Ozono oltre i limiti: estate critica in Pianura Padana

Estate 2025: ozono oltre i limiti in Pianura Padana. Salute e ambiente a rischio, 13.000 morti premature. Legambiente chiede azioni urgenti.

15 Ottobre 2025, 10:37

Ozono oltre i limiti: estate critica in Pianura Padana

Con la fine dell’estate 2025, torna l’allarme per l’ozono troposferico in Pianura Padana. I dati raccolti dalle reti di monitoraggio regionali e analizzati da Legambiente mostrano un quadro preoccupante: in gran parte del Nord Italia i valori limite stabiliti dall’Unione Europea sono stati superati per decine di giornate consecutive, con picchi record in Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto.

Secondo il nuovo bilancio dell’associazione ambientalista, la Pianura Padana resta una delle aree più inquinate d’Europa, penalizzata da una combinazione di fattori climatici, industriali e agricoli che favoriscono la formazione dell’ozono, un inquinante tanto invisibile quanto pericoloso.

Le città più colpite: Bergamo maglia nera

Tra le aree più critiche, Bergamo registra 77 giornate di superamento del valore obiettivo entro il 31 agosto — più del triplo di quanto consentito dalla normativa europea, che tollera un massimo di 25 superamenti all’anno.

Seguono Torino, le province della Lombardia occidentale (Milano, Pavia, Cremona, Varese) e i capoluoghi emiliani Piacenza, Modena e Parma.

Condizioni migliori sono state rilevate solo nelle aree montane e costiere, come Sondrio, Belluno, Ravenna e Rimini, dove la maggiore ventilazione e la minor densità industriale hanno contenuto i picchi.

Cos’è l’ozono troposferico e perché è un problema

L’ozono troposferico (O₃) non è emesso direttamente in atmosfera: si forma attraverso reazioni fotochimiche tra ossidi di azoto (NOₓ), composti organici volatili (COV) e metano (CH₄), attivate dalla radiazione solare.

In estate, con alte temperature e scarsa ventilazione, queste reazioni si intensificano, portando all’accumulo di ozono a livello del suolo.

È un gas altamente ossidante e irritante, con effetti significativi su:

  • Apparato respiratorio (asma, infiammazioni, riduzione della funzione polmonare);
  • Sistema cardiovascolare, soprattutto nei soggetti anziani o fragili;
  • Ecosistemi agricoli e forestali, dove riduce la fotosintesi e la resa delle colture.

L’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) stima in circa 13.000 le morti premature ogni anno in Italia riconducibili all’esposizione cronica a livelli elevati di ozono.

Il ruolo del metano: l’agricoltura intensiva nel mirino

Per Legambiente, uno dei nodi centrali è la gestione delle emissioni di metano, un potente gas serra e precursore dell’ozono.

In Italia, il 70% del metano di origine antropica proviene dagli allevamenti intensivi e dalla gestione dei reflui zootecnici.
A questo si sommano le perdite lungo la filiera dei combustibili fossili, dall’estrazione al trasporto.

«Ridurre il metano significa agire su due fronti – ambientale e sanitario – migliorando la qualità dell’aria e contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico», spiega Legambiente nel suo report estivo.

L’associazione chiede una strategia nazionale di riduzione del metano, con:

  • incentivi per la gestione sostenibile dei reflui e la riduzione delle emissioni agricole;
  • controlli più stringenti sulle perdite dalle infrastrutture energetiche;
  • investimenti in biometano e sistemi di cattura delle emissioni.

Limiti europei e nuove soglie in arrivo

Le normative UE prevedono un limite di 120 µg/m³ come media mobile sulle 8 ore, consentendo al massimo 25 superamenti annui.
Con la nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria, i limiti saranno progressivamente più severi:

  • 18 superamenti entro il 2030
  • zero superamenti entro il 2050

Le rilevazioni dell’estate 2025 mostrano che molte aree della Pianura Padana sono ancora lontane dagli obiettivi, con punte di allarme anche nelle giornate non particolarmente calde, segno che il problema non è più solo meteorologico, ma strutturale.

Impatti sulla salute e costi sociali

L’ozono è uno degli inquinanti più sottovalutati, ma i suoi effetti sulla salute pubblica sono ormai documentati.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha ribadito che non esiste una soglia di sicurezza per l’esposizione prolungata all’ozono.
Oltre ai danni respiratori, la presenza costante di questo gas nell’aria è correlata a:

  • aumento dei ricoveri ospedalieri nei mesi estivi;
  • peggioramento delle malattie croniche;
  • calo della produttività agricola e danni agli ecosistemi.

Il costo economico stimato delle malattie e delle morti premature legate all’ozono supera i miliardi di euro l’anno in termini di spesa sanitaria e perdita di produttività.

L’appello di Legambiente: serve un piano strutturale

«Non possiamo più considerare l’ozono un fenomeno stagionale: è un’emergenza cronica che va affrontata con politiche integrate su energia, mobilità e agricoltura», afferma Legambiente.

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Tra le misure proposte:

  • rafforzare la rete di monitoraggio e la trasparenza dei dati in tempo reale;
  • introdurre zone a basse emissioni nei centri urbani;
  • promuovere mobilità elettrica e trasporto pubblico;
  • ridurre le emissioni di metano e ossidi di azoto con incentivi mirati;
  • pianificare interventi locali contro l’inquinamento agricolo.

L’obiettivo, conclude l’associazione, è proteggere la salute dei cittadini e ridurre l’impatto ambientale in un’area che ospita oltre 20 milioni di persone e produce quasi il 40% del PIL italiano.

L’estate 2025 conferma che la Pianura Padana resta il cuore critico dell’inquinamento da ozono in Europa.
La riduzione di questo gas non passa solo per l’azione locale, ma richiede una strategia nazionale di mitigazione, che unisca agricoltura, industria ed energia in un piano coerente di decarbonizzazione e tutela della salute.