Cos’è il particolato atmosferico e da cosa è prodotto?

Il particolato atmosferico è noto anche come pulviscolo o polveri sottili e popola l’aria che respiriamo. Da dove viene e cosa provoca nell’organismo umano?

10 Gennaio 2024, 11:56

Cos’è il particolato atmosferico e da cosa è prodotto?

Le sentiamo spesso chiamare polveri sottili, oppure pulviscolo. Meno spesso si usa il termine scientifico: particolato atmosferico. Di cosa si tratta?

Il particolato atmosferico (anche materiale particolato) è l’insieme delle particelle sospese presenti nell’aria sia di origine naturale che umana. Sono materiali che respiriamo e i principali attori dell’inquinamento dell’aria. Distinguiamo due tipi di particolato atmosferico:

  • PM10: in cui il numero accanto alla sigla sta ad indicare il diametro di grandezza delle particelle, in questo caso inferiore ai 10 micron. Noto anche come “frazione toracica”, in quanto la dimensione delle particelle permette loro di arrivare fino alla gola e alla trachea dell’essere umano.
  • PM2.5: in questo caso la dimensione delle particelle si ferma sotto i 2.5 micron. Questo materiale è noto come come “frazione respirabile”, in quanto le sostanze nocive sono in grado di penetrare fino ai polmoni umani.
  • PUF: si chiama così il particolato ultrafine, in natura le particelle più piccole documentabili. La loro capacità di penetrazione arriva fino agli alveoli polmonari.

 

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PM10, l’indicatore principale per la qualità dell’aria

Il PM10 può essere presente nell’aria sia in seguito ad accadimenti naturali, sia per attività umane. Nel primo caso rientrano le tempeste di polvere, la cenere da incendi o da eruzioni vulcaniche, l’erosione delle rocce da parte del vento e la circolazione di aerosol marino. Nel secondo, ben più dannoso, sono i risultati dell’utilizzo di combustibili fossili o biomasse: sia provenienti dalle grandi industrie che dalle attività quotidiane, come cucinare, riscaldare o usare veicoli a motore.

Il PM10 è da sempre considerato un buon indicatore per la qualità dell’aria, proprio perché è profondamente influenzato dalle attività umane dell’area circostante. Differisce di città in città ed è peggiorato anche dalle condizioni climatiche. La superficie delle polveri sottili rende possibile l’aderenza di varie sostanze chimiche, tra cui IPA (idrocarburi policiclici aromatici) e metalli come piombo, nichel, cadmio, arsenico e cromo. Proprio questa commistione rappresenta il principale pericolo per la salute umana.

Come ci si espone al particolato atmosferico?

Umani e animali inalano il particolato atmosferico attraverso l’aria. Questo processo può avvenire:

  • in ambienti esterni (outdoor): gas prodotto da veicoli di ogni tipo, emissioni industriali, attività navali e portuali, polveri sollevate dalla strada da consumo di pneumatici e uso dei freni;
  • in ambienti interni (indoor): rilascio da arredi e materiale da costruzione, sollevamento delle polveri dovuto ad attività domestiche, deodoranti e diffusori, sistemi di condizionamento non puliti e combustioni di tipo domestico.

Effetti sulla salute del particolato atmosferico

Come già spiegato, in base al diametro delle particelle di particolato e alle sostanze che vi aderiscono, i disturbi della salute possono variare sia nel “luogo di deposito” (più o meno in profondità nei polmoni) sia in gravità. Spesso infatti le sostanza solubili vengono assorbite dall’organismo nel punto in cui si depositano e causano disturbi localizzati, come il bruciore agli occhi o delle dermatiti.

I disturbi che interessano i polmoni sono di solito ben più gravi. Si va da tosse e catarro, alle bronchiti, alle infiammazioni acute delle vie respiratorie, fino alle crisi di asma e alle alterazioni del funzionamento del sistema cardiocircolatorio, queste ultime specie in presenza di associazione con i metalli. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità un aumento della concentrazione media di PM10 e PM2.5 in 24 ore porta alla diffusione di questi disturbi negli abitanti dell’area coinvolta.

L’OMS ha stabilito che per il particolato atmosferico non esiste una valore limite sotto la cui soglia gli effetti sulla salute delle persone non si verificano. È raccomandato a tutti i governi di mantenere PM10 e PM2.5 ai livelli più bassi possibili.