I tipi di inquinamento più pericolosi per l’uomo e l’ambiente

Particolato sottile, ozono troposferico, eutrofizzazione. Sono solo alcuni dei tipi di inquinamento più dannosi e che non tutti conoscono. Ecco i principali.

9 Gennaio 2024, 14:07

I tipi di inquinamento più pericolosi per l’uomo e l’ambiente

Cosa sia lo smog lo sappiamo tutti, ma probabilmente non sono molte le persone che conoscono l’ozono troposferico o l’eutrofizzazione. Smog è infatti un termine generico che copre un’ampia gamma di agenti inquinanti che si trovano nell’aria che respiriamo e che possono essere molto dannosi per la salute. Stesso discorso va fatto per l’inquinamento dell’acqua e per quello del suolo. Sappiamo ad esempio che nel mare è presente una quantità esorbitante di plastiche e microplastiche (parliamo di milioni di tonnellate), che possono anche arrivare nel nostro piatto attraverso i pesci che mangiamo, ma non si tratta per nulla dell’unico problema.

Di seguito i tipi di inquinamento più pericolosi per l’uomo e per l’ambiente.

Inquinamento dell’aria: particolato sottile e ozono troposferico

Il particolato sottile (PM2.5 e PM10) è formato da particelle sospese nell’aria che possono penetrare nei polmoni e causare gravi problemi respiratori. Le particelle PM2.5 hanno un diametro aerodinamico inferiore a 2,5 micrometri, mentre nelle PM10 il diametro è inferiore a 10 micrometri.

Le fonti di PM2.5 e PM10 sono varie e possono essere suddivise in fonti naturali e antropogeniche (causate dall’attività umana). Le fonti naturali sono: polveri sottili e aerosol naturali: Particelle generate da processi naturali come la desertificazione, i vulcani, gli incendi boschivi e le onde marine; polvere atmosferica: Particelle solide portate in sospensione dall’erosione del suolo, dal vento e da fenomeni atmosferici. Le fonti antropogeniche: Emissioni da veicoli a motore; emissioni industriali; combustione di biomasse; attività agricole; incendi volontari o accidentali.

L’ozono troposferico è un inquinante secondario che si forma attraverso processi fotochimici con inquinanti primari come ossidi d’azoto (NOx) e composti organici volatili (COV), generando uno smog fotochimico. Questo tipo di inquinamento, locale e transfrontaliero, si verifica a livello atmosferico basso. Le concentrazioni di ozono sono più elevate durante i mesi caldi e le ore di massimo irraggiamento solare. Nelle aree urbane, l’ozono si forma e si trasforma rapidamente, con comportamenti diversi dagli altri inquinanti. Le principali fonti di precursori dell’ozono sono il trasporto su strada, il riscaldamento civile e la produzione di energia. L’ozono può causare gravi problemi alla salute umana, all’ecosistema, all’agricoltura e ai beni materiali.

Inquinamento dell’acqua: sostanze chimiche tossiche ed eutrofizzazione

Sostanze chimiche tossiche come metalli pesanti, solventi organici, pesticidi e fertilizzanti possono contaminare le risorse idriche e danneggiare la salute umana e quella degli ecosistemi acquatici. Sulla terra, sono presenti circa 1,5 miliardi di chilometri cubi di acqua, con il 97% costituito da acqua salata e il restante 3% da acqua dolce in laghi, fiumi, ghiacciai e acque sotterranee. L’acqua può essere classificata in base a caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche. Inquinare l’acqua significa modificarne le caratteristiche, rendendola inadatta al suo scopo.

Ci sono diversi tipi di inquinamento dell’acqua, tra cui quello civile (scarichi non depurati nelle acque), industriale (sostanze legate alla produzione industriale) e agricolo (uso eccessivo di fertilizzanti e pesticidi). Alcune sostanze chimiche, come metalli pericolosi, possono minacciare la salute umana e la sopravvivenza di specie viventi.

Le cause dell’inquinamento delle acque includono gli scarichi industriali, che contengono una varietà di inquinanti, e i fertilizzanti chimici usati in agricoltura, che, dilavati dalla pioggia, possono contaminare le falde acquifere o i corpi idrici superficiali. Gli impatti ambientali sono complessi, con le sostanze tossiche che spesso rinforzano reciprocamente i propri effetti dannosi, generando danni complessivi superiori alla somma degli effetti singoli.

 

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L’inquinamento marino ha principalmente origine terrestre, in quanto deriva dall’immissione di acqua di scarico e affluenti industriali nei fiumi che trasportano le sostanze inquinanti al mare. La fonte principale è l’inquinamento da idrocarburi, specialmente dalle petroliere, che possono riversare grandi quantità di petrolio in mare, causando gravi danni ambientali e alla salute umana.

L’inquinamento marino si suddivide in tre categorie: inquinamento off-shore (dovuto a sversamenti durante il lavaggio delle cisterne, scarichi delle sentine o incidenti navali lontani dalla costa); inquinamento costiero (altamente dannoso e difficile da debellare una volta a contatto con la costa, richiede spesso intervento umano per la rimozione manuale); inquinamento subacqueo (risultante da incendi che causano la precipitazione di idrocarburi pesanti sul fondale marino).

L’inquinamento da nutrienti, noto anche come eutrofizzazione, si verifica quando ci sono elevate concentrazioni di nutrienti, in particolare azoto e fosforo, nelle acque. Questi nutrienti possono provenire da diverse fonti, tra cui scarichi urbani e industriali, scoli agricoli, nonché il rilascio naturale da depositi di sedimenti. L’accumulo eccessivo di nutrienti può portare a vari problemi ambientali, inclusi impatti negativi sui corpi idrici e sugli ecosistemi acquatici. Ecco come avviene tipicamente l’inquinamento da nutrienti:

  • Scarichi urbani e industriali: le acque reflue urbane e industriali spesso contengono elevate concentrazioni di azoto e fosforo, derivanti da fertilizzanti, detergenti, prodotti chimici e altri rifiuti provenienti da attività umane. Questi scarichi possono finire nelle acque superficiali o nelle acque sotterranee, contribuendo all’eccesso di nutrienti.
  • Scoli agricoli: l’uso eccessivo di fertilizzanti e pesticidi in agricoltura può portare al dilavamento di azoto e fosforo dai campi verso fiumi, laghi e altri corpi idrici. Le piogge possono trasportare questi nutrienti in eccesso nelle acque, alimentando la crescita eccessiva di alghe e altre piante acquatiche.
  • Rilascio naturale: i sedimenti contenenti azoto e fosforo possono essere naturalmente rilasciati nell’acqua da processi geologici, ma le attività umane spesso accelerano questo processo.

Gli alti livelli di nutrienti possono portare a una crescita eccessiva di alghe, un fenomeno noto come bloom algale. Quando queste alghe muoiono e degradano, il processo di decomposizione può consumare ossigeno, portando a una diminuzione dei livelli di ossigeno nell’acqua, fenomeno noto come ipossinia. Questo può causare danni agli organismi acquatici, incluso il declino delle popolazioni di pesci e altri organismi acquatici.

Inquinamento del suolo: rifiuti tossici e idrocarburi

Sversamenti illegali o smaltimento inappropriato di rifiuti industriali possono contaminare il suolo e le risorse idriche sotterranee. Il problema dei rifiuti tossici nell’ambiente è una seria minaccia per la salute umana e l’ecosistema. I rifiuti tossici, o rifiuti pericolosi, sono materiali che contengono sostanze chimiche pericolose che possono causare danni alla salute umana e all’ambiente se gestiti in modo inappropriato. Questi rifiuti provengono da una varietà di fonti, inclusa l’industria, l’agricoltura, l’assistenza sanitaria e le attività domestiche.

Le possibili fonti di rifiuti tossici sono: industria (le attività industriali producono una vasta gamma di rifiuti tossici, inclusi scarti chimici, solventi, metalli pesanti e sostanze pericolose utilizzate nei processi di produzione); agricoltura (pesticidi, fertilizzanti chimici e altri prodotti chimici agricoli possono diventare rifiuti tossici se non vengono gestiti correttamente); assistenza sanitaria (rifiuti provenienti da ospedali e strutture sanitarie, come aghi contaminati e prodotti farmaceutici scaduti, possono essere pericolosi se non trattati adeguatamente).

L’inquinamento da idrocarburi è un problema ambientale causato dalla presenza e dispersione di composti organici contenenti carbonio e idrogeno nell’ambiente. Questi inquinanti sono spesso associati a oli e derivati del petrolio e possono avere impatti significativi su ecosistemi acquatici e terrestri. Le fonti principali di inquinamento da idrocarburi includono scarichi di petrolio, sversamenti accidentali durante il trasporto marittimo e terrestre di petrolio grezzo, nonché attività industriali e domestiche.

L’inquinamento può avvenire attraverso sversamenti di petrolio (incidenti durante il trasporto marittimo, come naufragi di petroliere, o incidenti terrestri, come perdite da oleodotti, possono causare enormi sversamenti di petrolio nell’ambiente); attività industriali (alcune industrie possono rilasciare idrocarburi nell’aria e nell’acqua come risultato delle loro attività, inclusi processi di raffinazione del petrolio e produzione di energia); attività domestiche (l’uso e lo smaltimento improprio di prodotti contenenti idrocarburi, come carburanti e oli per motori, può contribuire all’inquinamento).

L’infiltrazione di idrocarburi nel suolo può influenzare la crescita delle piante e la salute del suolo, influenzando la fauna e la flora locali. Gli animali possono essere avvelenati dall’ingestione di idrocarburi, causare danni ai loro habitat e compromettere la catena alimentare. Gli idrocarburi possono formare pellicole superficiali sull’acqua, danneggiando la vita marina e disturbando la fotosintesi delle piante acquatiche.