Tribunale spagnolo: inquinamento allevamenti viola diritti umani
Un tribunale spagnolo riconosce che l’inquinamento degli allevamenti intensivi viola i diritti umani dei residenti, aprendo nuovi scenari legali e ambientali.
31 Luglio 2025, 13:26

Sommario
Una recente sentenza del Tribunale superiore di giustizia della Galizia, in Spagna, ha stabilito un principio giuridico di grande rilievo: l’inquinamento prodotto dagli allevamenti intensivi può costituire una violazione dei diritti umani dei residenti delle aree circostanti. La decisione – che fa seguito a una lunga battaglia legale da parte di una famiglia residente nella provincia rurale di Lugo – segna un punto di svolta nella tutela ambientale e nel rapporto tra attività zootecniche e salute pubblica.
L’elemento rivoluzionario della sentenza non sta solo nella condanna dell’allevamento coinvolto, ma soprattutto nel riconoscimento che le molestie ambientali croniche – odori insopportabili, rumori continui, contaminazione delle acque – possano ledere i diritti fondamentali alla salute, alla dignità e alla vita privata, così come sanciti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU).
Un caso emblematico con eco internazionale
Il caso giudiziario ha riguardato una piccola comunità afflitta da anni dalla presenza di un allevamento suinicolo che produceva circa 3.000 maiali in regime intensivo. Gli escrementi venivano dispersi su terreni agricoli vicini, spesso senza adeguati sistemi di trattamento, generando un grave impatto ambientale e sanitario. I residenti denunciavano da tempo aria irrespirabile, difficoltà a vivere all’aperto, e sintomi come nausea, mal di testa e irritazioni oculari – tutti associati, secondo una crescente letteratura scientifica, all’esposizione prolungata ai gas emessi dalle deiezioni animali, in particolare ammoniaca, metano e idrogeno solforato.
A sostegno del ricorso, sono stati citati studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che già nel 2015 aveva indicato che l’inquinamento da allevamenti intensivi costituisce una minaccia concreta per la salute umana, in particolare nei contesti rurali privi di controlli stringenti. Anche ricerche pubblicate su riviste come Environmental Health Perspectives e Journal of Epidemiology and Community Health documentano un aumento dell’incidenza di malattie respiratorie, patologie cutanee e stress cronico nei pressi di mega-allevamenti industriali.
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La sentenza: una novità giuridica per l’Europa
Il tribunale galiziano ha accolto il principio di precauzione e ha fatto esplicito riferimento all’articolo 8 della CEDU, che protegge il diritto al rispetto della vita privata e familiare, includendo la qualità dell’ambiente domestico. È una delle prime volte che una corte europea stabilisce un nesso diretto tra attività agricole industriali e violazione dei diritti umani.
Il giudice ha anche evidenziato l’inerzia delle autorità locali, che non avevano adottato misure efficaci nonostante ripetute denunce. Di conseguenza, ha ordinato la sospensione delle attività dell’allevamento, il pagamento di un risarcimento ai residenti, e una revisione delle autorizzazioni ambientali.
Secondo diversi giuristi ambientali, la pronuncia potrebbe costituire un precedente importante, replicabile anche in altri paesi dell’Unione Europea, soprattutto laddove la convivenza tra allevamenti intensivi e nuclei abitativi ha generato conflitti.
Implicazioni sanitarie e ambientali degli allevamenti: cosa dice la scienza
La sentenza trova fondamento in una solida base di evidenze scientifiche. Numerosi studi (ad es. Schinasi et al., 2020 su International Journal of Hygiene and Environmental Health) hanno evidenziato i rischi legati ai bioaerosol generati dagli allevamenti, che possono veicolare particolato fine, batteri resistenti agli antibiotici e sostanze irritanti. Altri studi, come quelli condotti in Olanda e Stati Uniti, indicano un aumento dei ricoveri per asma e bronchite nei bambini residenti vicino a queste strutture.
Un tema correlato è l’uso massiccio di antibiotici negli allevamenti intensivi, che contribuisce allo sviluppo dell’antibiotico-resistenza. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha più volte richiamato gli Stati membri alla necessità di ridurre drasticamente l’uso non terapeutico di antimicrobici.
Un nuovo fronte per il diritto ambientale
Questa sentenza spagnola potrebbe costituire un catalizzatore per nuove vertenze legali, orientate non solo alla tutela della salute, ma anche al rispetto degli standard di sostenibilità. Già nel 2023, un’analoga causa promossa in Francia aveva sollevato il problema dell’impatto cumulativo degli allevamenti sulla qualità delle falde acquifere, senza però ottenere un esito così netto.
Nel frattempo, la Commissione Europea sta valutando nuove norme per limitare le emissioni prodotte dagli impianti agricoli più grandi, mentre organizzazioni come Greenpeace e l’EFA (European Federation for Animal Science) chiedono una revisione profonda del modello di allevamento industriale, a favore di pratiche più sostenibili, locali e a bassa densità.
La decisione del tribunale spagnolo segna una svolta nella relazione tra diritto ambientale e diritti umani. Non si tratta solo di una vittoria per una famiglia afflitta dall’inquinamento, ma di un segnale forte per governi, allevatori e cittadini: la qualità dell’ambiente in cui viviamo è parte integrante del nostro benessere e delle nostre libertà fondamentali. In un’epoca in cui la crisi climatica e la salute pubblica sono sempre più interconnesse, riconoscere questo legame anche nei tribunali è un passo avanti cruciale.