Indagine per smog a Torino: si va a processo per inquinamento ambientale colposo  

L’accusa per i sette ex amministratori che hanno guidato il Comune di Torino e la Regione Piemonte tra il 2015 e il 2019 è di “inquinamento ambientale in cooperazione colposa”. Ora la Procura di Torino ha depositato la richiesta di “citazione diretta a giudizio” 

6 Ottobre 2023, 09:13

Indagine per smog a Torino: si va a processo per inquinamento ambientale colposo  

Con l’accusa di “inquinamento ambientale in cooperazione colposa”, la Procura di Torino ha depositato la richiesta di “citazione diretta a giudizio” per i sette ex amministratori che hanno guidato il Comune di Torino e la Regione Piemonte tra il 2015 e il 2019. È questo l’ultimo sviluppo dell’indagine avviata a seguito di un esposto del comitato Torino Respira nel 2017 e che vede al centro le politiche sul contenimento dell’inquinamento atmosferico messe in atto nel capoluogo piemontese. 

Un procedimento questo, unico nel suo genere sotto molteplici aspetti: non solo infatti viene utilizzato lo strumento della “citazione diretta” – che consentirà di giungere direttamente a dibattimento bypassando l’udienza preliminare – ma sarà anche la prima udienza di un “processo pilota”, poiché il primo dopo l’introduzione nel 2015 del reato di inquinamento ambientale. 

L’esposto e le indagini sulle politiche anti-smog di Torino

È partita da un esposto del comitato Torino Respira l’indagine che, dopo una richiesta di archiviazione per scadenza dei termini, si è conclusa invece con l’accusa di inquinamento ambientale in forma colposa a carico dell’ex presidente della Regione Sergio Chiamparino, degli ex sindaci Chiara Appendino e Piero Fassino e degli assessori delle rispettive giunte che hanno gestito la delega all’Ambiente dal 2015 al 2019. 

I magistrati della Procura della Repubblica hanno così recepito l’impostazione giuridica avanzata dagli avvocati di Torino Respira che accusano la Regione Piemonte e il Comune di Torino, in quanto titolari di una posizione di garanzia in materia di tutela della qualità dell’aria”, di non aver adottato negli anni “misure adeguate a raggiungere il rispetto dei valori limite di concentrazione degli inquinanti nell’aria previsti dalla normativa vigente”. 

Tale condotta omissiva, ha ribadito negli anni l’accusa, “ha concorso a cagionare la grave situazione di inquinamento che affligge l’aria di Torino e può integrare, così come ora ipotizzato anche dalla Procura della Repubblica, il reato di inquinamento ambientale introdotto dal legislatore nel 2015, che prevede una responsabilità anche a titolo colposo”.  

L’accusa per gli ex amministratori pubblici regionali e comunali è quindi quella di non aver fatto abbastanza – tra “misure inadeguate”, “interventi mancati”, “imprudenza”, “negligenza” – per rispettare i limiti delle concentrazioni di sostanze nocive nell’aria, “peraltro molto meno rigorosi di quelli suggeriti sin dal 2005 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità”, come ricordavano anche gli avvocati del comitato. 

In particolare, i procuratori aggiunti Enrica Gabetta e Vincenzo Pacileo e il sostituto Gianfranco Colace rimproverano a Chiamparino, Appendino e Fassino di aver causato “abusivamente una compromissione o un deterioramento significativo e misurabile dell’aria della Città di Torino”, contribuendo agli sforamenti registrati negli anni dalle centraline Arpa e che avrebbero avuto “conseguenze sulla salute pubblica”. In particolare, una consulenza epidemiologica richiesta dai magistrati (svolta da Annibale Biggeri, dell’università di Padova, e Francesco Sera, dell’università di Firenze), ipotizza che dal 2015 al 2019 gli alti livelli di Pm10, Pm2.5 e Biossido di Azoto presenti nell’aria abbiano causato oltre 1.300 morti e altri 800 ricoveri ospedalieri.  

 

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La perizia chimica e la valutazione delle politiche anti-smog

Accanto alla valutazione epidemiologica volta a capire la correlazione tra mortalità e smog, sono state richieste altre due consulenze di esperti: una chimica, per approfondire la pericolosità degli inquinanti, e una di tipo urbanistico, per far luce su quanto le istituzioni locali e regionali avrebbero potuto fare per contrastare il problema. 

Per quanto riguarda quella chimica, nella sua relazione il consulente Francesco Petracchini, direttore del Cnr-Iia, conferma che “Torino rimane fra le città più inquinate d’Italia” precisando però che il punto di origine sono le “condizioni geoclimatiche” e la “conformazione del territorio”, aspetti di cui comunque gli amministratori dovrebbero tenere conto “offrendo per esempio sistemi di trasporto alternativi al veicolo privato sempre più convenienti per i cittadini”. 

Appare molto più negativo, tanto da essere definita una vera e propria “bocciatura”, il giudizio che emerge infine dalla perizia urbanistica. Risultati “deludenti” in materia di trasporto pubblico e alla circolazione delle biciclette al posto delle auto, mancanza di dati e “sistematica sottovalutazione” di alcuni problemi. È questa, in estrema sintesi, la valutazione dell’urbanista Maria Vittoria Vittadini – docente universitaria (ora in pensione) ed ex direttore generale del ministero dell’Ambiente – circa l’operato del Comune di Torino in materia di politiche anti-smog 

Una valutazione che la procura ha valutato di “eccezionale importanza” non solo per la sua “natura pressoché sperimentale”, in ragione delle valutazioni e degli accertamenti richiesti, ma “perché potrà costituire una base di indirizzo per la pubblica amministrazione per miglioramenti della qualità dell’aria, in particolare riguardo alla mobilità sostenibile”. 

Ora la palla è nelle mani del Tribunale che dovrà fissare la prima udienza. Se la “citazione diretta in giudizio” significa verosimilmente un processo più rapido, questo strumento, secondo quanto stabilisce il Codice di procedura penale, è utilizzabile “a delitti puniti con la pena della reclusione non superiore nel massimo a quattro anni o con la multa, sola o congiunta alla predetta pena detentiva, unitamente ad una serie di fattispecie (…)”.