anno precedente, la concentrazione di polveri sottili (PM10) rilevata. Con una concentrazione media annua di 24,3 ug/mc Napoli si posiziona in 60esima posizione, contro il 71esimo posto occupato nel 2022 quando la concentrazione media annua era pari a 27 ug/mc per il PM10. Anche in questo caso, l’inquinamento da polveri sottili (PM10) non sfora l’attuale limite di 25 ug/mc, ma si conferma lontano dalla Nuova Direttiva comunitaria che propone 10 ug/mc, come anche dalla soglia limite OMS pari a 5 microgrammi per metrocubo. 

L’emergenza rifiuti in Campania: nuova condanna per l’Italia

Una recente pronuncia della Corte Europea dei diritti dell’Uomo lo scorso 19 ottobre ha condannato l’Italia per non aver preso provvedimenti efficaci e tempestivi contro una grave emergenza rifiuti che ha visto coinvolti i residenti di alcune città campane dal 1994 al 2010. 

Come è già successo in passato in relazione all’inquinamento atmosferico, per condannare l’Italia non è stato necessario dimostrare la sussistenza di danni nel caso concreto, ma sono sono stati portati a supporto della tesi dei ricorrenti numerosi ed autorevoli studi scientifici che hanno evidenziato tutti i potenziali pericoli che un’esposizione prolungata a fattori inquinanti può causare. 

Una sentenza che si rivela fondamentale in materia di inquinamento ambientale poiché reitera la responsabilità degli Stati di garantire il diritto dei cittadini a vivere in un ambiente salubre, ancor prima e senza che si verifichino danni specifici, oltre che ribadire la necessità di rafforzare le politiche di protezione ambientale e di prevenzione del rischio. 

 

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L’inquinamento dell’aria minaccia (anche) il patrimonio culturale: preoccupa la Reggia di Caserta

 

Un nuovo report realizzato dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), dimostra gli effetti nocivi dell’inquinamento atmosferico anche sul patrimonio culturale. Lo studio – che rientra nell’ambito dell’iniziativa “International Cooperative Programme on Effects of Air Pollution on Materials, including Historic and Cultural Monuments (ICP Materials)” della Convenzione UNECE sull’inquinamento atmosferico transfrontaliero a lungo raggio (Air Convention) – mostra i danni dei principali inquinanti dell’aria, quali ossidi di azoto e PM10, su tre siti UNESCO: la Reggia di Caserta, la cattedrale di San Doimo a Spalato (Croazia) e la Residenza di Würzburg (Germania), concludendo che “l’inquinamento causato da automobili, riscaldamento e industria è tra i principali responsabili del degrado del patrimonio culturale”.

“A subire i danni maggiori è la Reggia di Caserta dove abbiamo calcolato per ogni anno, una velocità di corrosione delle superfici superiore al valore target fissato per il 2050 (6,4 micron l’anno), che non deve essere superato se si vuole preservare lo stato di salute della storica residenza reale”, ha dichiarato Teresa La Torretta, ricercatrice del Laboratorio ENEA di Inquinamento atmosferico e coautrice del rapporto insieme al collega Pasquale Spezzano. Il dispositivo di monitoraggio dell’inquinamento dell’aria posizionato nei pressi della Reggia che ogni anno è meta di 700mila visitatori ha infatti mostrato “valori di biossidi di azoto e di particolato sottile PM10 elevati e costanti, mantenendosi poco sopra i 20 microgrammi per metro cubo”, fanno sapere dall’ENEA. 

 

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Da un confronto sullo stato di salute dei tre siti UNESCO presi in esame, quelli Würzburg e di Spalato rilevano valori di velocità di degradazione delle superfici esterne al di sotto della ‘soglia di sicurezza’, e in netta distanza con i rilevamenti della Reggia di Caserta. Sebbene le condizioni meteo-climatiche locali (temperatura, piovosità, umidità relativa), diverse tra i tre siti, giochino un ruolo nell’incrementare l’aggressività degli inquinanti e quindi la corrosione delle superfici lapidee, gli esperti mettono in evidenza che nel periodo di studio considerato (2015-2019) le emissioni di ossidi di azoto a Caserta sono state all’incirca il triplo rispetto a quelle rilevate a Würzburg e quasi il doppio rispetto a Spalato. La Reggia di Caserta è infatti prima tra i tre patrimoni UNESCO con 2779,26 tonnellate di emissioni rilevate al 2019, provenienti principalmente dalle industrie e dal trasporto su strada, seguita dal sito di Spalato con 1532,18 tonnellate (dove il principale emettitore è l’industria) e Residenza di Würzburg con 868,82 tonnellate (legato principalmente al trasporto su strada). 

 Se “il degrado dei materiali del patrimonio culturale dovuto all’inquinamento atmosferico è notevolmente inferiore rispetto a 20-30 anni fa quando l’acidificazione delle piogge e gli inquinanti atmosferici, come il biossido di zolfo, contribuivano all’aumento della corrosione nelle aree urbane”, scrive l’ENEA nel report, “le concentrazioni di biossido di azoto (NO2) e di particolato PM10 non sono diminuite nella stessa misura, “contribuendo al degrado dei monumenti e a un aumento dei costi di restauro e manutenzione”.